Tony Tammaro festeggia 30 anni di carriera e per l’occasione sarà al Palapartenope di Napoli, il giorno 27 dicembre con La notte dei Tamarri (prodotto da L’Azzurra Spettacoli).
Sul palco l’artista sarà accompagnato da una band di sette elementi ed eseguirà gran parte del suo repertorio in cui spiccano le hit “Patrizia”, “‘o Trerrote”, il “Rock dei Tamarri” e “Supersantos”, con tanti ospiti a sorpresa.
Trattandosi di spettacolo tamarro, lo stesso Tony ha voluto suddividere il Palapartenope in quattro settori ad hoc. Le poltronissime faranno parte del settore CT (chiattilli), mentre gli altri settori saranno ribattezzati: TA (tamarri arricchiti), CF (cafoni), MEF (muort’e famm). I biglietti – che variano dai 23,00 ai 34,50 euro – sono disponibili nei principali punti vendita regionali e sui circuiti Go2 e Ticketone.
30 anni di carriera che festeggerai al Palapartenope di Napoli il prossimo 27 dicembre. Come descriveresti questi anni caratterizzati da 2500 concerti, 8 album, un libro, televisione e cinema?
«Canta oggi, canta domani, appunto 2500 concerti, così che una mattina mi sono svegliato ed erano appunto passati 30 anni. La mia è stata una carriera anomala. Normalmente i cantanti passano per la tv, per le case discografiche, mentre io forse sono stato il primo indie d’Italia, oggi si porta molto questa parola per descrivere un artista indipendente. Il mio primo disco me lo sono inciso a mie spese ed ho continuato a fare questo per tutti gli altri lavori. I miei otto album sono tutti autoprodotti. Gli altri miei colleghi, appena hanno un minimo di popolarità, immediatamente cambiano città e si trasferiscono a Roma o Milano. Io ho deciso di restare in Campania. La vivo come una missione. Cerco di curare le anime con il buon umore. Non è una cosa che faccio solo quando sto su un palco. Ho questa natura biricchina, quindi amo fare battute e far sorridere le persone per strada, gli amici, tutti quelli che mi circondano perché non amo i musi lunghi».
In realtà gli anni di carriera sarebbero 32, se calcoliamo anche i due della pandemia. Come hai vissuto questo periodo così particolare lontano dalle scene?
«I due anni della pandemia non li considero perché mi sono antipatici. In quel periodo ho scritto delle canzoni, in effetti avevo preparato un intero album, registrato nel mio studio. Poi quando è finita la pandemia, l’ho riascoltato e mi sono accorto che era tristissimo. Quindi ho deciso di prepararne uno nuovo, che sto ultimando in questi giorni ed è sicuramente molto più allegro».
L’evento che terrai al Palapartenope è una seconda festa con il tuo pubblico, dopo il successo della scorsa estate in Piazza del Plebiscito. Cosa ha preparato per questa occasione?
«Sarò accompagnato per l’occasione da una band di sette elementi, con cui eseguirò gran parte del mio repertorio. Inoltre ci saranno degli ospiti a sorpresa, che non anticipo per non rovinare la sorpresa, tra questi c’è una band napoletana che mi fa impazzire, ma non dico il nome, che ho voluto che mi affiancassero sul palco in questa occasione. Sarà sicuramente una grande festa. La gente mi sta celebrando e da oltre cinque anni non mi chiama più Tony, ma maestro, e non capisco se sia una cosa legata all’età. Ad esempio quando vado a fare la spesa, mi fanno tutti lo sconto. Un giorno al fruttivendolo gli ho chiesto il perché mi regalasse tutte quelle cose e lui mi ha risposto che lo faceva per ringraziarmi di tutte le risate che gli avevo fatto fare, quindi c’è la gratitudine anche in questo».
Molto simpatica l’idea di suddividere il Palapartenope in quattro settori ad hoc. Le poltronissime faranno parte del settore CT (chiattilli), mentre gli altri settori saranno ribattezzati: TA (tamarri arricchiti), CF (cafoni), MEF (muort’e famm). Com’è nata questa idea?
«Mi chiamarono dal Palapartenope per comunicarmi i prezzi dei biglietti. Sono una persona molto democratica e mi dispiace vedere che le persone che pagano di più possono sedersi avanti e le altre indietro. Quindi chi avrà la poltronissima ho dato il settore CT che sta per chiattillo, invece per quelli che staranno nel settore popolare ho scelto MEF o meglio muiort’ e famm, un termine che spesso alcune persone che mi seguono sul web, mi scrivono chiedendomi: “Tony vuoi fare un concerto gratis? Ca simm muort’e famm”. Che poi non c’è nessuno che si muore di fame, ma è un intercalare ed e da qui che è partita l’idea».
Tra le sue hit troviamo “Patrizia”, “‘o Trerrote”, il “Rock dei Tamarri” e “Supersantos”. Queste canzoni raccontano un modo di vivere diverso da quello di oggi, quindi riascoltare queste canzoni è un po’ come viaggiare nel tempo…
«Quando ho iniziato a cantare, pensavo che fosse durato un paio di anni, per poi tornare a fare l’impiegato. E invece è andata in maniera diversa. Cerco anche io di darmi una spiegazione, oltretutto sono una persona trasversale, mi ascolta il padre, il figlio, il nipote. Con la mia musica riesco a toccare diverse generazioni, ma anche diverse fasce sociali. Le mie canzoni sono ascoltate da persone di Posillipo, come quelle dei quartieri popolari. Io credo innanzitutto che ci sia un effetto nostalgia, nel senso che molte persone che vengono ai miei concerti, mi dicono che attraverso le mie canzoni riescono a ricordare i momenti belli della loro gioventù. Le mie canzoni sono state la colonna sonora delle gite nei pullman oppure dei falò sulla spiaggia, insomma ricordano momenti belli. Poi c’è anche una forma di aggregazione, perché io ho descritto i modi tipici di vivere del sud, dalla frittata di maccheroni alla parmigiana di melanzane, cose tipiche nostre che hanno fatto sì che la gente mi seguisse per trovare una propria identità. Ho cercato con le mie canzoni di sdoganare alcuni modi di dire che fanno parte della nostra cultura, del nostro patrimonio».
A cosa stai lavorando in questo periodo?
«In realtà sto lavorando a tre progetti. Il primo è legato all’uscita di un libro, poiché mi sembrava giusto, arrivato a una certa età, raccogliere in un volume tutte le memorie, tutto quello che mi è successo. Inoltre sto preparando un nuovo disco e mi appresto a realizzare un tour europeo come nel 2016 che registrai sold out in tutta Italia».
Come sarà il Natale di Tony Tammaro e cosa si aspetta dal nuovo anno?
«Tammaro trascorrerà il Natale come tutte le persone del sud, quindi in famiglia, giocando a tombola tutti insieme, facendo tutte le cose tipiche del Natale nostrano».
I brani del nuovo album tratteranno tematiche ispirate alla società odierna?
«Sono sempre stato etichettato come tamarro o come il cantante dei tamarri. Premesso che sui tamarri non c’è più nulla da dire perché ho scritto 120 canzoni, quindi sto scrivendo attualmente canzoni più legate all’attualità, sempre mettendomi dal balcone ad osservare tutto e tutti».