Delicatissimo questo suono rap che per molte parti si spende dentro soluzioni di didattiche ampiamente battute… ma molto altro deve al proprio vissuto, al proprio sentire… “Esserci” deve molto anche a questo stesso titolo perché da subito sia chiara quanto immersiva è la visione di Rahimi, rapper e cantautore pescarese che approda così ad un primo lavoro ufficiale anticipandolo in rete grazie al toccante video del singolo “C’est la vie”. Da vicino le cose sembrano ancora altre…
Musica oggi diviene più un concetto di intrattenimento televisivo. Il tuo Rap fa conto di questo o cerca un ritorno nelle strade di periferia?
Sono aperto a tutto ciò che la musica può portarmi, a patto che riesca a essere me stesso senza snaturarmi. Per quanto mi riguarda poi, le strade devono essere un punto di partenza, non di arrivo.
E invece il Rap oggi cos’è diventato secondo te?
Tante, troppe cose, per non considerare questo genere come una macroarea che racchiude tanti sottogeneri. Ciò che accomuna tutta la nuova musica di oggi è il modo di scrivere, che anche per il cantato è ormai rap. Si sente che i nuovi cantautori erano o sono ancora rapper. Se consideriamo la scrittura oggi è tutto più o meno rap.
Che bella questa immagine di copertina. Che poi sembra l’antitesi del titolo… sembra che il vero soggetto smarrisca la propria concretezza… o sbaglio?
Quando abbiamo scattato la foto ho pensato fosse perfetta come copertina proprio per quello che hai detto tu. Quando ascolto Esserci avverto in maniera prepotente la mia presenza, quando guardo la copertina mi accorgo che per tutti coloro che mi incontrano e mi ascoltano sono di passaggio, una sfumatura più o meno marcata, per quanto voglia impegnarmi a pensarla diversamente.
Parlami dei suoni di questo primo lavoro: hai cercato solo qualcosa di bello che risolvesse il problema della forma oppure hai fatto precise scelte di contenuto anche sul fronte suono?
Quando io e Giorgio vediamo come arrangiare i pezzi non pensiamo troppo a strategie pre-produzione. Di solito si parte dal mio testo e dalle mie melodie e si continua a braccio facendoci guidare dai nostri gusti e istinti. Strumento dopo strumento, nota dopo nota, tutto avviene in maniera naturale.
Un video… come lo hai pensato, se lo hai pensato?
Il video di “C’est la vie” l’ho scritto io. Ogni luogo e ogni scena. Poi Edoardo è stato bravo a tradurre tecnicamente il mio pensiero. L’idea mi è venuta da Giorgio quando mi ha detto che sarebbe stato carino riprendere le videocassette di quando ero piccolo, e da li ho costruito attorno scene del presente che avessero però anche rimandi a quel passato presente nei VHS.