“Ciò che abbiamo dentro” (etichetta 21co e distribuito da Artist First) è il titolo del nuovo album di inediti di Alex, il giovane cantautore e musicista comasco finalista dell’edizione 2022 di Amici.
Cresciuto tra Italia e Inghilterra, Alessandro Rina, dopo la partecipazione ad Amici e la pubblicazione del suo EP “Non siamo soli” – contenente i brani che ha presentato all’interno del programma – torna con un nuovo lavoro che rappresenta una nuova fase, un nuovo inizio. Il prossimo 23 novembre sarà live al Fabrique di Milano.
Questo è un momento molto importante per te poiché lo scorso 4 novembre è uscito “Ciò che abbiamo dentro”. Cosa hai dentro in questo momento? Sei emozionato?
«Sono contento di come ho visto partire l’album. Sicuramente prima dell’uscita c’era un po’ di ansia perché stavo mettendo a nudo un mio progetto, quindi mi sentivo come se mi stessi spogliando. La musica è la parte più intima di me, quindi avevo quell’ansia che poi ho superato nel vedere il riscontro che sta avendo adesso, anche se è solo l’inizio. Sono contento perché mi piace questo lavoro».
Giorni intensi che ti hanno visto impegnato anche con l’instore tour che ha toccato le città di Torino, Firenze, Roma e Napoli.
«Questo degli instore tour è uno dei momenti piacevoli del mio percorso in cui ho la possibilità di incontrare il mio pubblico, le persone che mi seguono, a cui piace la mia musica. Persone che mi hanno anche visto crescere all’interno di un programma in cui sono entrato come una persona anonima, poi dopo l’uscita ho raggiunto una certa popolarità. È bello poter incontrare queste persone che mi hanno sostenuto. Poi l’altra magia la si vive attraverso i live».
Cosa rappresenta per te questo lavoro, oltre ovviamente a racchiudere le tue emozioni, i tuoi pensieri e in quanto tempo è stato realizzato?
«Subito dopo l’uscita dell’EP “Non siamo soli” contenente i brani che ho presentato all’interno del programma, mi sono messo a scrivere, come del resto faccio ogni giorno. Amo scrivere e comporre canzoni, quindi sono contento di aver avuto l’opportunità di realizzare questo album».
In queste canzoni c’è racchiuso un po’ il tuo mondo, si parla della tua musica, si parla di amore, di sofferenza, di forza nel superare delle perdite, ma anche di incontri. Quali sono per te gli incontri che hanno cambiato la tua vita?
«Sicuramente le persone che mi hanno sostenuto e seguito e che magari sono anche dietro le quinte. Tra gli incontri importanti non posso non citare Maria, Lorella, lo stesso Rudy, che nonostante i vari battibecchi mi ha insegnato tantissime cose. Poi è stato fondamentale il confronto con altri artisti che ho incontrato una volta uscito dal programma. Ogni incontro è per me importante perché è un’esperienza in più che arricchisce il mio percorso?
L’album si chiude con “Noi” una delle canzoni più significative per te “perché parli delle persone che ti ascoltano e che ti sono sempre state accanto.
«Si è dedicata a tutte quelle persone che mi hanno visto crescere e mi hanno supportato in tutto questo percorso. Per me è come se questa canzone fosse stata scritta da loro e non da me per celebrare questa nostra unione».
C’è un momento della tua giornata in cui decidi di scrivere oppure scrivi quando hai l’ispirazione?
«La parola ispirazione la vedo come una voglia di fare, di scrivere o di cantare qualcosa. Non c’è un momento specifico. Solitamente scrivo di notte ma non perché mi piace farlo in quel momento, solo perché ho più tempo libero per farlo. Però anche adesso potrei sedermi al pianoforte e buttare giù un brano».
Nasce prima la musica o il testo?
«A volte nasce prima la musica, altre volte il testo. Non ho delle regole, tutto nasce in maniera spontanea A volte mi capita di provare un’emozione e di tirarla fuori attraverso le parole, altre volte attraverso la musica».
Londra ha fatto un po’ da apripista alla tua carriera musicale. Cosa rappresenta per te?
«Sicuramente mi ha portato ad aprirmi un po’ di più su quello che mi piaceva fare, mi sono lasciato andare un po’ di più, però ti posso dire che il mio lancio è stato legato al mio ritorno in Italia. Londra è stata un po’ l’inizio del mio rischiare, dove mi sono fatto le ossa. Molte persone quando sono tornato in Italia, mi hanno chiesto il perché del mio ritorno. Semplicemente perché amo trasmettere le mie emozioni in musica, in italiano».
Quindi non scriverai mai testi in inglese?
«Sicuramente è una lingua che mi piace, però l’italiano mi dà più cose».
Cosa porti con te della tua partecipazione ad Amici?
«Sicuramente molta più consapevolezza di quello che sono e di cos’è la musica in generale. Non ti nego che prima di entrare non sapevo neanche cosa fosse la SIAE. Avevo una conoscenza musicale per quanto riguarda la parte artistica di questo mestiere, ma non sapevo in che modo un artista doveva approcciarsi ad un produttore. Quindi la partecipazione ad Amici mi ha permesso di avere più consapevolezza di questo lavoro e mi ha dato la possibilità di conoscere di più la mia artisticità».