A trent’anni dalla scomparsa, Donatella Schisa ripercorre nel libro A Napoli con Massimo Troisi, (pag.198, Giulio Perrone Editore, Collana Passaggi di dogana), la parabola umana ed artistica di uno degli interpreti più conosciuti ed amati in Italia e nel mondo della cultura partenopea. La sorella Rosaria Troisi nella prefazione al libro di Ciro Borrelli Pensavo fosse un comico invece era Troisi si esprime così:” Ci sono uomini che trascendono i luoghi dove sono nati e appartengono al mondo; ci sono uomini che dal cantuccio della loro esperienza particolare riescono a toccare il cuore dell’esperienza universale: essi ,insomma, non appartengono più a un paese, una città, a una nazione, essi parlano, agiscono e si muovono per le strade dell’essere più che le vie dell’esistere. Ogni gesto è un significato, ogni significato un testamento…la loro scelta li ha fatti cittadini del mondo: maschere classiche di sentimenti che non hanno né tempo, né confini. Massimo Troisi, mio fratello, era uno di questi uomini!”. In A Napoli con Massimo Troisi questo pensiero viene sviluppato al massimo da Donatella Schisa che dimostra attraverso la sua prosa agile ed accattivante quanto Massimo sia nel cuore di ogni napoletano e di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo di persona e soprattutto attraverso il suo lavoro. Basti pensare che attori del calibro di Robert De Niro e Dustin Hoffman hanno voluto incontrare Stefano Veneruso, il suo nipote prediletto.
L’autrice accompagna il lettore con garbo e competenza alla scoperta dell’Universo Troisi e il suo libro aggiunge un tassello importante e necessario alla comprensione di un uomo e di un artista tanto amato la cui carriera, partita in sordina da un oratorio parrocchiale della sua città natale San Giorgio a Cremano ,è stata celebrata a Hollywood attraverso la candidatura all’ Oscar quale migliore attore protagonista per il film Il Postino.
Donatella Schisa, non tradendo il titolo del libro mette in primo piano il rapporto viscerale tra Troisi
e la città di Napoli aggirando il rischio delle cose già dette, delle banalità, della rievocazione, dell’omaggio formale obbligato verso l’artista famoso consacrato dal successo. E infatti l’autrice osa di più.
Oltre ai luoghi in senso fisico “mi sembra il caso di esplorare il suo rapporto con la città attraverso la disanima di una serie di fattori, la lingua, le usanze, il cibo, le credenze, le tradizioni, le arti , i sentimenti. E per poterlo fare mi serviva un comune denominatore e l’ho trovato nelle passioni di Troisi che sono state intense e molteplici”. Ed eccole: il gioco del calcio, la musica, la poesia, la politica, la fede, l’amicizia, la famiglia, le donne, la tavola, il cinema. Mettendo tutto questo in un crogiuolo , nonostante il suo cuore malandato, Massimo Troisi si è preso cura della sua vita facendone un capolavoro e della nostra offrendoci spunti di riflessione , di attese, di meraviglia.
Ciascun capitolo viene suffragato e corroborato dalle testimonianze di Anna Pavignano, Renato Scarpa, Lello Arena, Enzo De Caro, dai componenti della grande famiglia Troisi e condito con aneddoti e curiosità in modo da soddisfare il più esigente dei lettori. Ne vengono fuori i sorrisi, i silenzi, gli sguardi e le parole profetiche di un uomo e di un artista che avrebbe potuto ancora dare molto, cullato da un affetto profondo che si dispensa a uno di famiglia.
Massimo Troisi , l’eterno ragazzo timido e schivo di San Giorgio a Cremano, il Pulcinella contemporaneo, il Pierrot con la lacrima dipinta sulle guance scavate dalla sofferenza ,diventa nelle pagine di Donatella Schisa fratello, amico, confidente, complice, compagno di avventure e di risate, di malinconie dell’anima sfiorate dal ricordo.
Durante la presentazione del volume avvenuta presso le Librerie Feltrinelli lo scorso 23 maggio alla presenza dell’autrice e del giornalista Giovanni Chianelli de Il Mattino , è stato chiesto di ricordare Massimo Troisi attraverso le sue battute tratte dai famosi sketch de La Smorfia o durante la partecipazione a trasmissioni televisive . Ebbene tutti, ma proprio tutti hanno saputo far rivivere Troisi nei loro personali ricordi. E alla domanda che Donatella Schisa pone nel commiato del libro ovvero se Massimo Troisi sia morto davvero, ci sentiamo di rispondere insieme a lei che Napoli lo custodisce come ha fatto e fa per Totò, Eduardo, Pino Daniele.
Noi di Mydreams lo immaginiamo con la sua calzamaglia nera e il farfallino bianco. Magro, asciutto, un po’ goffo nei movimenti ma dallo sguardo dolce e penetrante puntato su noi e sulla città di Napoli di cui sapeva coglierne vizi e virtù. E sinceramente proviamo una sana invidia per Donatella Schisa che ha avuto la fortuna di vedere recitare Massimo Troisi da ragazzina in un agosto di tanti anni fa, a Piano di Sorrento presso il Teatro delle rose…
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