Per la regia di Davide Sacco con Lino Guanciale e Francesco Montanari
«Domani ci sarà un solo uomo tra me e lei. Un uomo diverso, forse migliore, forse peggiore, che si guarderà allo specchio e sarà sicuramente più cosciente di cosa sia il dolore».
Il teatro Bellini di Napoli ospita fino al 14 maggio lo spettacolo L’uomo più crudele del mondo scritto e diretto da Davide Sacco con Lino Guanciale e Francesco Montanari.
Un capannone dai cui finestroni penetra una luce fioca e livida che illumina a malapena una stanza con una scrivania , una poltrona, qualche sedia e delle grosse lampade.
Paul Veres (Lino Guanciale) si intravede nella penombra. È lui l’uomo più crudele del mondo. Questa considerazione nasce dal fatto che possiede la più importante azienda d’ armi d’Europa. Davanti a lui siede un giovane giornalista di una testata locale (Francesco Montanari), che vuole intervistarlo. Da subito i ruoli si invertono e i dialoghi diventano serrati e concitati. È Paul Veres ad incalzare il giornalista facendogli continuamente tante domande spiazzanti e apparentemente prive di logica.
Questa inversione di ruoli consentirà allo spettatore di mettere a confronto i due personaggi e di porsi a sua volta tanti interrogativi: fino a che punto può spingersi la crudeltà di un uomo? Siamo disposti anche ad uccidere per il danaro? In noi prevale l’istinto, la morale, o la ragione? La crudeltà di un uomo può nascere da una profonda sofferenza? Il finale spiazzante e doloroso ribalterà ogni prospettiva.
Lino Guanciale e Francesco Montanari sono davvero bravissimi e convincenti dando prova, ancora una volta, delle loro grandi capacità attoriali, mai cercando di primeggiare l’uno sull’altro. Complici e affiatati danno vita sul palcoscenico a due personaggi indimenticabili regalando al potente testo di Davide Sacco l’approfondimento psicologico di ciascun dettaglio, di ogni singola sfumatura.
La teatralità di ogni gesto, supportata da una tecnica attoriale invidiabile e da un coinvolgimento emotivo costante, si fonde perfettamente con l’incalzare dei toni. Il giornalista-Montanari urla sono una brava persona più volte per ricordarlo forse a se stesso e Paul-Guanciale, sotto una luce caravaggesca,gli crede ma poi gli dimostra che la feccia ha preso il sopravvento e che tutta l’umanità non comprende più le ragioni del bene e del male, del giusto e dell’ingiusto. Intanto le luci e le ombre sulla scena si mescolano e i personaggi mostrano le loro anime disfatte e doloranti tra un tentativo di fuga, il darsi dei baci e una sorta di danza dettata dall’ ubriachezza.
L’uomo più crudele del mondo è uno spettacolo da vedere perché è una inquietante riflessione sul senso della giustizia e della morale, perché si assiste ad un gioco di potere tra debole e forte, tra vittima e carnefice, perché dà luogo ad uno scontro verbale e fisico senza esclusioni di colpi, anche quelli di pistola che non determinano un vincitore o un vinto, perché esplora i lati più oscuri e nascosti di ciascuno di noi, perché è una profonda ed intensa parabola sull’umanità.
Alla prima napoletana forti e calorosi applausi.