Un brano che descrive il profondo legame che ciascuno di noi ha con la propria madre
Puoi presentarti ai nostri lettori facendo riferimento almeno a 5 aggettivi che ti contraddistinguono?
«Salve cari lettori, mi chiamo Giuseppe Cucè classe 72, nasco alle pendici dell’Etna nel Catanese, dove attualmente vivo. Amo fortemente la mia terra e da essa non mi sono mai voluto staccare, qui lavoro e svolgo la mia vita affettiva, compongo le mie canzoni piene di tutto ciò che mi circonda e mi appartiene. Gli aggettivi più rappresentativi del mio essere sono: riflessivo; comunicativo; creativo; appassionato; organizzato».
Cosa rappresenta per te il fare musica dal momento che sei passato anche dalle arti figurative alla danza contemporanea?
«Più che un passaggio posso dire che è stata una vera e propria evoluzione, mettere a fuoco il punto d’origine e comprenderlo, la chiave di volta che sostiene tutto. La musica è il linguaggio che più mi appartiene che mi permette di esprimere nel modo più autentico e naturale ciò che sono realmente».
Leggendo la tua biografia ci ha incuriosito che da piccolo hai frequentato la stessa scuola di Carmen Consoli e che hai portato in scena una recita scolastica con lei. Che ricordi hai di quel periodo e di lei? Siete rimasti amici?
«Si, frequentavamo lo stesso istituto ed io essendo un paio di anni più grande di lei avevo appena iniziato il triennio, l’occasione che ci ha fatto incontrare è stato uno spettacolo Natalizio organizzato all’interno della scuola, ricordo che era il Natale del 1990, direi parecchi anni fa, andai a cercarla nella sua classe per collaborare insieme ad alcune scene dello spettacolo e le proposi di cantare insieme il brano Stand by me di Ben E King, accettò volentieri ed iniziammo a vederci per provare la canzone, ricordo che provavamo anche dentro una vecchia Fiat 126 di un suo amico. Io all’epoca ballavo quindi nello spettacolo avevo solo scene di danza mentre lei cantava, fu naturale la nostra condivisione e probabilmente il suo primo duetto 😉 (Ho ancora il VHS dello spettacolo) da lì nacque una sincera amicizia, che posso dire ancora oggi resiste nonostante non ci si vede quasi più».
Ci racconti la genesi del tuo ultimo singolo La mia Dea?
«La mia Dea è sempre esistita nell’abbraccio tra una madre ed un figlio, è sempre stata li ad aspettare di essere sottolineata, nel rapporto biunivoco tra madre e figlio esiste un mondo da raccontare, da comprendere e sviscerare, partendo da mio rapporto con mia madre ho cercato di tradurre queste emozioni, per chi ha avuto il privilegio di provarle e anche per chi è ancora alla ricerca di questo sentimento, per chi lo ha perduto prematuramente e vuole riscoprirlo per poi fissarlo come punto di partenza della propria crescita personale».
Come è stato il tuo rapporto con la figura materna e con le donne in genere?
Ho sempre avuto un rapporto simbiotico con mia madre e con le donne in genere, ho sempre preferito la compagnia di donne vicino a me, croce e delizia a volte. Mi sono sempre sentito più vicino alla loro sensibilità per quanto spesso e volentieri la semplicità dell’uomo viene fagocitata dalla loro complessità e a volte anche dal loro isterismo. Ma rimangono pur sempre un mondo da esplorare, da scoprire ed amare.
Cosa puoi dirci riguardo al video che accompagna il brano?
«Il video è stato girato da Giovanni Mazzarà e diretto da Nanni Musiqo all’oasi del Simeto, una bellissima riserva naturale appena fuori Catania, è stato girato in due giorni, ricordo quelle giornate di dicembre con un inverno ancora da abbracciare ed un autunno alle prime armi. Il cielo grigio e qualche folata di vento ancora caldo sembravano già la scenografia giusta sussurrata tra le parole della canzone, un’automobile vintage che mi accompagna verso una meta ancora da raggiungere, un viaggio che inizia semplicemente dall’abbraccio e il saluto di chi ti ama incondizionatamente, La mia Dea, la tu, la vostra. Una metafora perfetta che spiega perfettamente l’importanza di chi ti conduce alla vita e ti presenta il mondo».
Quanto della Sicilia c’è nel tuo modo di fare musica?
«La mia Musica è totalmente intrisa della mia terra, tra le sue note c’è sia la polvere vulcanica dell’Etna sia i profumi di zagara e ginestra miscelati a quelli del mare. Credo che ogni luogo e l’energia che esprime determinano un’attitudine, un linguaggio unico che solo chi ci vive può comprendere, come un marchio di fabbrica direi. I nostri agrumi hanno un sapore diverso da quelli coltivati in altre regioni e non è facilmente spiegabile».
In che modo intendi promuovere il brano La mia Dea? Hai già fissato le date per qualche concerto dal vivo?
«Al momento il brano La mia Dea è presente su tutti i digital store dal 30 dicembre 2022. Per i live dobbiamo attendere l’uscita dell’intero album. Coming soon».