Prodotto dalla Factory di Enrico Ruggeri, mettiamo in circolo il primo disco di Massimo Bigi, musicista, direttore di produzione e tour manager dello stesso Ruggeri che qui scende nei panni di un cantautore con un disco dal titolo “Bestemmio e prego”. Come da ragazzino, anarchico e spettinato, questo disco mescola eleganza alla ruvida maturità del rock, il pop e la sua dolcissima narrazione con qualche spunto di rabbia che certamente colora di carattere il tutto. E poi Andrea Mirò, lo stesso Ruggeri che ci regala anche una sezione di percussioni, Silvio Capeccia (tanto per ricordare anche i Decibel) e Davide Brambilla: ecco i nomi e le featuring e le mani operaie di un disco che spazia dell’aria aperta di una contemplazione di vita al singolo radiofonico per il mercato liquido. E noi come sempre cerchiamo di rubare qualche punto di vista in più…
Benvenuto a Massimo Bigi che certamente non è nuovo al mestiere della musica. Come si passa da manager a cantautore?
Dimenticando di essere sia l’una che l’altra cosa. Sono un tipo che si lascia molto andare e non sono mai stato capace di riconoscermi pienamente in un determinato ruolo…..se sono un cantautore lo devo a questo.
Da addetto ai lavori a tutto tondo, la musica oggi, lontani dal main stream illuminato da grandi fari mediatici… come a dire: facile essere Enrico Ruggeri… essere Massimo Bigi invece? Mediatamente parlando che cosa vedi attorno vivendola in prima persona?
Essere Massimo Bigi per certi aspetti è sicuramente più semplice, è più facile meravigliarsi! Aver diviso il palcoscenico con Enrico, oltre a meravigliarmi, ha illuminato le difficoltà di una vita sotto i riflettori. Ruggeri lì è nel suo mondo, capisci che non poteva fare altro che questo!
Tanta scuola classica dentro questo disco: la ricerca invece? In qualche modo ha trovato un suo spazio?
A scuola sono sempre stato un disastro… mi sono sempre definito “Anarchico e Spettinato”… nel caso dell’album però ho avuto la fortuna di collaborare con personaggi che avevano tanta scuola e non solo quella.
Un disco, un giocattolo per coccolare la tua sensibilità oppure uno sfogo per liberare finalmente la tua vera identità?
Il mio disco altro non è che il mio modo, il mio atteggiamento nella vita… ci somigliamo proprio, un’alternanza di umori e passioni da non essere mai troppo l’uno o l’altra.
Dal vivo… che storia racconterai?
Dal vivo non sono mai sereno, mai a mio agio, sono un intimista..ma quando sono nella mia intimità vi assicuro che sono un animale da palcoscenico! Un punk smodato e un ribelle rock come pochi… poi mi specchio, mi quieto un po’ e viene fuori quel minimo di poesia che forse meglio mi rappresenta.