Presentata al Museo Archeologico MANN di Napoli “Sacri Spiriti. I Songye nella Cappella Palatina” la mostra allestita al Maschio Angioino, curata dai proff. Bernard de Grunne e Gigi Pezzoli e prodotta da Andrea Aragosa per Black Tarantella (ingresso gratuito, dal lunedì al sabato dalle 10 alle 17, fino al 15 gennaio).
Si tratta della prima mostra esaustiva in occidente sull’arte congolese, che raduna 130 opere raccolte da ConselliArt di scultura tradizionale in legno dei Songye, un gruppo etnico insediato in un ampio territorio del Congo centrale.
«Sono ciò che una volta chiamavamo feticci – spiega il prof. Gigi Pezzoli – e oggi, con termini meno negativi, figure di potere o effigi culturali. Si tratta di oggetti magico-protettivi frutto dell’intervento congiunto di scultori, fabbri e specialisti rituali che li hanno attivati mediante canti, preghiere e l’aggiunta di elementi animali e naturali».
Come primo elemento di percezione estetica, si può cogliere una rappresentazione umana rielaborata con una certa dose di astrazione. Vi si colgono canoni identitari (volti ben definiti, parti del corpo più accennate e non necessariamente proporzionate alla testa, movimenti appena accennati, frontalità e simmetria) che evidenziano l’esistenza di centri stilistici e di vere e proprie personalità artistiche con dei canoni da rispettare, perché le loro creazioni dovevano essere comprese ed accettate dalla collettività per la quale assolvevano a funzioni rituali. Volendo fare un parallelo con la cultura antica occidentale, li si potrebbe paragonare ai Lari romani, la cui funzione era quella di proteggere la casa, la famiglia e gli individui.
Ecco perché il direttore del MANN Paolo Giulierini ha voluto esporre tre opere nel museo da lui diretto, accanto alle statuine dell’antica Pompei, per tutta la durata della mostra. Mostra che si terrà nella Cappella Palatina del Maschio Angioino, accanto ai frammenti di un ciclo di affreschi di Giotto e che ha fatto interrogare i curatori sull’opportunità di tale collocazione: «É raro che una mostra d’arte africana – continua il prof. Pezzoli – si interroghi sul rapporto tra gli oggetti esposti e il luogo dell’esposizione, ma in questo caso le circostanze (figure magico protettive in un antico luogo di culto della cristianità) lo richiedevano. Abbiamo poi compreso che vi è una singolare corrispondenza tra le pratiche tradizionali della religiosità africana e quella del sud Italia, e di Napoli in particolare».
Il percorso espositivo privilegia dunque un rapporto diretto ed intuitivo con la spiritualità e la creatività di questo popolo africano. La sequenza inizia dalla navata centrale con una scultura storica esposta ad Anversa nel 1937 per poi dipanarsi lungo le navate laterali in senso antiorario, in cui vengono esposti raggruppamenti di oggetti in cui sono evidenziati elementi comuni e temi di confronto. Nell’ambito del percorso “geografico” del Paese dei Songye sono collocati alcuni temi di approfondimento e atelier identificativi.
L’esposizione gode del patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica Democratica del Congo a Roma e del Consolato del Congo di Napoli, della Regione Campania, del Comune di Napoli, del Museo Archeologico di Napoli, dell’Università L’Orientale e del Centro Studi Archeologia Africana di Milano.