Il Museo del Novecento di Milano diventa la più importante galleria dedicata al Futurismo a livello internazionale grazie all’arrivo di ben 26 capolavori del primo Novecento italiano.
Il museo inaugura, infatti, una riorganizzazione degli spazi in vista del raddoppio nel secondo Arengario, dalla Collezione Gianni Mattioli in cui i nuovi i dipinti dialogano in un percorso organico e integrato con la collezione permanente.
Da Boccioni a Sironi, da Modigliani a Carrà e Morandi, il Museo del Novecento diventa dinamico come il Futurismo, del quale oggi conserva la collezione più ricca e completa al mondo: la celebre scultura “Forme Uniche della Continuità nello Spazio” (1913) di Boccioni (icona del museo) accoglie il visitatore nella prima sala, confrontandosi con due capolavori dello stesso artista (“Dinamismo di un ciclista” del 1912 e “Dinamismo di un corpo umano” del 1913). Sulla parete di fondo della Galleria, è possibile ammirare il dipinto monumentale “Materia” (1912), ritratto della madre dell’artista. Tra i due capolavori ecco il “Crepuscolo” (1909) e il bozzetto del “La città che sale” di Boccioni (1910); il vortice iconografico di “Manifestazione interventista” (1914) di Carlo Carrà; il vorticoso scintillio della “Ballerina blu” (1912).
Il percorso continua poi con i nuovi allestimenti che consentono di accostare in uno splendido trittico metafisico le opere di Mario Sironi (“Composizione con elica” del 1915 e “Il cavallo bianco” del 1919) a “Ballerina” (1919) della Collezione Jucker, che introducono gli anni Venti.