Gennaro Duello è un napoletano con una passione smisurata per l’ars scribendi infatti è un giornalista e scrittore molto apprezzato.
Come è nato l’amore per la scrittura?
Amo la lettura, intanto. Leggo tantissimo, questo ha rappresentato il primo alimento necessario. Dopo aver letto un po’, l’idea di misurarsi con la scrittura è stato un passo quasi necessario.
Quali sono i tuoi modelli letterari di riferimento?
Marcel Jouhandeau, Michel Houellebecq e Stephen King sono tre scrittori che hanno inevitabilmente contribuito a formare il mio stile. Tra i due francesi c’è un punto di contatto molto forte, a parte l’approccio conservatore, che trova sbocco nel “realismo depressivo”. La presa di coscienza, cioè, di vivere in un mondo orrendo nel quale nulla possiamo fare per renderlo migliore. Per adesso, le storie che scrivo si muovono sempre da questa idea. O ci arrivano.
Il mestiere di giornalista, ovviamente, si innerva in quello di scrittore. Nel tuo Male purissimo c’è tanto lavoro di cronaca, come riesci a conciliare le due cose?
Da un punto di vista operativo, quando lavoro a un progetto lungo – impiego generalmente un mese e mezzo per una prima stesura – tolgo tutto al mio tempo libero. Poi, lavorare con le parole tutti i giorni, avere a che fare con le notizie, ti mette di fronte a un bacino inesauribile di storie che puoi modellare opportunamente in forma narrativa. Ricordiamoci, però, che la vita vera così com’è, inclusa la cronaca, non è mai davvero interessante agli occhi di un lettore di libri. Serve per forza il tocco di sale: nulla è tutto vero, nulla è tutto falso.
Il tuo ultimo libro parla di un fatto di cronaca ma lo hai trattato in maniera particolare, ce ne parli?
Si chiama “California Milk Bar” ed è la storia della voragine di Secondigliano. Io e Gianluca Albrizio, che firma con me il libro, abbiamo ripercorso i fatti del 23 gennaio 1996, raccontando il momento immediatamente precedente al disastro che ha causato 11 vittime. Nel libro ci sono anche i contributi di Rosario Bianco, editore Rogiosi, di Sandro Russo, il figlio di Francesco Russo, una delle vittime, e di Vincenzo Strino, presidente Larsec Secondigliano, che ci hanno aiutato nel dare al lettore un po’ di contesto. Il nostro obiettivo è riportare al centro del dibattito questa storia, le vittime e i familiari che ancora oggi cercano giustizia.
C’è molta Napoli nella tua opera, che rapporto hai con la città?
La tengo a bada, Napoli. Perché basta un attimo e ti trascina. Io voglio stare composto il più possibile, perché non sono di quelli che sa tenersi, ecco.
In California Milk bar, tuo ultimo libro, emerge anche un amore per la musica, quali sono i tuoi gusti?
Sì, ricordo intanto che California Milk Bar ha una colonna sonora, mediante QR CODE presenti a ogni capitolo, che è stata interamente curata da Dj Cioppi (alter ego musicale di Gianluca Albrizio). Fatta questa premessa, ascolto di tutto: i napoletani, da Sergio Bruni a Davide Petrella (Tropico); gli inglesi, da The Smiths a Noel Gallagher; i sudamericani, da Vinicius de Moraes a Nathy Peluso; i rapper/trapper, da 2Pac a Nicola Siciliano.
Si parla di rinascita turistica della città soprattutto grazie alle opere che contiene penso ai Caravaggio, ai musei e a tanto altro, se dovessi accompagnare un amico in giro per Napoli quali tappe sceglieresti?
Palazzo di Sangro. Perché credo rappresenti al meglio la nostra città. Sei già rapito da quella facciata cinquecentesca ed è un continuo sorprenderti all’interno. Non solo il Cristo velato, l’eccellenza di quel luogo, ma anche tutto l’incredibile patrimonio di opere e materiali che ci sono. Poi, dovessi scegliere un posto dove andare a mangiare, lo porterei a Bacoli. Un po’ fuori mano, certo, ma è uno dei miei posti del cuore.