In scena al Teatro Mercadante per la regia di Francesco Saponaro
A cento anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini, Mauro Gioia con la complicità di Claudia Gerini e del regista Francesco Saponaro punta l’attenzione su uno dei linguaggi della produzione meno nota del grande intellettuale friulano ovvero quello della scrittura di testi per canzoni che lo portarono ad intraprendere collaborazioni con artisti del calibro di Sergio Endrigo, Piero Umiliani, Domenico Modugno, Laura Betti, Piero Piccioni, Marcello Panni.
Ecco come Mauro Gioia si esprime in proposito: «Nelle sue canzoni soffia il vento della protesta perché il mondo è ancora preda braccata dalla furia consumistica e la fatica del vivere resta la stessa. Nei versi che le accompagnano Pasolini seppe immaginare i mali che affliggono la nostra società. I compositori che si prestarono a metterle in musica erano parte di una comunità di artisti e di intellettuali molto attenta ai contenuti e che mai avrebbe preferito la forma del semplice consumo melodico».
A queste parole fanno eco quelle del regista Francesco Saponaro: «Le canzoni del poeta di Casarsa sono stelle di una galassia che sta al corpus dell’intera opera pasoliniana come una predella alla sua pala d’altare. Più che canzoni d’autore sono Lieder sbocciati dall’inguaribile spleen di un Tiresia nostro contemporaneo. Piccole storie in cui riverberano i temi più cari allo scrittore corsaro, al cineasta assetato di realtà, di mito e poiesis, in cui si innesta la disperata vitalità dei suoi versi al piglio giocoso del fanciullo friulano dallo sguardo malinconico».
E quali sono i titoli di queste canzoni che hanno tanto affascinato Mauro Gioia e permesso a Claudia Gerini di mostrare anche le sue doti canore? Il soldato di Napoleone, Canto delle campane, Cristo al Mondrione,Marylin, Ballata del suicidio,I ragazzi del campo, Ay desesperatamente, Violino tzigano, Valzer della toppa, La recessione, Che cosa sono le nuvole?, Una storia sbagliata.
Canzoni che sono storie a tutti gli effetti e che vedono protagonisti i tanti personaggi di varia umanità che popolano gli scritti di Pasolini, personaggi veri, autentici, coraggiosi e ribelli.
Ciascuna di queste canzoni ha una sua genesi che sarebbe molto complessa da raccontare in un solo articolo. Basti pensare che alcuni titoli hanno fatto la storia della musica italiana vedi Violino Tzigano di Bixio e Cherubini, molto amata da Pasolini ed inserita in una delle scene più struggenti del film Mamma Roma e Una storia sbagliata di Fabrizio De Andrè che tratta dell’omicidio del poeta avvenuto nel 1975.
All’aprirsi del sipario lo sguardo dello spettatore ritrova la spiaggia di Ostia dove nella notte tra il l’1 e il 2 novembre del 1975 venne ucciso Pasolini sulla cui morte restano ancora dubbi e misteri.
A sinistra un pianoforte a coda, a destra un leggio, sullo sfondo un grande cartellone con immagini in bianco e nero di una squallida periferia romana abitata da ragazzi di vita sostituite di volta in volta con altre immagini tra le quali spicca quella del golfo di Napoli con la vista del Vesuvio.
Mauro Gioia intona con voce un po’ incerta dovuta all’emozione della prima, Il soldato di Napoleone, musicata da Sergio Endrigo che narra la storia di un giovane di Casarsa che segue l’esercito del grande condottiero nella campagna di Russia. E poi, come tessere di un grande mosaico, tutte le altre canzoni con la presenza scenica e vocale di una Claudia Gerini in stato di grazia. Vestita da madonna addolorata, da Marylin o da prostituta , è capace di trasmettere emozioni vibranti che non temono il confronto con una Laura Betti o una Gabriella Ferri. Una sfida accettata e vinta con il supporto degli ottimi musicisti: Francesca De Filippis, Monia Massa, Annamaria Puggioni, Alberto Toccaceli.
A fare da fil rouge alle canzoni le parole stesse di Pasolini tratte dai suoi scritti ,parole caustiche, spesso profetiche ed inascoltate.
Lo spettacolo ha il pregio di aver sottolineato un aspetto poco conosciuto di Pasolini che si cimenta a scrivere anche in romanesco ma come ha detto il regista Francesco Saponaro: «Per cantare Pasolini bisogna attraversarne il corpo narrativo e poetico, crearsi uno spazio tra gli anfratti e far scorrere musica e parole, come nell’alveo di un fiume». E Mauro Gioia e Claudia Gerini ci sono riusciti.