Vito Mancuso ci propone il suo nuovo saggio La mente innamorata, Ed. Garzanti, pag.248. L’espressione la mente innamorata è colta da una terzina del Paradiso di Dante e precisamente canto XXII, verso 88. L’autore afferma che: «la mente innamorata designa lo stato più felice a cui l’esistenza di un essere umano può giungere».
Sperimentiamo costantemente dentro di noi inquietudine, paura, spesso angoscia ed un ribollire di emozioni che ci costringono ad un continuo lavoro soprattutto in questi tempi così difficili e duri. Eppure dentro di noi avvertiamo una forza che ci spinge a ricercare un ideale che nei secoli è stato chiamato in vari modi: Dio, Tao, Dharma, Spirito Santo, oppure Amore, Bene, Sapienza. Ed in questo nuovo saggio Vito Mancuso vuole dimostrare che c’è un punto di incontro, un equilibrio tra ciò che chiamiamo Amore e Mente e per farlo scomoda grandi pensatori del passato costruendo un ideale pantheon di menti innamorate capaci di conquistare quella grazia che è il frutto più bello di ogni educazione spirituale. Un libro quindi affascinante, ricco di citazioni ma anche di pensieri profondi ed emozioni.
Noi di Mydreams abbiamo seguito un incontro con Vito Mancuso organizzato per Connessioni dalle librerie UBIK.
Numerose le domande rivolte all’autore.
Nel saggio si parla di un maestro interiore che ciascuno di noi custodisce e a cui bisogna dare ascolto. Ci può illustrare meglio da dove nasce e quali strade bisogna percorrere per dargli ascolto?
«Il maestro interiore nasce dalla logica che ci ha condotto all’esistenza. Noi siamo comparsi sulla Terra per una logica di armonia, soprattutto un’armonia relazionale. Gli uomini e le donne di tutti i luoghi e di tutti i tempi hanno sentito la necessità di questo maestro interiore nel darsi delle regole di convivenza perché in fondo la vita è un’aggregazione. La giustizia è la voce della coscienza di cui parla Kant. Bisogna entrare in se stessi e capire che bisogna fare un lavoro introspettivo per comprendersi e comprendere l’altro. Anche il nostro corpo funziona in questo modo: le nostre cellule devono morire per fare posto a quelle nuove. Sono importanti le connessioni ed occorre tanto silenzio interiore e privilegiare la meditazione».
Ma come si fa, concretamente, in un’epoca come la nostra dove prevalgono l’odio e la vendetta?
«Proprio perché oggi ci sono tanti veleni e tendiamo ad incattivirci è necessario coltivare menti innamorate che diventano come una sorta di rifugi antiatomici. Ma i veleni più pericolosi sono quelli che abbiamo dentro di noi e non solo quelli esterni. Pertanto è necessario fare silenzio e porsi delle domande alle quali forse non c’è possibilità di risposte. Anche gli autori di cui parlo nel libro non sanno dare delle risposte definitive ed esaurienti ai nostri interrogativi. Si fa appello a Dio, alla Natura, alla Cultura, alla Grazia. Su tutto aleggia un Mistero ed uno dei pericoli di cui ci dobbiamo occupare è quello di non essere dogmatici. Dobbiamo liberare la mente ed aprire il cuore. Essere come dei bambini, grati alla vita e conservare la meraviglia».
È importante conservare lo stupore che può rappresentare un rifugio verso le avversità della vita. Ma una persona etica può essere una persona non religiosa?
«Certamente . Molti pensatori che compaiono nel mio libro non sono credenti eppure parlano di etica, di bontà, di gioia ben al di là degli interessi economici. Per essere migliori non occorre credere. Qualcuno pensa di superare l’etica per diventare religioso e questo non va bene. Ci proclamiamo peccatori e poi arriva la Grazia di Dio che come per magia ci salva. No, assolutamente. La nostra più grande capacità è quella di sapere che c’è il Mistero».
Il saggio è ricco di citazioni. Chi può aiutarci in questo percorso di crescita spirituale?
«Personaggi del passato e della nostra vita di tutti i giorni: genitori, nonni, professori, preti…Sant’Agostino diceva che l’animo si nutre di ciò che dà gioia, quindi non di ciò che dà piacere o felicità. Abbiamo bisogno di persone che insegnino a fare domande e che attraverso una sorta di maieutica possano stimolare in noi risposte. Oggi purtroppo c’è una separazione tra le generazioni, un abisso. Ma questa riflessione ci porterebbe lontano dai temi del libro».
Oggi la gentilezza e l’empatia sono rare. Ciò dipende da noi o dagli altri?
“La nostra aggressività spesso dipende dalla paura, dalle paure che abbiamo dentro, siamo cattivi perché prigionieri dall’etimologia stessa della parola. La cattiveria nasce dalla stupidità e dall’ignoranza. La gentilezza, l’empatia devono scaturire dall’amore di sé, per un senso di igiene interiore”.
Molti rinunciano a pensare sotto la guida di cattivi maestri. Cosa ci farà arrivare ad avere delle risposte?
«Ciò che conta non sono le risposte ma il metodo per arrivarci. Oscar Wilde diceva in un suo aforisma che tutti sono capaci di dare risposte mentre il difficile è fare domande. È importante la ricerca, la mia curiosità. Io amo molto Platone che non disprezzava le persone che lo confutavano, anzi le considerava la sua fortuna più grande perché stimolavano il suo pensiero. Bisogna essere consapevoli del fatto che la verità non la possiede nessuno».
La Grazia può essere considerata un antidoto ai mali del mondo?
«È possibile fallire o salvarsi quando si riconosce che la gran parte delle cose che abbiamo sono grazie, doni. L’Amore che mi rende migliore è un dono, una grazia e così l’intelligenza, la passione, la bellezza. Non solo la Madonna è piena di grazia, ma lo siamo anche noi e tutti siamo chiamati alla Grazia. Pertanto se siamo indignati e se abbiamo l’inquietudine della ricerca siamo vivi!».