«Amo Napoli, amo il San Carlo e amo Maria Callas»
Marina Abramović, per la prima volta al Teatro di San Carlo di Napoli, è protagonista di 7 Deaths of Maria Callas, opera di cui è autrice ed interprete, dedicata all’indimenticabile soprano greco che ancora oggi affascina il pubblico di tutto il mondo.
Lo spettacolo che ha debuttato alla Bayeriche Staatsoper di Monaco di Baviera nel 2020 ed ora, in prima nazionale al San Carlo, sarà in scena dal 13 al 15 maggio. Esso si concentra su ciascuna delle morti delle eroine portate in scena dalla Callas ovvero: Carmen, Flora, Tosca, Desdemona, Lucia, Norma, Cio-Cio-San, Violetta Valery fino alla morte reale dell’artista avvenuta a Parigi nel 1977.
Le interpretazioni della Callas rivivranno nel corpo e nei movimenti di Marina Abramovic e nella voce di sette grandi interpreti vocali con lei sul palco: Annalisa Stoppa (Carmen), Valeria Sepe (Floria Tosca), Nino Machaidze (Desdemona), Jessica Pratt (Lucia Ashton), Roberta Mantegna (Norma), Kristine Opolais (Cio-Cio-San) e Selene Zanetti (Violetta Valery). Le musiche originali sono di Marko Nikodijevic dirette da Yoel Gamzou. I costumi sono firmati da Riccardo Tisci e protagonista dei video l’attore Willem Dafoe.
Noi di Mydreams abbiamo avuto l’opportunità di assistere stamani dal vivo alla conferenza stampa di presentazione nel Foyer del Teatro San Carlo con la presenza del Sovrintendente Carlo Stèphane Lissner, il Maestro Marko Nikodijevic e l’artista serba Marina Abramović.
Il Sovrintendente nel ringraziare gli ospiti intervenuti e la stampa ha detto: «Marina Abramovic rappresenta oggi la massima espressione vivente della identificazione tra arte e vita, così come la Callas ha incarnato questa unione, diventando un’icona di stile e di bel canto. Fa parte della nostra missione come teatro pubblico ospitare i grandi artisti del nostro tempo e dare al Teatro San Carlo visibilità e prestigio internazionali. Ringrazio la Regione Campania che ci ha supportato nonché gli imprenditori del progetto Concerto d’Imprese che hanno finanziato la Stagione 2021-2022 rendendo competitiva e forse unica la nostra storia teatrale in un periodo così difficile».
Marina Abramovic ha detto in un italiano perfetto: «Amo Napoli, amo il San Carlo e amo Maria Callas. Io comprendo l’italiano ma purtroppo lo parlo con molti errori e per questo mi esprimerò in inglese». Ha proseguito utilizzando questa lingua: «Ho un sodalizio artistico molto consolidato con Napoli fin dagli anni ‘70. Questa città mi ha sempre dato la possibilità di presentare i miei lavori che sono nel tempo diventati i capisaldi della mia carriera. Quando è arrivato l’invito da parte del Teatro San Carlo mi sono sentita onorata e fortunata per l’importanza storica di questo prestigioso Teatro. Questo mio progetto a cui ho pensato per oltre 20 anni è incentrato sulla figura di Maria Callas, una donna straordinaria che ha dato tanto alla mia vita di donna e di artista. Mi ha sempre affascinata ed ha portato in scena personaggi femminili e storie potenti riuscendo a dare un senso anche alla morte. Il suo rapporto con gli uomini non è mai stato facile e forse questo aspetto della sua vita mi ha colpito di più. È riuscita ad emozionarmi con la sua musica, con le sue interpretazioni così intense, con il suo modo di cantare unico. Aveva la capacità di accompagnare lo spettatore durante tutto lo spettacolo pretendendone il coinvolgimento emotivo. La sua energia ha dato vita a personaggi intensi ed indimenticabili».
Il Maestro Marko Nikodijevic nel salutare e ringraziare i presenti ha detto: «Marina Abramović riesce sulla scena a far rivivere al pubblico le stesse emozioni provate dalla Callas durante l’interpretazione di queste sette eroine del melodramma, con una forza, un’energia ed una naturalezza che sorprendono. Le voci che l’affiancano rendono al meglio i loro ritratti ed il resto lo fanno le musiche di Verdi, Puccini, Donizetti, Bizet, Bellini. È una performance davvero sorprendente perché il pubblico potrà rivivere i momenti musicali più intensi che hanno scandito la vita artistica della Callas».
È stata poi la volta delle domande rivolte a Marina Abramović.
Nelle sue performance ricorre spesso il numero 7. Come mai?
M.A.: «Il numero sette è infatti per me un numero mistico e biblico. Dio impiegò 7 giorni per creare il mondo e 7 sono i peccati capitali. Sì è vero, uso spesso questo numero perché mi affascina».
Lei ha frequentato la Napoli degli anni ‘70. Cosa le è rimasto di queste esperienze?
M.A. :«Ricordo perfettamente quelle esperienze ed il clima ed il fervore artistico della Napoli degli anni ‘70. Sicuramente ero felice perché ero più giovane! (N.d.r. Ride di gusto! La domanda si riferisce alla performance avvenuta nella galleria Studio Morra di Napoli nel 1974 dal titolo Rhythms, volta ad indagare le tensioni tra abbandono e controllo)».
Possiamo definire la sua arte concettuale mentre, ci sembra di capire, che abbia scelto delle arie della Callas molto note e popolari. Come è riuscita a conciliare nello spettacolo entrambe le cose?
M.A.: «Non vedo dove sia il problema. Penso che l’arte sia sempre arte perché le passioni espresse sono le stesse. Nelle mie performance metto sempre l’impegno, la passione, la tensione emotiva come Maria Callas nel suo canto, nel portare in scena i drammi di queste donne».
A New York ha sollecitato una raccolta fondi per l’Ucraina. Lo farà anche a Napoli?
M.A.: «L’arte non è mai isolata dalla vita reale. Stiamo tutti attraversando un periodo difficile e l’arte si schiera sempre per la pace e per la concordia tra i popoli. Il ricordo delle guerre che abbiamo combattuto fa male e le sofferenze del popolo ucraino non possono lasciarmi indifferente».
Conosce le nuove generazioni di artisti napoletani?
M.A.: «So per certo che Napoli è una città viva, esuberante, ricca di energia e di passione dove il senso del tragico si sposa con una visione ottimistica della vita. Sicuramente gli artisti hanno sia il senso del dramma e sia il senso del futuro».
Vi consigliamo di leggere Attraversare i muri, un’autobiografia scritta da Marina Abramovic ed edita da Bompiani, pag. 410, anno 2020.