Sul film dice: « È l’invito a ridere sempre. Bisogna affrontare tutto con il sorriso e godersi ogni minuto della propria vita, perché può cambiare da un momento all’altro»
I legami familiari e l’amore per la vita sono i principali valori che trasmette il film Amici per la pelle, che andrà in onda stasera su Rai 1, con protagonista Filippo Laganà insieme a Massimo Ghini, Nancy Brilli, Carolina Gonnelli, Milena Miconi, Giampiero Ingrassia, Gianfranco Jannuzzo.
Amici per la pelle, una produzione Digilife Movie, con Rai Cinema in associazione con Mompracem, scritto e diretto da Pierluigi Di Lallo, è un film tratto da una storia vera, che racconta la reale esperienza vissuta da Filippo Laganà, il quale si è ritrovato, nel giro di pochi giorni, in ospedale, ricoverato d’urgenza, per un trapianto di fegato. Il forte legame con i genitori, l’amore, la voglia di vivere aiuterà Filippo a superare con il sorriso la difficile prova e a guardare con speranza il domani, provando gratitudine nei confronti della persona che gli ha salvato la vita e sarà per sempre il suo migliore amico.
Sei il protagonista del film Amici per la pelle del regista Pierluigi Di Lallo, tratto da un’esperienza difficile della tua vita, la malattia, il ricovero e il trapianto di fegato. Questo film è una storia di amore, di vita e di speranza?
«È come una sorta di Romeo e Giulietta un po’ violento. Ho acquisito un fratello che volevo da tanto tempo, in una maniera un po’ drastica. È il racconto di un amore e di un grande rispetto nei confronti di una persona che mi ha permesso di stare ancora qua».
Tutto è cominciato durante un viaggio negli Stati Uniti. Quando una sera a teatro hai iniziato ad avvertire dei dolori addominali lancinanti. Puoi raccontarci quei momenti?
«Ero a New York per riposarmi, perché venivo da una tournée molto lunga a teatro. E lì mi sono sentito male, avvertivo dei forti dolori allo stomaco, con nausea. Poi ci siamo accorti che ero diventato completamente giallo. Il rientro in Italia è stato complicato, per le mie condizioni, e per i controlli che ho dovuto superare. È stata dura. Ma diciamo che qualcuno dall’alto ci ha messo la mano. Siamo rientrati, ci siamo recati al Policlinico Tor Vergata, con una diagnosi dei medici immediata ed un possibile trapianto di fegato. E dopo quattro giorni sono stato operato perché ero primo della lista per emergenza e gravità».
Cosa ricordi del periodo successivo al trapianto?
«Sentivo un’aria differente. Percepivo tutti i profumi e gli odori. Tutto ciò che prima davo per scontato. Sentivo, ad esempio, il profumo dei fiori della strada di ritorno a casa. È stato come tornare a vivere. Come quando un bambino comincia per la prima volta a camminare, a vedere e a sentire le cose. Era tutta una nuova scoperta. È stata una sensazione strana e bella».
Per affrontare ogni difficoltà e poterla superare è fondamentale l’amore della famiglia. E tu hai un legame speciale con i tuoi genitori.
«Sì, assolutamente. Ho una famiglia che mi ha permesso sempre di sbagliare, facendomi imparare dai miei stessi errori. Siamo una famiglia molto legata, unità da un grande amore. Ci aiutiamo soprattutto nei momenti di difficoltà e affrontiamo qualsiasi ostacolo con un sorriso. Papà sostiene che il sorriso sia l’arma più potente».
Durante la degenza hai ricevuto il sostegno di tanti amici.
«Ricordo la Pasqua in ospedale, quando venne a trovarmi Gigi Proietti con Susanna e Carlotta per festeggiare, con tante uova nella stanza, un momento gioioso e divertente. Poi entrando in reparto, passò a salutare i pazienti di tutte le camere. E dopo qualche giorno è ritornato a Tor Vergata per ricevere il titolo di Professore emerito honoris causa».
Chi altro senti il bisogno di ringraziare?
«Tutti quelli che mi sono stati accanto. Sono stato circondato da grande affetto. E in questo mondo non è poi così scontato ricevere affetto da parte di tutti. Sicuramente è dovuto al fatto che amano molto papà, che è stato sempre altruista e gentile con tutti. Il mio ringraziamento va in primis alla famiglia del donatore e a chi ha avuto questa scelta coraggiosa».
Qual è il messaggio fondamentale di questo film?
«È l’invito a ridere sempre. Bisogna affrontare tutto con il sorriso e godersi ogni minuto della propria vita, perché può cambiare da un momento all’altro».
Cosa provi nei confronti del tuo donatore, che ti ha salvato la vita ed è diventato il tuo migliore amico?
«Grande rispetto e amore per il suo gesto. Gli parlo spesso e gli chiedo dei consigli».
Per quanto riguarda il rapporto con gli altri attori del cast. Come hai vissuto il periodo delle riprese sul set del film Amici per la pelle ?
«Massimo Ghini è come se fosse il mio secondo padre. Lui dice che sono il suo quinto figlio. E i figli di Massimo sono per me come dei fratelli. Mi sono sentito protetto. È stato fondamentale avere un cast del genere. Oltre a Massimo voglio ricordare Gianfranco Jannuzzo e l’amico Giampiero Ingrassia che mi aiuta nei miei momenti di sconforto, quando devo affrontare il peso del mio cognome. Ringrazio Carolina Gonnelli che ha interpretato il ruolo della mia fidanzata in modo eccezionale e delicato. Ed ancora ringrazio la fantastica Milena Miconi e tutti gli altri attori del cast».
Quale scena ti ha emozionato maggiormente?
«Le scene in terapia intensiva, perché per casualità mi sono ritrovato a tre anni di distanza nel mio stesso ospedale. È stato un forte impatto emotivo. Avevo intorno tutti i miei medici ed ho rivissuto tutto, ma stavolta stavo in piedi».
Sei figlio del grande attore Rodolfo Laganà. Il teatro è la tua seconda casa.
«Ogni volta che arrivo in una città cerco un teatro. È come se trovassi un punto di riferimento, un luogo di protezione. E in qualsiasi parte del mondo vada, entrando in un teatro avverto sempre lo stesso odore. È un mondo magico di cui non posso farne a meno».
Quali consigli ti ha dato tuo padre Rodolfo dal punto di vista professionale ed artistico in questi anni?
«Di giocare, divertirmi, di portare rispetto e di ritenermi fortunato nel poter fare questo mestiere, in un ambiente così familiare».
Nel tuo percorso artistico quale spettacolo è stato formativo?
«Tutti mi hanno formato in maniera diversa. Sicuramente lo spettacolo che mi resterà nel cuore è sicuramente Le belle notti, con diciassette ragazzi sconosciuti, che ha registrato il tutto esaurito. Poi la commedia musicale portata in scena da papà e Massimo Ghini, Alleluja Brava Gente, di Garinei e Giovannini, che per me rappresenta un sogno. E vorrei poterla fare un giorno».
Quali saranno i tuoi prossimi impegni? A cosa stai lavorando in questo periodo?
«Ho appena terminato di girare la serie di Fausto Brizzi per la Rai, dal titolo Gloria, poi seguiranno altre stagioni. E intanto stiamo lavorando ad un paio di spettacoli teatrali».