“Mettici la mano” fino al 25 febbraio al teatro Sannazaro di Napoli. Il testo è di Maurizio De Giovanni, con Antonio Milo, Adriano Falivene ed Elisabetta Mirra, per
la regia di Alessandro D’Alatri.
Lo spettacolo si presenta come uno spin-off teatrale della fortunata serie televisiva “Il Commissario Ricciardi” tratta dai romanzi di De Giovanni e diretta da D’Alatri, e s’incentra su una vicenda inedita che vede
protagonisti due personaggi già amati dal pubblico
come il Brigadiere Maione (Milo) e il femminiello Bambinella (Falivene), cui si aggiunge Melina (Mirra), una giovane ragazza macchiatasi di un crimine di cui si ricostruiranno man mano i tasselli, tenuta sotto custodia dal brigadiere.
La scena di “Mettici la mano” , ambientata nel 1943 a Napoli, si sviluppa interamente all’interno di uno scantinato del centro storico, di fortissimo impatto visivo per il realismo, le illuminazioni e la cura dei dettagli nella realizzazione e negli
effetti scenici (scene di Toni Di Pace), che offre riparo dai bombardamenti aerei americani ai tre protagonisti.
La guerra, infatti, per la sua intrinseca natura devastante e totalizzante, non può limitarsi a fare da sfondo alla vicenda, ma la impregna: si
sente nelle bombe che interrompono sovente i dialoghi e fanno letteralmente tremare la scena, si percepisce nella tensione costante dei personaggi, quasi frenetica, anche
nei momenti comici.
Insieme ai tre attori, protagonista del palcoscenico è anche una statua della Vergine Addolorata, simbolo della fede incondizionata e ultimo baluardo
cui aggrapparsi nell’Inferno bellico:
ad essa Bambinella si rivolge continuamente, vi si aggrappa fisicamente, vi si ripara durante i bombardamenti, istituendo un rapporto
con il Sacro quasi tenero, ma solido, a volte spassoso e superstizioso, ma mai ridicolo
o bigotto.
E’ Melina che sembra aver perso la fede e la fiducia nell’intervento divino, abbandonandosi a un cinismo e un realismo che, in realtà, nascondono qualcosa di
più grande:
le atrocità che ha subito durante la sua breve vita l’hanno portata a compiere un crimine terribile di cui non si pente,
ma di cui non riesce nemmeno a parlare, e sarà proprio Bambinella, attraverso la sua delicata sensibilità e profonda empatia, a far sì che la ragazza riesca a svelare le motivazioni dietro il suo gesto,
aprendosi così non solo alla fede cristiana, ma anche al prossimo, che le ha offerto ascolto, comprensione e aiuto.
Il Brigadiere Maione, dal canto suo, è un uomo di legge, ma prima ancora è un uomo estremamente onesto e un bravo padre di famiglia:
è attorno alla sua figura che si declina la tematica, tanto cara anche alla letteratura, del possibile iato tra legge e giustizia: indossare il “cappello” da poliziotto e applicare
la legge ad ogni costo, o svestire la divisa e perseguire una morale più indulgente, forse più “umana”?
Maione e Falivene sono una coppia collaudata e ciò rende i (numerosi) momenti comici riusciti nei tempi e nell’interpretazione, così come quelli più drammatici e
riflessivi, in una combinazione che risulta armoniosa e godibile.
Lo spettacolo è arricchito dalle musiche di Marco Zurzolo.
“Mettici la mano” è una riflessione su temi immortali, quali fede, giustizia, potere e sottomissione, l’amore per la vita, ma anche la sua crudeltà: una storia che,
sebbene ambientata durante la Seconda Guerra Mondiale, non possiamo fare a meno
di sentire profondamente radicata nei nostri tempi.