Dal 24 giugno è disponibile in rotazione radiofonica Funkyland, il nuovo singolo di Guasto, al secolo Gianmarco Finizio.
Il brano è un racconto che porta a fare un viaggio su un pianeta fatto di grooves, rhodes, fender bass and guitar, synth, archi che richiamano sonorità di uno stile eclettico ed ispirato a George Benson, Bee Gees, Diana Ross, EWF, Kool and the Gang, passando per Jovanotti e Pino Daniele.
Ecco come Guasto lo descrive: «Funkyland : bella Napoli, balla Napoli diversa ed insolita se si pensa a come è stata descritta finora».
Il brano è accompagnato da un videoclip diretto da Alessandro Freschi che rappresenta un viaggio simbolico in una terra ideale, vista e raccontata da un visionario dove i colori si accendono e brillano e dove tutto, dai monumenti, ai vicoli, al Vesuvio viene trasfigurato.
Per saperne di più, noi di Myderams, abbiamo intervistato Guasto.
Gianmarco Finizio, in arte Guasto. Perché?
“Un ascensore guasto e quattro piani da salire mi hanno dato l’idea. Mi sembrava un parallelo azzeccato per il mio stato d’animo in quel momento. Inoltre, la somma dei mille ascolti, che variano in maniera quasi schizofrenica da un artista all’altro senza tempo, mi hanno contaminato fino a rendermi Guasto., facendo sì che non mi senta rinchiuso in un solo genere musicale. La musica è bella tutta e la contaminazione dei vari generi credo sia formativa e fondamentale per creare qualcosa di unico”.
Quando e come ti sei avvicinato alla musica?
«Probabilmente è stata colpa di mia madre che quando ero bambino canticchiava spesso in casa. E poi ho iniziato a farlo io, in auto e cantavo tutto quello che papà metteva nel lettore CD. Mi divertivo ad imitare il modo di cantare di alcuni artisti. È stata una palestra incredibile. Certo, i miei si divertivano un po’ meno durante i lunghi viaggi…Cantavo continuamente e talmente tanto che quando si abbassava il volume della musica per parlare, dato che a stento riuscivano a comunicare tra loro, io piangevo come un matto. È sempre stato il mio gioco preferito. Si può dire che il mio primo insegnante sia stato Giuliano Sangiorgi. A furia di imitare i suoi falsetti, ho imparato anch’io senza mai studiare tecnicamente come fare. Poi successivamente alle scuole medie entrai in una sezione sperimentale di musica, suonavo la chitarra. Da grande volevo essere come Pino Daniele. E da lì ho iniziato a comporre le mie prime canzoni e non mi sono più fermato».
Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
«Su tutti direi Pino Daniele. Mi ha accompagnato e continua a farlo, come se fosse la colonna sonora della mia vita. Ha influenzato molto il mio modo di vivere, di essere e di vedere le cose. Ho iniziato a suonare la chitarra da bambino perché da grande volevo diventare come lui. Amo molto le penne d’oro e il cantautorato italiano: Lucio Dalla, Francesco De Gregori, Fabrizio De Andrè, Franco Battiato, Vasco Rossi ecc. Tra quelli della nuova generazione mi piacciono molto: Willy Peyote, Franco 126, Dario Brunori e tantissimi altri. L’elenco sarebbe lunghissimo… Amo tutta la musica e tutti i generi musicali dal rap al jazz, dal rock alla techno. Altri artisti internazionali che mi hanno in qualche modo influenzato sono: Michael Jackson, Jamiroquai, i Beatles, Coldplay e tantissimi altri».
Funkyland è il tuo ultimo singolo. Ce ne vuoi parlare?
«É un omaggio alla terra del funky, un racconto che cita brani famosi portati al successo da artisti quali George Benson, Diana Ross, E.W.F.,Kool and the gang, Jovanotti. Per me un luogo ideale dove potersi rifugiare, chiudere gli occhi e danzare tra luci e colori. È un viaggio su un pianeta fatto di musica e diversità, libero da qualsiasi pregiudizio e condizionamento quando intorno a noi c’è una realtà scadente, per citare un altro personaggio famoso e mio illustre concittadino: Paolo Sorrentino nel suo pluripremiato film È stata la mano di Dio».
Il brano è accompagnato da un video con immagini di Napoli. Cosa rappresenta per te questa città e cosa vorresti eventualmente cambiare?
«Napoli ha influito tantissimo sulla mia formazione artistica. È una città dai mille colori, ricca di cultura, di folklore, tradizioni, musica. Napoli è Amore. C’è musica ovunque, per le strade, nei vicoli, nei mercati. Tutto è musica. Napoli è un palcoscenico a cielo aperto e credo che sia una delle più belle città del mondo. Una cosa che amo di più è il suo popolo. Amo lo spirito di adattamento dei napoletani. Si dic: “’o napulitano se fa sicc’ ma nun more” ovvero il napoletano si fa magro ma non muore, trova sempre il modo di reinventarsi. Quello che cambierei è l’altra parte dei napoletani che non meritano di essere chiamati tali».
Sappiamo che stai realizzando il tuo primo album di inediti. Ci puoi anticipare qualcosa?
«So solo dirvi che sarà una figata pazzesca! Sarà un disco dal carattere lunatico, proprio come me. Un’altalena di sonorità anni ‘70-’80».
Come trascorrerai quest’estate bollente?
«Di sicuro con la mia famiglia ed i miei amici di sempre. Ancora non so e neanche mi importa dove. Continuerò a scrivere canzoni e suonare la mia chitarra nelle notti d’estate».
Ci sarà la possibilità di ascoltarti dal vivo?
«“Se venite in vacanza dove andrò io ci beviamo qualcosa e cantiamo un po’ di belle canzoni insieme…A parte gli scherzi, spero di iniziare molto presto a fare live in giro per l’Italia e farvi ascoltare la mia musica e la mia energia ma, con molta probabilità, dopo l’uscita del disco».