Strepitoso successo per l’acclamatissima Antonella Morea, con lo spettacolo “Mamma, piccole tragedie minimali” (1986) di Annibale Ruccello, per la regia di Gerardo D’Andrea.
Lo spettacolo si inserisce all’interno del ricco programma della I Edizione del festival “Ercolano – Tra radici e tradizioni” promosso dal Comune di Ercolano, con il contributo della Città Metropolitana di Napoli.
Nella cornice di Villa Ruggiero, la maestria di Antonella Morea incanta e diverte gli spettatori, accompagnata da brevi intermezzi musicali del maestro Franco Ponzo, dedicati a brani famosi di cui le mamme, come nei brani recitati, sono protagoniste.
«I ruoli femminili – dichiara Antonella Morea a Mydreams – che interpreto sono scritti talmente bene che è una bellissima sensazione interpretarli, così come entrare nelle loro pieghe, nei loro sentimenti e nelle loro emozioni. Nello specifico, Mamma contiene tre favole del Basile rimaneggiate da Ruccello, materia che sento mia essendo io nata artisticamente con La Gatta Cenerentola; poi, il delirio delle tre mamme che si susseguono è talmente pirotecnico che è un sicuro successo e sicuramente costituisce una gran prova per un’attrice».
Lo spettacolo si apre con il racconto di tre fiabe, Catarinella e il principe serpente, Miezuculillo e il Re dei Piriti, che fanno eco alle atmosfere perturbanti dei racconti di Gian Battista Basile ne “Lo cuntu de li cunti”, dai risvolti finemente grotteschi.
Segue un velocissimo cambio d’abito nascosto dal fondale, che restituisce un’Antonella Morea vestita di stracci per l’interpretazione esilarante de Maria di Carmelo (1985), in cui una povera Madonna, tra una chiacchierata in compagnia di Marlon Brando e una partita a tressette con Claudio Villa e Gandhi, cerca di sopravvivere alle angherie delle monache del manicomio in cui è rinchiusa, che, disaffezionate, non la onorano neanche con un fiore.
Ancora un altro cambio per l’interpretazione della mamma di Adriana in Mal di denti (1983), una madre che si dimostra insensibile ed egoriferita, incapace di confrontarsi con le difficoltà della sua unica figlia minorenne, rimasta incinta di Sandro, un ragazzino sprovveduto, figlio di “gente bassa”.
Infine, la magistrale versatilità di Antonella Morea si chiude nel culmine dell’interpretazione de La Telefonata (1985), nelle vesti di una madre frustrata dalla quotidianità caotica della tipica famiglia numerosa partenopea, totalmente assente se non per curare i propri pettegolezzi a telefono con la cognata.