Barbablù, favola noir antica riscritta da Costanza di Quattro con la regia di Moni Ovadia, interpretata da Mario Incudine fa tappa al Sannazaro di Napoli.
Barbablù il mostro seicentesco dello scrittore Charles Perrault è un personaggio realmente esistito: la storia parte da Gilles de Rois condottiero di Giovanna D’Arco, accusato di
tantissime violenze, che dopo aver vissuto una vita folle sale al patibolo all’età di 36 anni.
In scena racconta la sua condotta inumana che lo ha portato ad eliminare le sue 7 mogli incapace di dominare il suo istinto animale.
Barbablù( Mario Incudine cantautore poliedrico siciliano) in una intensa seduta psicoanalitica con il pubblico ci mostra la fragilità dell’uomo che ha avuto una infanzia negata, da adulto frustrato e
insoddisfatto , alla ricerca di un ideale di donna che esiste solo nella sua fantasia malata.
Il suo raccontarsi suscita nel pubblico stati d’animo contrastanti quali ripugnanza, attrazione, rabbia, sgomento e pietà.
Barbablù è uno spettacolo di impegno civile- sociale che tratta un argomento attuale scottante quale è il femminicidio.
Barbablù non vuole solo il possesso fisico delle donne che dice di amare, ma aspira al possesso totalizzante , privandole di fatto della libertà di pensiero e di azione.
L’ecclettico Mario Incudine riesce esaustivamente a calarsi nel personaggio in uno spettacolo che fonde magicamente ritmo e melodia grazie alle musiche dal vivo del polistrumentista Antonio Vasta e alla sapiente regia di
Moni Ovadia.
Lo spettacolo ci induce a riflettere sulla tendenza che c’è nell’uomo a far entrare il male trasformandoci in protagonisti dei peggiori misfatti.
La regia di Moni Ovadia ben rende il racconto di Barbablù che è vittima di sé stesso, chiuso nel suo mondo claustrofobico dal quale non potrà mai liberarsi se non con la morte.
“-Barbablu è un topos(luogo comune) della cultura occidentale
– ha dichiarato Moni Ovadia-
prima di essere un femminicida è un incapace, non concepisce il femminile come termine relazionale, tendenza molto diffusa nel maschilismo di oggi
dove la donna viene vista come oggetto sottomesso che deve rispettare le regole.
Credo che il maschilismo sia la prima forma di razzismo matrice di tutti quelli successivi quali la misoginia, antisemitismo, il razzismo, l’omofobia.
Nella creazione il divino restituisce alla donna la capacità di generare , perciò a maggior ragione degna di rispetto.
Nella cultura ebraica la donna è di fronte all’uomo in una relazione dialettica alla pari, non sottomessa”.
Lo spettacolo dal sapore chiaro-scuro nel finale ha una morale altamente cristiana che fa dire a Barbablù:
“Ancora oggi che sono all’inferno e brucio giorno dopo giorno per l’eternità, ho assunto l’ unica certezza che la giustizia di Dio segue un
corso diverso cioè il corso della Verità”.