Reggio Emilia, Cinema Olimpia, 25 aprile 2023. Nanni Moretti sale sul palco silenziosamente, durante i titoli di coda del suo ultimo film “Il Sol dell’Avvenire”, diventando egli stesso un titolo di coda. Nell’epoca dello streaming il regista torna così alle presentazioni “analogiche”.
«Sono venuto qui per parlare con ognuno di voi, solo con voi 250 spettatori seduti qui all’Olimpia – spiega alla platea – quindi per favore non riprendete tutto, non voglio essere diffuso nell’etere, non mi interessa essere visto in 190 paesi (frecciatina a Netflix ripresa dal film), volevo solo incontrare voi, in carne e ossa»
La prima cosa che racconta riguarda il suo penultimo film, “Tre piani”. «Ho atteso un anno e mezzo prima di portarlo nelle sale. Molti miei colleghi hanno ceduto alle piattaforme, io non giudico nessuno (ipocrita dice fra sé e sé giocando col pubblico) però per il mio lavoro ho preferito aspettare la fine della pandemia».
È per questo motivo quindi che per la prima volta due suoi film sembrano usciti a distanza di poco tempo.
«In realtà – continua il regista – erano anni che volevo fare un film sull’invasione sovietica dell’Ungheria, con i miei sceneggiatori mi ero messo all’opera ma la storia non riusciva pienamente a convincermi. Poi dopo “Tre piani”, ho ripreso quell’idea degli anni Cinquanta, allargandola però alla vita di un regista. È un’opera molto autobiografica, anche se ci tengo a precisare che la scena in cui scrivo nuotando non ha niente di autobiografico».
Torna poi sulla bellezza del cinema con le sue previsioni, i corsi e ricorsi storici e i suoi cortocircuiti: «Quando ho deciso di raccontare storia la guerra in Ucraina non era ancora iniziata. Inoltre, da qualche settimana l’opinione pubblica si divide per via del runner ucciso dall’orsa Jj4. in Trentino. Nel mio film c’è una parte in cui l’aiuto regista mi comunica che mi ha cercato Vanity Fair per un parere sull’orso M49, chiamato Papillon. Due cortocircuiti che a loro modo meravigliano anche me, anche se avevo inserito quella dell’orso perché ai registi, agli scrittori, agli attori… chiedono sempre opinioni su qualunque argomento e tema del pianeta e oltre».
Moretti si dilunga poi nello spiegare la scena finale del film: «Non so se i più attenti ci abbiano fatto caso, ma c’era uno striscione Officine Reggiane». E i reggiani ci avevano fatto caso eccome.
Il regista spiega che il produttore ha dovuto penare per la scena finale che lui ha voluto rifare più volte, perché “mancava sempre qualcuno” (per capire l’affermazione doveroso guardare la pellicola).
Moretti ringrazia sinceramente tutti gli attori che hanno lavorato con lui, raccontando aneddoti su Silvio Orlando e Margherita Buy in primis, con cui ha condiviso molti set.
In chiusura il regista è tornato sulla meraviglia della sala, sull’importanza dei film sul grande schermo ricordando della sua sala resistente Cinema Nuovo Sacher e citando molti film che ha avuto l’onore di proiettare. Poi, un’ultima confessione su Il Sol dell’avvenire: «Alla fine del film mi sono accorto che senza volerlo questa pellicola è stata ed è un grande atto d’amore per il cinema.»
E un grande atto d’amore è stato anche quello del suo pubblico che ha celebrato la giornata della Liberazione al cinema Olimpia con Nanni Moretti. Grazie Nanni, le tue parole sono state importanti.