Nunzia Schiano è in teatro con L’avaro immaginario di Molière e De Filippo con adattamento e regia di Enzo De Caro, riesce ad analizzare la realtà che ci circonda con uno sguardo attento e critico. É sempre piacevole parlare con lei perché fornisce punti di vista di grande interesse.
L’avaro immaginario, con regia e adattamento di Enzo De Caro, è lo spettacolo che stai portando in giro con repliche previste per tutto l’inverno. Molière, Bruno da Nola, De Filippo, che spettacolo è?
L’avaro immaginario è un viaggio reale che una compagnia fa da Nola, che deve lasciare perché c’è la peste, fino a Parigi dove Oreste de Bruno, il capocomico, vorrebbe incontrare Molière perché lui ripropone le sue opere, anche se tutto il resto della compagnia vorrebbe, probabilmente, fare anche altro. Ma la sua peculiarità è quella di riportare in scena Molière. Sarà un viaggio complesso in cui compariranno anche altri personaggi. Questo viaggio può anche essere inteso come immaginario, quello che l’attore compie alla ricerca delle motivazioni, del teatro, quindi è una idea complessa.
Come ti sei trovata con la regia di De Caro?
Abbiamo lavorato tanto insieme, è stato interessante anche come approccio alla regia di Enzo. É stato un lavoro corale, d’insieme, abbiamo fatto una settimana di full immersion nelle Marche cercando di definire i personaggi, la storia, creare una comunanza di vedute. Mi ha molto affascinata il modo di occuparsi della regia di Enzo.
In teatro esiste una grande attenzione per il contemporaneo ma il pubblico, specie quello napoletano, preferisce ancora la tradizione, come mai secondo te?
Dipende anche dalla proposta del teatro, dalle loro linee. Il Bellini, per esempio, ha cominciato piano piano a cambiare e, di conseguenza, anche il pubblico è cambiato ed ora è misto con giovani e meno giovani che vanno a vedere cose del contemporaneo, ma anche quelle più classiche. Il pubblico è differente ed ognuno ha i suoi gusti. Molto dipende anche dal percorso che deve essere di crescita contemporanea tra il teatro e il suo pubblico, non può di punto in bianco proporre una cosa completamente diversa da quella offerta fino al giorno prima.
Sempre più spesso ‘fenomeni’ nati sui social sbarcano sulle scene senza alcuno studio, di certo è il pubblico che li cerca, ma non è un qualcosa di pericoloso per i veri professionisti dell’arte?
Questi fenomeni da social non li conosco molto, ma se vanno in scena è perché qualcuno, che questo mestiere lo fa, ce li mette e allora non è colpa loro, ma di chi li utilizza. Io sono poco preoccupata perché il teatro è faticoso e chi fa della rapidità di fruizione il suo status non penso che poi, alla lunga, possa resistere con i tempi teatrali. Sono tranquilla su questo, mentre mi preoccupano del nostro mestiere quelli che fanno formazione e la fanno male.
Come scegli le proposte che ti arrivano?
Faccio meno teatro scegliendo cosa fare e le persone con cui farlo. L’avaro immaginario l’ho scelto anche perché sono molto legata a De Caro e con la produzione “I Due della città del sole” mi sono sentita in famiglia.
Senti più nelle tue corde i ruoli drammatici o comici?
Amo entrambi perché ho sempre pensato che un attore non può avere una sola direzione. Come la vita che offre momenti più drammatici, ed altri più divertenti, quindi mi piacciono entrambi che sono facce della stessa medaglia.
Cosa fa la differenza per te su un set o in una compagnia?
In compagnia ci devi stare più tempo e le dinamiche interne sono molto più importanti, non puoi stare a lungo in una compagnia in cui stai male a meno che non sei obbligata. Per me la compagnia non è famiglia, ma sono compagni di viaggio.
Che rapporto hai con i giovani?
In generale ho un buon rapporto con i giovani, non mi piace la presunzione in generale, né nei grandi né nei piccoli. Devo dire che in generale mi trovo bene e anche loro con me.
La tua compagna di scena ideale, chi è?
Sicuramente Maria Bolignano. Con lei è nato un feeling immediato sul set di Benvenuti al Nord dove siamo state molto bene. Mi sarebbe sempre piaciuto lavorare con Isa Danieli che stimo da sempre, è il mio faro insieme a Barbara Valmorin. Chissà non si può mai dire.
A cosa stai lavorando?
Ho terminato le riprese di Napoli milionaria con Vanessa Scalera e Massimiliano Gallo dove ho ritrovato, con grande gioia, anche Marcello Romolo, un quartetto il nostro che si riconferma di nuovo per fare Eduardo. Sono contenta anche di avere ritrovato Luca Miniero con cui mi ero lasciata lo scorso anno con Lolita Lobosco, che riprenderò anche quest’anno. Ci sono cose in via di definizione per il cinema e la tv, mentre a teatro, come detto, mi impegno solo con De Caro.