Pubblicata dall’etichetta statunitense Outside in music, il nuovo lavoro discografico di Ludovica Burtone, Sparks già disponibile su tutte le piattaforme digitali e in copia fisica dallo scorso 3 marzo. L’ album inneggia a una profonda ricerca interiore volta a rappresentare un graduale processo evolutivo intrapreso dall’artista. Per la realizzazione della sua opera, la violinista, compositrice ed arrangiatrice, si è avvalsa della collaborazione di raffinati musicisti: Fung Chern Hwei (violino), Leonor Falcon Pasquali (viola), Mariel Roberts (violoncello), Marta Sanchez (pianoforte), Matt Aronoff (contrabbasso), e Nathan Elmann-Bell (batteria). Hanno inoltre collaborato: Sami Stevens (voce nel brano Altrove), Melissa Aldana (sax tenore, in Awakening), Leandro Pellegrino (chitarra, in Sinha), Roberto Giaquinto (Batteria, in Incontri), e Rogerio Boccato (percussioni, in Sinha). L’opera è composta da cinque brani, figli della rigorosità compositiva di Ludovica Burtone. Della nuova esperienza discografica ne abbiamo parlato con Ludovica.
Ludovica Burtone, violinista, compositrice ed arrangiatrice. Si forma presso il Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine. Dalla musica classica, alle ritmiche e colorazioni diverse, cosa le ha spinto a coniugare la musica “colta” con i fraseggi marcatamente jazz?
Anche durante gli anni del conservatorio avevo curiosità per diversi generi musicali, al di fuori della musica classica. Per un periodo ho potuto vivere e studiare in Spagna dove le sere andavo con la mia coinquilina a suonare alle jam sessions. E’ iniziato come un gioco, ma in seguito è diventata un’esigenza. Nel 2011 ho partecipato al workshop in jazz and creative music a Banff in Canada, e quell’esperienza mi ha dato una spinta nel cambio di direzione musicale che avevo intrapreso fino a quel momento. Ho finito il biennio in violino, pur seguendo alcune lezioni del dipartimento di jazz al conservatorio di Udine, e vinta una borsa di studio per il Berklee College of Music, mi sono trasferita oltreoceano. A Berklee ho scelto di concentrarmi sulla composizione jazz, e una volta finito il percorso, mi sono trasferita a NYC.
Come nasce il progetto “Sparks”? Da quale intuizione emergono i brani composti? Cosa rappresenta per lei quest’ultima opera discografica?
Sparks è nato già negli anni in cui studiavo composizione jazz al Berklee college of music, anche se a suo tempo non avevo idea della direzione che avrei preso. Sparks è un album di ricerca interiore volto a rappresentare un processo evolutivo che esplora le mie radici, la mia esperienza come emigrante negli Stati Uniti e la mia evoluzione come musicista. Il titolo è la traduzione in inglese del termine friulano “falischis” – che significa “scintille” in italiano – ed era il soprannome dato alla mia famiglia nel paese d’origine di mia madre, Buttrio, in provincia di Udine. Con queste composizioni voglio onorare il mio passato e le persone che sono diventate la mia nuova famiglia. Sparks è un percorso musicale che unisce diverse tradizioni, con il quartetto d’archi come protagonista. Ho cercato di fondere le mie più recenti esperienze in ambito jazz, world e di improvvisazione con le tradizioni musicali del mio passato, creando un sound personale, cameristico, definito “chamber jazz”. L’album è un mix di emozioni e storie, che spaziano dalla solitudine alla scoperta di una nuova comunità. Vorrei trasmettere un messaggio di inclusione e connessione».
Dal classico al Contemporary Jazz, un insieme di stili musicali apparentemente diversi tra loro, com’è riuscita a contaminare generi, seppur equivalenti, distanti per colorazioni e ritmi? Ha influito la decisione del trasferimento a New York?
Sicuramente si, Nyc è un centro cosmopolita dove tutto è possibile e gli incontri tra diverse culture musicali sono all’ordine del giorno.
La scelta di trasferirsi negli Stati Uniti è stata un’esigenza esplorativa di nuove sonorità, professionale, o cosa? In Italia è difficile produrre determinati generi musicali?
Sono certa che in Italia ci siano molte realtà interessanti. Inizialmente avevo cercato di muovermi in Italia, e in Europa, ma infine Il mio percorso mi ha portata prima a Boston poi a NYC, grazie a una borsa di studio che mi ha dato la possibilità di trasferirmi. Questo è uno dei motivi che mi hanno indotto ad andare oltre oceano.
Ritmica, colori, sonorità, quanto c’è della sua terra d’origine nei brani composti?
Di certo c’è tanto della mia esperienza come musicista “classica”. In Stelutis, (traccia numero 5 dell’album), c’è un vero e proprio riferimento alla musica popolare della mia regione, avendo preso ispirazione dalla melodia di “Stelutis Alpinis”.
Dell’opera discografica, lei afferma che è frutto di un’esplorazione delle sue radici, dal fascino mediterraneo che, solitamente sono sensazioni sonore pienamente percepibili, crede di essere riuscita ad inserire tali contaminazioni?
Sono certa che nell’album si sentano le contaminazioni jazz, della musica latina, brasiliana, e classica.
Oltre ai cinque brani, frutto del suo estro compositivo, c’è un tributo al sound brasiliano con il brano Sinhà, come si inserisce nella sua compilation?
La musica brasiliana ha avuto un notevole impatto nella mia crescita musicale. Mi capita spesso di organizzare dei concerti in trio o quartetto con repertorio totalmente brasiliano. Inizialmente avevo arrangiato Sinha solo per quartetto d’archi, per il mio progetto “O Kwarteto”, di cui sono co-fondatrice e arrangiatrice assieme a Delaney Stokli. Questo é ensemble che si dedica all’arrangiamento e presentazione di musica brasiliana non solitamente suonata da questa formazione (due violini, viola, violoncello), quindi parliamo di choro, samba, forró ecc…
Il suo nuovo album è già disponibile su tutte le piattaforme, sono previste date in Italia per la presentazione di “Spark”?
Certamente! tenete d’occhio i miei social media e sito web dove aggiornerò a breve le date!
Progetti per il futuro? Concerti?
Concerti a NYC per presentare l’album, e poi tour in Grecia e Italia con “O Kwarteto” e “Sparks”, quest’estate! In pentola bolle anche un nuovo album… musiche ispirate a storie di donne immigranti a NYC.