Dal 13 febbraio sarà’ possibile vedere nelle sale cinematografiche Svegliami a mezzanotte, documentario di Francesco Patierno, liberamente tratto dall’ omonimo libro di Fuani Marino pubblicato da Einaudi, Collana Frontiere. Il documentario è stato presentato in anteprima al Torino Film Festival 40.
Fuani Marino racconta in prima persona, con la bellissima voce di Eva Padoan, il proprio suicidio mancato e come sia sopravvissuta a se stessa.
Nel tardo pomeriggio del 26 luglio 2012, in una imprecisata località balneare, dopo aver trascorso una giornata al mare con sua figlia Greta, Fuani si lancia dal quarto piano di una palazzina senza lasciare alcun biglietto di addio che spieghi il suo gesto.
Nei giorni precedenti ha meditato sulla su morte scegliendo con cura il luogo del suicidio e calcolando che da quell’altezza la sua fine sarebbe stata certa.
Per l’ultima volta ha chiuso gli occhi, ha sentito sul palmo delle mani il freddo metallico della ringhiera del balcone e senza alcuna esitazione si è lanciata nel vuoto.
Nessun angelo l’ha accolta tra le sue braccia e neppure il pensiero della figlioletta di appena quattro mesi e l’affetto profondo di suo marito Riccardo l’hanno fatta recedere dal suo proposito.
Perché lo ha fatto? A questo interrogativo neppure la stessa Fuani sa dare una risposta precisa, esauriente, esaustiva.
Il documentario mescola sapientemente immagini di repertorio con filmati e foto private e diventa un’ indagine minuziosa ed accurata del disagio psichico e di come esso viene vissuto dalla società.
Ricostruendo la vita di Fuani Marino, il cui nome di battesimo è dato dall’ unione delle prime due sillabe dei nomi dei suoi genitori Furio e Anita, Francesco Patierno finalmente parla di qualcosa di scomodo e disturbante, di qualcosa della quale la stessa persona che lo compie deve vergognarsi. Ma la vergogna è proprio questa, come dice la stessa Fuani: non parlarne.
In una delle ultime inquadrature Fuani si guarda allo specchio. Sul suo corpo sono visibili le tante cicatrici dei molti interventi subiti. Immaginiamo lo sforzo enorme dell’ autrice nel parlare non solo a parole della sua storia, del suo destino. Ma il dolore lascia posto alla speranza e le cicatrici una sorta di percorso catartico e salvifico.
Un documentario dai contenuti forti, sottolineati ed impreziositi dalle musiche di Massimo Martellotta. Un documentario intenso e da vedere.