Non è mai chiaro perché sempre si storce il naso dietro al suono della parola “pop”. Eppure è portante elemento della nostra tradizione e tantissimo dobbiamo ad un genere che ha segnato non solo generazioni e storie ma anche marchi di fabbrica del modo tutto italiano di fare musica. Ed è vero che al suono di “pop” tanti, anzi troppi, smerciano la qualunque. Tuttavia nel bosco infinito di proposte giunge poi qualcosa che ogni tanto ha carte buone per distinguersi. Nereo, pugliese, sforna un lavoro ampio e denso di immagini e di significati come “Danze cosmiche” e lo fa seguendo didascalicamente le forme classiche del pop anche concedendosi dei fuori pista ma pur sempre restando a portata di “riva”. Ma parlando di liriche, di concetti, parlando di come la voce artigiana pennella ogni tassello con smisurata empatia e precisione… ma parlando del come si mostra nel suo tutto questo disco, direi che val la pena approfondire e lasciar che dischi come questi provino a giocarsela in un ambito decisamente fuori dalle indifferenze della scena indie. Ascolta brani come “Mai”… non sarebbe forse un bel colpo per la scena di Sanremo?
Noi parliamo molto di spettacolo. La scena figurativa di questo lavoro? In altre parole, ha una dimensione “spettacolare” secondo te?
Non so se ho afferrato il senso della domanda. Il mio lavoro potrebbe essere spettacolarizzato in concerto tranquillamente, basterebbero dei bravi musicisti, un palco, la delineazione di un filo conduttore surrealista o visionario (per quanto possa sembrare contraddittorio il concetto) e tante persone disposte ad alternarsi con me nel canto.
E spettacolare è sicuramente questa copertina. Mi piace moltissimo e tanti sono i suoi piani di lettura. La danza in fondo è una meravigliosa metafora per la vita…
La copertina è frutto del lavoro di Alessandra Ranieri, un’artista, mia conterranea, che ha colto il desiderio di danze universali, ispirandosi al quadro di Matisse “La danza”. Così come ho detto in altre occasioni, la mia caratteristica cognitiva in fase di scrittura è quella della sinestesia: mentre scrivo, mentre suono gli accordi al piano, la mia mente cerca d’afferrarsi ai colori. Quelli della copertina sono gli stessi che ritrovavo durante la stesura delle canzoni del disco. Una danza cromatica che si sposa benissimo con le tinte variopinte del mio angolino d’immensità.
E poi l’acqua: bellissima l’immagine di te a pelo d’acqua. Cosa e come lo leghi al disco?
La scelta è dovuta alla mia passione per la mitologia greca. Il mio nome d’arte, Nereo, si rifà al padre delle nereidi, figure spesso associate alle sirene… ecco, io sono sempre stato affascinato dalle creature marine.
Disco che poi deve molto alla vita, ai sentimenti… mi pare non ci sia una critica sociale o sbaglio? E in questo tempo sembra difficile esserne lontani…
Ti ringrazio per questa domanda. Dunque, non ho mai ritenuto che le canzoni fossero il luogo della critica sociale. Se avessi bisogno di fare denuncia, d’affrontare temi di spessore scriverei un libro, un saggio, un pamphlet. Ho sempre ritenuto populista e ruffiano l’ammiccamento alla discriminazione, alla disparità, a quella tecnica strappapplausi inutilmente empatica. Ho parlato di me nelle danze, penso sia l’unica verità da condividere senza infingimenti.
A chiudere il disco ci regala due brani live. Perché questa scelta?
Mi erano piaciute le versioni cantate in studio, alla presenza di pochi intimi, e ho voluto inserirle per dare agli ascoltatori un’idea più ampia del mio modo di sentire le note.