È uscito il nuovo singolo del giovane cantautore e polistrumentista Daemia, dal titolo, Nostro giardino pubblicato da Arealive/Believe, un brano introspettivo che esprime il timore per la fine di un rapporto sentimentale. La produzione artistica è curata dal bassista e producer della band Riva e Scirocco, Stefano “Juno” Bruno. Nostro giardino si contraddistingue per la fusione tra contemporary R&B e Indie-pop, e l’intreccio tra synths e voce soulful.
È uscito il tuo secondo singolo, dal titolo Nostro giardino, un brano che esprime preoccupazione per la fine di un rapporto. Il Giardino raffigura quel luogo simbolico, in cui vivere la storia d’amore. Il brano è scaturito da momenti ed emozioni vissute?
«Sì, è stato sicuramente ispirato da sensazioni vissute. Credo capiti a tutti prima o poi di sperimentare certe emozioni. Le scelte differenti, la distanza, possono dividere e compromettere quello che hai costruito. Il Giardino è lo spazio delimitato e protetto, accessibile solo a me e all’altra persona. È il concetto di recinto sacro, di temenos greco. È la stanza».
Nostro giardino è contraddistinto da sonorità d’oltreoceano, in cui R&B, soul, pop si intrecciano con suoni elettronici. Da quali ispirazioni musicali è stato concepito?
«Nostro giardino mette insieme mondi differenti. Il testo introspettivo modella una immagine, i synths. Ci siamo lasciati ispirare da artisti che stimo moltissimo come James Blake, Frank Ocean. L’idea era quella di creare un mix di elementi che creassero un mondo, una sensazione».
Il brano No eh? Va be’, il tuo primo singolo, è una dichiarazione d’amore in cui interpreti la nostalgia del passato. Cosa rappresenta questa canzone per te?
«Rappresenta la sensazione di portare una persona ovunque, come se fosse sempre lì fisicamente. Basta un suono oppure un odore per accendere quel senso di nostalgia. Anche quel brano racconta la distanza fisica colmata proprio da questi momenti».
Come è nato musicalmente No eh? Va be’?
«Ho scritto No eh ? Va be’ qualche tempo fa, di getto. Ho registrato il primo provino a Parigi, nella mia stanza, ho vissuto lì per un semestre. Poi l’ho mandato a Stefano ( producer), ha iniziato a produrlo. È nato in maniera veloce. Lo abbiamo registrato definitivamente quando sono ritornato».
Perché hai scelto come nome d’arte Daemia?
«Volevo dare un nome al progetto, volevo fosse qualcosa che rispecchiasse il sound e l’identità , volevo anche che fosse in qualche modo legato a me e al mio nome ( Damiano). Quindi ho pescato un po’ nell’origine del mio nome, ed è venuto fuori Daemia».
Sei un giovane cantautore e polistrumentista. Hai iniziato a suonare sin da quando eri bambino?
«Sì, ho iniziato con la batteria, poi ho scoperto il canto e successivamente il piano. È nato tutto spontaneamente. La musica è una passione, ma anche un bisogno. Mi dà la possibilità di esprimermi. Ecco perché scrivo, lo trovo terapeutico».
Quali artisti hai ascoltato negli anni?
«Il cantautorato italiano, Lucio Dalla, Pino Daniele, Stevie Wonder, James Blake, solo per citarne alcuni. Poi il jazz, il rock. Ho ascoltato tanta musica e continuo a farlo tenendomi sempre aggiornato. Tanti sono gli artisti che hanno contribuito a formare la mia identità musicale».