Nella suggestiva cornice della Corte di FOQUS in Via Portacarrese a Montecalvario, Francesca Fagnani ha presentato Mala. Roma criminale (pag.230 Ed.SEM Italian Tabloid), ricevuta dal sindaco di Napoli Gaetano Manfredi e il giornalista Carlo Puca. L’evento era organizzato da Librerie Feltrinelli.
Accolta da un’ovazione da parte del folto pubblico presente ha spiegato la genesi e l’argomento del suo libro. Ricordiamo ai pochi che non ne fossero a conoscenza che Francesca Fagnani ha esordito come giornalista televisiva al fianco di Michele Santoro in Annozero per poi diventare autrice e conduttrice della popolare trasmissione Belve la cui terza stagione si è da poco conclusa su Rai 2.
Ecco come si è espressa: «Il mio libro parte da un omicidio quello di Fabrizio Piscitelli, soprannominato Diabolik o Diablo ucciso il 7 agosto del 2019 presso il Parco degli Acquedotti di Roma, capo degli Irriducibili ovvero il gruppo di ultras della Società sportiva Lazio e figura di rilievo nel traffico di droga a Roma, vicino a Michele Senese e Massimo Carminati. La ricostruzione da parte degli inquirenti del suo assassinio ha fatto sì che si aprisse una sorta di Vaso di Pandora fatto di omicidi, torture, rivalità, spaccio di ingenti quantità di droga, intrecci tra criminalità organizzata e politica, insomma di tutto. Era pertanto necessario scrivere questo libro perché nell’opinione pubblica c’è una certa resistenza a vedere Roma come una città malavitosa. La criminalità romana è carina ma non per questo meno feroce e spietata. Mi rendo conto di aver scritto un libro violento. Eppure non ci troviamo a Tijuana, no ma a Roma».
E ha proseguito sollecitata dalle riflessioni del sindaco Manfredi che ha parlato di una nuova criminalità ovvero quella di tipo economico dal momento che le organizzazioni malavitose possono contare su ingenti capitali e comprare di tutto, dai beni immobili al consenso politico lamentando che i comuni non hanno gli strumenti adatti per individuare tempestivamente le infiltrazioni illecite soprattutto nelle gare d’appalto e da dove derivino tali flussi di denaro. «Sì è vero. La criminalità organizzata in questi anni ha fatto un notevole salto di qualità sfidando anche le istituzioni. Molte sono le famiglie criminali che imperversano per il controllo delle piazze di spaccio che vanno dal litorale ostiense a Tor Bella Monaca. Voi ricordate soprattutto due fatti di cronaca: Roberto Spada che nel 2017 ha rotto il naso con una testata al giornalista Daniele Piervincenzi e il funerale di Vittorio Casamonica celebrati nel 2015 con tanto di carrozza, colonna sonora del film Il Padrino e il lancio di petali da rosa da un elicottero. Ma a Roma oltre agli Spada e ai Casamonica ci sono tantissime famiglie malavitose e associazioni criminali solidali tra loro. Non siamo più come ai tempi di Totò Riina il boss di Corleone rozzo e ignorante ma feroce. Mi viene in mente Matteo Costacurta detto il Principe che ha sempre vissuto ai Parioli , la zona bene di Roma, diventato un killer spietato. Le attività criminali non sono più circoscritte nelle aree periferiche di Roma ma sono anche nel salotto buono della Capitale».
È poi la volta delle domande da parte del pubblico alle quali Francesca Fagnani risponde volentieri.
Il giornalismo di inchiesta è molto impegnativo e dà il fianco a critiche e censure, pensiamo a Santoro, Sigrifido Ranucci e Roberto Saviano diventati in poco tempo persone divisive. Non pensa di mettere a rischio il successo ottenuto con la trasmissione Belve?
«Da sempre ho fatto e continuerò a fare giornalismo d’inchiesta e Belve è una trasmissione che si è inserita in questo percorso. No, non temo di perdere né il successo né la popolarità . Mi ritengo una persona privilegiata mentre i giornalisti locali che fanno un lavoro meritorio e più complesso del mio, non possono contare sulla copertura mediatica».
Lei è una persona molto empatica. Ha sfruttato questa sua qualità anche nello scrivere questo libro?
«Con i criminali non si può avere empatia. Un eventuale giudizio su di loro sarà dato dai lettori».
La copertina del libro mostra la statua di Giordano Bruno a Campo dei Fiori. É stata una sua scelta?
«No, ma mi è molto piaciuta. Ringrazio lo staff dell’ufficio grafico Feltrinelli»
In una puntata di Belve lei ha ospitato Anna Carrino. Pensa che potrà mai pentirsi?
«Sinceramente non lo so. A volte il pentimento può nascere perché si è vicini alla morte o in senso utilitaristico per avere uno sconto di pena. Nel caso della Carrino, moglie di Francesco Bidognatti, proprio non so cosa dire».
Pensa di aver scritto un libro pericoloso?
«Spero che infastidisca qualcuno e questo sarà un buon segno».