Il Museo Civico di Bassano del Grappa ospita la grande mostra dal titolo “Io, Canova. Genio europeo”, celebrativa del grande scultore neoclassico in occasione dei 200 anni dalla morte.
L’esposizione resterà allestita fino al 26 febbraio 2023 ed ha lo scopo di offrire al pubblico non soltanto la testimonianza di un talento unico al mondo, ma vuole andare “oltre l’artista ed il suo universo estetico” per raccontare anche “un altro Canova”, soffermandosi sull’uomo, sulla formazione, sulla sua passione di collezionista. Non mancheranno poi anche alcuni riferimenti ad importanti commissioni, con il racconto delle vicende legate alla realizzazione di opere come il Monumento funerario per Orazio Nelson e quello per Papa Clemente XIII, oppure la descrizione dei rapporti che il Canova ebbe con mecenati, pontefici, principi e nobili.
La mostra mette insieme opere di valore inestimabile, tra sculture, dipinti, disegni e documenti. In particolare tra le oltre 140 opere che la compongono si segnala anche la “Maddalena giacente”: ultimo capolavoro di Antonio Canova, ritrovato dopo quasi due secoli di oblio. Si tratta di una splendida figura di donna distesa, con un’espressione di estasi mista a dolore e una lacrima sul volto.
Tra le opere esposte segnaliamo anche alcune preziosissime, sottratte da Napoleone per realizzare il suo “museo universale” a Parigi: dall’antico calco in gesso del “Laocoonte” alla “Deposizione” di Paolo Veronese, da “La Fortuna” di Guido Reni all'”Assunzione della Vergine” di Agostino Carracci. Poi ancora la “Principessa Leopoldina Esterhazy Liechtenstein”, il grande gesso della “Religione”, “Marte e Venere” realizzato per Giorgio IV d’Inghilterra e l'”Endimione dormiente”, tutte opere necessarie a ricostruire il contesto in cui Canova visse e operò.
Il progetto espositivo, curato da Giuseppe Pavanello e Mario Guderzo, con la direzione scientifica di Barbara Guido gode del patrocinio ed il contributo del “Comitato Nazionale per le celebrazioni del bicentenario della morte di Antonio Canova” presieduto da Vittorio Sgarbi.