Un lavoro discografico che disegna ciò che non dovrebbe esistere in una società ambiziosa, moderna e libera
Dopo una serie di successi, Bracco Di Graci si è preso un periodo di riflessione che gli ha consentito di lavorare a un capolavoro: “Non piangere”, il suo nuovo singolo prodotto ed arrangiato da Giordano Mazzi. Attento e riflessivo nel testo e nella musica, l’autore, con il suo brano, ha inteso elogiare le persone che non sono in vendita e che si danno da fare per raggiungere i propri obiettivi in modo meritocratico. Un lavoro discografico che disegna ciò che non dovrebbe esistere in una società ambiziosa, moderna e libera. Bracco Di Graci riparte con un testo impegnativo e profondo che invita a non arrendersi e a non piegarsi ai voleri del sistema. Abbiamo incontrato l’artista che ci ha raccontato di sé e della sua musica.
Chi è Bracco Di Graci? Parlaci un po’ di te.
Bracco di Graci è una persona semplice, che ha sempre avuto a cuore l’idea di una società libera ed indipendente dai condizionamenti, che ha cercato e cerca con la sua arte di promuovere anche pensieri critici per non rimanere scottati dalle tante graticole oggi accese da chi detiene il potere.
Dopo una pausa, con il singolo “Non piangere”, Bracco Di Graci è tornato con la sua musica, cosa dobbiamo aspettarci?
Non so cosa ci si possa aspettare, sono tornato a fare un salto nella musica senza nessuna prospettiva, se non quella di accontentare alcuni fan che da tempo erano desiderosi di sentire qualcosa di nuovo, certo, forse loro non si rendono conto delle difficoltà per un artista come me, fermo da 25 anni, i loro ricordi sono rimasti di quando mi vedevano in tv. Oggi è tutto diverso, spero capiscano che l’essere riuscito a pubblicare cose nuove sulle piattaforme è già un ottimo risultato e auspico che anche loro, come me, non abbiano troppe aspettative.
Hai partecipato a varie manifestazioni di rilievo: hai vinto un Festival di Castrocaro, hai partecipato a tre edizioni del Festival di Sanremo, hai vinto un Cantagiro e il premio Rino Gaetano. Il tuo ultimo singolo: “Non piangere”, lo possiamo considerare una ripresa artistica o un nuovo inizio di percorso?
Ho partecipato a due edizioni del Festival di Sanremo non a tre, intanto possiamo considerarlo un nuovo inizio di percorso, la ripresa artistica è un obiettivo che non mi prefiggo, in quanto dipende da tante variabili, ma sarà un percorso lungo, lento e potrò contare solo sul web e sulla gente che è affine al mio pensiero e se troveranno opportuno condividere i brani e iscriversi ai miei canali, il passaparola è l’unica via.
Possiamo dire che il brano oltre ad essere un elogio alla meritocrazia, è anche una denuncia di un sistema di società che a volte non funziona?
Questa è la società dell’apparire, dell’apparenza, ma è da tempo che è così, già dagli anni 90 era in atto una trasformazione, mio personale parere anche verso banalizzazione, superficialità, impoverimento del linguaggio e del pensiero. Il brano ”Non piangere” elogia tutti coloro che non hanno aderito al cambiamento rimettendoci anche la carriera ma rimanendo fedeli al loro progetto.
Sei di origini siciliane, ma bolognese di adozione, quanto c’è di Sud nei tuoi brani e quanta ispirazione ti ha trasmesso Bologna?
Sono siciliano e so cosa vuol dire dover emigrare da una terra meravigliosa per mancanza di lavoro e so quanta sofferenza hanno dovuto sopportare i miei genitori per dare ai loro figli un possibile futuro lavorativo, è chiaro che dentro le mie canzoni questa sofferenza è presente, come è presente la scuola bolognese acquisita dall’ aver potuto condividere anni lavorativi al fianco di Lucio Dalla, dal quale ho imparato molto.
Come nascono le tue canzoni? Quali sono gli ambienti più congeniali? A cosa ti ispiri?
Nascono in modo irrazionale e non prediligono ambienti particolari, potrebbe venirmi un’idea anche mentre aspetto l’ascensore, diciamo che ciò che mi motiva quando sono motivato è spesso la narrazione del disagio, la rabbia causata dall’impotenza, il fatto che moltitudini di persone che vivono gli stessi problemi e le stesse preoccupazioni non riescano a trovare un’idea di insieme per contare di più.
In passato sei stato l’autista di Lucio Dalla, una conoscenza che ti ha consentito di firmare il primo contratto discografico con la sua etichetta. L’amicizia con Dalla ti ha aperto la strada iniziale della tua avventura musicale, cosa ricordi di lui, e cosa ti ha trasmesso?
Io e Lucio Dalla non eravamo amici, il nostro era un rapporto di lavoro, mi dava uno stipendio per fargli da autista, ero in regola, non avrei accettato il lavoro se non fosse stato così, quindi era il mio datore di lavoro, non posso però non ammettere che gli ho anche voluto bene, però eravamo diversi ed alcune incomprensioni ci hanno allontanato. Lo stesso vale anche per l’esperienza come artista dove lui esercitava la mansione di discografico.
Dopo un buon periodo di successi musicali sei tornato a lavorare in fabbrica, ci sono state cause che ti hanno indotto ad allontanarti dalla musica? O è stato un momento di riflessione per ripartire? Nel frattempo hai continuato a scrivere canzoni per altri interpreti, come per Gianni Morandi.
Come accennavo, non mi trovavo a mio agio alla pressing etichetta di Lucio Dalla e spesso non ero d’accordo su come veniva gestito il lavoro. Quindi le incomprensioni erano all’ordine del giorno è stata una sorpresa scoprire solo dopo la sua scomparsa, da un libro scritto da Gianfranco Baldazzi in suo onore che Dalla gli confida di essersi ricreduto sull’avermi fatto un contratto, non sarebbe stato un problema, trovo legittimo cambiare idea, la cosa strana e fuori da ogni logica aziendale è che avviene nel momento più importante della mia carriera, venivo dal 4 posto al Festival di Sanremo con il brano “Guardia o ladro” che vince anche il premio Rino Gaetano ed il Cantagiro, in più, l’anno successivo, da un successo radiofonico ancora più grande, con il brano dal titolo “Uomo,” sono stato convocato anche al Festivalbar, lì ci andavi solo se il brano funzionava alla grande. Quindi se pensassi di essere stato fatto fuori, non credo di poter dire di essere così lontano dalla realtà. Riguardo a Gianni Morandi credo di essere stato fortunato nell’avergli proposto alcuni brani e che lui abbia deciso di inciderli.
“Non piangere” è il tuo nuovo singolo attualmente disponibile sulle piattaforme di streaming digitale e in rotazione radiofonica. Sono previste altre forme di pubblicizzazione? Magari live? Insomma il tuo pubblico dove potrà vederti?
Non credo che tutti coloro che negli anni ‘90 si stavano affezionando alla mia musica sappiano che sono uscito con nuovi lavori, quindi sto cercando di far crescere la pagina, non importa quanto ci vorrà e se riuscirò, oggi faccio l’operaio e non posso permettermi di non lavorare. Questo lavoro esiste grazie al produttore Giordano Mazzi che lo ha prodotto ed arrangiato, l’ho fatto per lasciare tracce di me e per accontentare fan che da anni erano scontenti della mia dipartita, sono contento di averli accontentati ma per il live è ancora presto, spero di riuscire ad accontentarli anche in quel senso, devono comunque capire che per me non sarà facile. Farò quello che posso. Grazie per l’intervista, grazie alla Red&Blue e a Clarissa D’Avena che mi fa da promoter.