Il Palapartenope di Napoli esplode per l’ultima replica di Notre Dame de Paris, l’opera popolare con le musiche di Riccardo Cocciante, le liriche di Luc Plamondon (nella versione italiana di Pasquale Panella), la regia di Gilles Maheu, tratto dall’omonimo dramma di Victor Hugo che da 20 anni calca i palcoscenici di tutto il mondo.
Le vicende di Quasimodo, il gobbo campanaro della cattedrale gotica di Parigi e della sua Esmeralda, la seducente gitana che ha suscitato la bramosia l’arcidiacono Frollo e l’invidia di Fiordaliso , la promessa sposa del capitano Febo, sono note. A raccontarle è il poeta Pierre Gringoire che ci introduce ne Il tempo delle cattedrali quando la scrittura è architettura e i bassorilievi e i gargolle insegnano le Sacre Scritture ad un popolo ignorante e superstizioso.
Quasimodo ed Esmeralda sono i diversi, coloro che non possono vivere nella società civile ed aspirare alla dignità che dovrebbe essere garantita ad ogni essere umano dal 1482 e ai giorni nostri. Il primo è stato confinato e segregato da Frollo nella cattedrale. Per tutti è un mostro anche se riesce a far cantare la sua anima attraverso il suono melodioso ed argentino delle Tre Marie, le campane di Notre Dame. Esmeralda è una zingara che si guadagna da vivere danzando sul sagrato della chiesa più famosa di Parigi e frequenta i clandestini, gli invisibili della Corte dei Miracoli. Eppure in questi due reietti trova spazio un amore puro che rimarrà per sempre integro ed innocente a differenza di quello di Febo e Frollo animato quasi esclusivamente da un desiderio di possesso egoistico. E dicendo questo abbiamo sintetizzato le ragioni del grande successo che riscuote da tempo il dramma di Hugo e sua la trasposizione in opera.
Ieri sera abbiamo assistito all’ennesima replica di uno spettacolo che non conosce tramonto. Matteo Setti nel ruolo di Gringoire ci ha sapientemente introdotti nel racconto con la sua voce potente e gli altri interpreti hanno fatto il resto. Giò Di Tonno ha rivestito ancora una volta i panni di Quasimodo con una performance impeccabile, intrisa di un’emozione struggente e palpabile soprattutto nel finale dell’opera quando canta Balla mia Esmeralda.
Ilaria Mongiovì non ha fatto rimpiangere Lola Ponce nel ruolo di Esmeralda. La sua voce calda e pastosa si è espressa al meglio soprattutto nei duetti ed in particolare quello con Clopin, un credibile Leonardo Di Minno.
Cristian Mini ha sostituito egregiamente Vittorio Matteucci nell’interpretare Frollo e la sua passione sempre in bilico tra scienza, fede e la bella gitana.
Graziano Galatone è stato un Febo misurato nel rendere il suo tormento interiore e l’incapacità di scegliere tra Fiordaliso ed Esmeralda. Bello come il sole ha reso il suo assolo convincente con il brano Cuore in me.
Claudia D’Ottavi ha saputo manifestare appieno la sete di vendetta e l’invidia di Fiordaliso nei confronti di Esmeralda in modo autentico, con voce ferma e misurata gestualità.
Ma i veri protagonisti della scena sono stati i ballerini-acrobati che hanno spostato anche le ingombranti scenografie con abilità ed energia.
Gringoire intona alla fine dello spettacolo Il tempo delle cattedrali e il pubblico lo segue docile e preparato.
Uno spettacolo ed una serata indimenticabili!
Notre Dame di Paris è atteso al Palaflorio di Bari dal 3 al 6 novembre, al Palasele di Eboli il 26 e il 27 novembre, all’Unipol Arena di Bologna dal 2 al 4 dicembre, A Torino al Pala Alpitour dal 9 all’11 dicembre e al teatro Politeama rossetti di Trieste dal 14 al 18 dicembre.