Medea con Di Girolamo Sallustro Pellegrino Tirozzi diretti da Cesario al Tin di Napoli
“Medea “al TIN del Vico del Fico al Purgatorio 38 Napoli con la regia di Gianmarco Cesario con Rosalba Di Girolamo (Medea), Gianni Sallustro (Giasone),
Ciro Pellegrino (Creonte), Nicla Tirozzi (Nutrice) e gli attori dell’ Accademia Vesuviana del Teatro e Cinema.
Molti sono gli autori che si sono interessati del mito di Medea, da Euripide a Seneca, Ovidio e altri.
Nel mito greco è una figura controversa che fa enormemente discutere e diversamente interpretata dagli autori che di lei hanno scritto.
Medea è una donna dalle molteplici facce: forestiera, ragazza innocente, maga, sacerdotessa sanguinaria, madre snaturata (anche se innamorata dei figli), vendicativa, moglie tradita e ingannata.
Donna passionale che si schiera per amore contro il padre e la sua famiglia, arrivando ad uccidere il fratello Apsirto.
Il suo nome è legato all’aspetto funesto dell’ amore passionale deluso e malato.
Nel testo troviamo Medea a Corinto con Giasone, per amore del quale ha fatto ricorso a potenti filtri magici per assicurargli la conquista del vello d’oro.
Giasone si ripromette di sposare Creusa figlia del re di Corinto Creonte, volendosi così disfare di Medea e della sua vita passata.
Medea si sente ripudiata , ferita nell’orgoglio, dipendente dalla volontà di un uomo che di fatto l’ha privata della sua volontà e soggiogata.
In un intenso monologo Medea pensa a tutte le possibili vendette che può mettere in essere per vendicarsi dei patti violati da Giasone.
Giasone cerca di convincere Medea che la sua decisione di sposare Creonte può essere vantaggiosa per lei e i figli: ma il freddo
ragionamento dell’ uno si contrappone alla furia passionale e devastatrice dell’altra.
Assicuratasi una nuova patria fa chiamare Giasone , fingendosi pentita del suo atteggiamento non collaborativo e finge di riconciliarsi anche con la novella sposa.
Invece ordisce un piano per uccidere la rivale e i figli avuti da Giasone , conscia del fatto che nulla potrebbe dilaniare il suo sposo più di questa vendetta.
Tuttavia ha difficoltà a soffocare l’amore che nutre per i figli, andando contro la sua natura di madre.
Annullando il frutto dell’amore per Giasone è come se volesse cancellare l’unione stessa : ha in sé due caratteri conflittuali , oscillando tra il dovere e l’amore
per i figli e l’istinto vendicativo per il quale vorrebbe ucciderli.
Decide comunque di dare corso al diabolico piano che ha architettato contro Giasone, vinta dalla sventura, conscia del male che sta per fare ai suoi figli , ma determinata ad arrecare
un dolore immane a Giasone che ritiene l’ unico responsabile del suo gesto folle.
Non c’è più nulla di sacro per Medea, che viene travolta dal furore, abbandonando
completamente la razionalità.
L’ottima regia di Gianmarco Cesario ci restituisce una forte tensione scenica, un guizzo, uno slancio dirompente di vitalità che ci fa
traghettare emotivamente nel mondo della protagonista, nel cui animo albergano luci ed ombre che la dilaniano.
Rosalba Di Girolamo incarna perfettamente Medea, servendosi di un registro interpretativo personale, creativo, originale, intenso.
Gianni Sallustro riesce ad esprimere appieno la pochezza, il materialismo esibito e l’avidità di un uomo che non ha il dono dell’empatia e alcuna forma di spiritualità .
Le musiche e il disegno luci di Marcello Radano ci offrono l’atmosfera giusta, le musiche del repertorio di Rosa Balistreri ci restituiscono un movimento doloroso,
i costumi di Rosa Ferrara ci immergono in un’epoca lontana, la scarna scenografia ben rende il vuoto esistenziale nel quale sono immersi i protagonisti della tragedia.
Da vedere e rivedere.