Il Teatro Bellini di Napoli ospita fino al 26 maggio Il caso Jekyll, un interessante adattamento teatrale del capolavoro di Robert Louis Stevenson, curato da Carla Cavalluzzi e Sergio Rubini nel duplice ruolo di regista e attore, affiancato da Daniele Russo e con Geno Diana, Roberto Salemi, Angelo Zampieri, Alessia Santalucia.
Le scene sono di Gregorio Botta, i costumi di Chiara Aversano, disegno luci di Salvatore Palladino, progetto sonoro di Alessio Foglia, produzione Fondazione Teatro Napoli-Teatro Bellini-Marche Teatro-Teatro Stabile di Bolzano.
Ecco come si è espresso Sergio Rubini nelle note di regia: «Il celebre romanzo di R.L. Stevenson è un’apologia sulla condizione umana avendo come tema centrale il doppio che alberga in ciascuno di noi in chiave psicanalitica. Il nostro testo e più aderente alla contemporaneità perché offre allo spettatore la possibilità non solo di rispecchiarsi in quelli che sono i pericoli ma anche i piaceri che scaturiscono dalla propria Ombra ma anche di essere spunto di riflessione sulla necessità di dialogare col proprio inconscio, portarlo fuori e condividerlo con la collettività per evitare che la nostra Ombra scavi in solitudine nel nostro io un tunnel di sofferenza e di violenza».
In una Londra vittoriana, grigia e fuligginosa, si aggira il dottor Jekyll, stimato studioso che è riuscito ad elaborare un’ardita teoria sulle malattie mentali: all’origine vi è un conflitto tra l’Io e la sua parte oscura ed irrazionale che chiama Ombra, ovvero l’Inconscio. Al fine di approfondire i suoi studi in merito, Jekyll decide di liberare l’Ombra di se stesso a cui dà il nome di Edward Hyde. Costui si rende protagonista di nefandezze e malvagità inconfessabili al punto che Jekyll si troverà ad un bivio: continuare a tenere in vita Hyde o sopprimerlo? Ma durante la rappresentazione gli spettatori si pongono altre domande in attesa di risposte: cosa spinge un individuo a diventare assassino? Perché Jekyll diventa la cavia di se stesso? Chi dei due, Jekyll o Hyde, è davvero la personificazione del Male? Come riuscire a tenere a bada l’Ombra che da un momento all’altro può prendere il sopravvento? Qual è il sottile confine tra Bene e Male?
Il caso Jekyll ha il pregio di spingere gli spettatori a riflessioni profonde e lo fa con alti riferimenti drammaturgici che rimandano alle teorie psicanalitiche, a visioni del Macbeth shakespeariano e filmiche. Ci riferiamo in particolare a Split, film del 2016 diretto da M. Night Shyamalan, liberamente ispirato alla figura di Billy Milligan, un criminale statunitense affetto da disturbo dissociativo dell’identità. Siamo certi che Sergio Rubini nell’affidare il ruolo di Hyde a Daniele Russo abbia tenuto presente tutto ciò restituendo un personaggio sfaccettato e mefistofelico di rara intensità e bellezza interpretativa. Daniele Russo infatti riesce ad infondere in modo magistrale ad Hyde quell’aspetto inquietante e spiritato attraverso movimenti quasi animaleschi nonché il temperamento aggressivo e violento.
Sergio Rubini nei ruoli del Narratore e del dottor Hastie Lanyon è credibilissimo per la sua presenza scenica e per aver fatto del teatro la sua casa ideale per il rapporto diretto con il pubblico.
Da Narratore la sua figura viene illuminata da una luce fioca ed avvolgente che si smorza lasciando il posto alle vicende da narrare introdotte dalle sue pacate e convincenti parole e nei panni di Lanyon sa rendere la condanna di Hyde giusta e necessaria attraverso un dialogo potente dove affiorano i sentimenti di entrambi, vero cuore pulsante dell’intera drammaturgia.
Ottime le capacità interpretative degli altri attori di cui abbiamo apprezzato in particolare l’ affiatamento. Una menzione va anche ad Alessia Santalucia, unica donna nel cast, che ha regalato al personaggio di Lenore, sapientemente guidata dal regista, tenerezza e stupore.
Se siete amanti del teatro che stimola il pensiero e la conoscenza di sé, Il caso Jekyill è lo spettacolo che fa per voi ma nella malaugurata ipotesi che non lo foste Sergio Rubini e Daniele Russo vi aspettano ugualmente al Bellini per farvi ricredere condividendo tale pensiero: educare al teatro ed educarsi a teatro.
I lunghi e meritati applausi suggellano la fine dello spettacolo.