«La memoria , in fondo, è quella cosa che ognuno si costruisce da sé coi pezzi che, di volta in volta, gli altri ci lasciano».
Rossana De Filippo propone ai suoi lettori Storie di sangue e di carne ben cotta (Ed. MReditori pag.90), costituito da dieci brevi racconti: ‘A fella ‘e carne, Rossana erre come sangue, Gesù piange sangue, Divieto di accesso, Come Cristo giù dalla croce, A come Ape, B come Barca, C come Carne, Sangue nuovo, Il divano rosso a cento posti, Il treno di latta rossa, Il rosso e il nero.
Il titolo trae in inganno : non si raccontano storie truci, assassinii, sicari, omicidi o suicidi dove il sangue scorre a fiumi e la carne dei corpi imputridendo emana cattivo odore bensì dieci episodi della vita dell’autrice che hanno come fil rouge il colore sangue vermiglio. L’ autrice si esprime così nella prefazione: «Nessuna paura, nessun thriller, nessuna suspence. Il libro è solo una raccolta di racconti parautobiografici che si sviluppano attorno a delle immagini più o meno vivide attraversate dal colore rosso che le irrora e ne definisce meglio i contorni».
Si parte per questo viaggio introspettivo in modo cronologico dai ricordi di un’infanzia felice e forse spensierata vissuta nell’entroterra vesuviano che da millenni ribolle di fuoco e lava, per giungere a quelli di una donna ormai disincantata , capace di operare riflessioni sul suo vissuto e che sa spiegare a se stessa gli accadimenti trascorsi e svelarne i celati misteri e le coincidenze per nulla casuali.
Il primo racconto è incentrato sul sangue di una bistecca poco cotta che la scrittrice è costretta a mangiare. Si prosegue con un ciclo di iniezioni le cui punture fanno uscire sangue, il sangue versato da Gesù per il riscatto dell’umanità, il sangue mestruale, il divano rosso che ne porta aloni e macchie, il sangue della nonna sulle pareti appena riattintate, il treno di latta rossa regalatole dal padre ,farcito di barrette Kinder.
Come tessere di un mosaico dove prevalgono quelle di colore rosso dalla calda tonalità che attira lo sguardo e suscita forti emozioni, l’affresco narrativo prende vita e vivacità restituendo profumi,sapori,atmosfere pienamente condivisi dai lettori.
E accanto alle storie spiccano i tanti personaggi che le affollano: i genitori, i nonni, Aitano ‘o Russo, la temibile suor Teresa,i cugini, le donne che vivono nei vari condomini frequentati dalla scrittrice, persone-personaggi che concorrono, ciascuno a suo modo, a sviluppare la nostalgia di ricordi lontani eppure vivi, come tante gocce di sangue.
Il libro ben scritto e ben articolato si legge tutto d’un fiato perché l’autrice sa portarci nel suo mondo con dolcezza e maestria.
Rossana De Filippo nasce a Sarno, in provincia di Salerno, nel 1975. Consegue la laurea in Lettere classiche e oggi insegna italiano, latino e greco in un liceo classico.
Alla domanda spesso rivoltale sul perché sia diventata anche una scrittrice, ha risposto: «Sono stata bianconera da subito: latte ed inchiostro, il primo per diventare grande, il secondo per fermare il passare del tempo. La scrittura è un’urgenza che coltivo nelle declinazioni della poesia, della filastrocca, del nanoracconto, della parodia, del testo teatrale; la ludolinguistica è poi la mia grande passione».