Bellissima festa ebraica, quella celebrata il 16 marzo, nella sinagoga della Comunità di Cappella Vecchia: infatti per il calendario ebraico era Purim, o festa delle sorti, una festa molto sentita che gli osservanti celebrano dopo un giorno di digiuno penitenziale e che ha un carattere decisamente ilare, conferito da canti, musiche, balli, travestimenti e libagioni.
Alcuni lo considerano, ma più a torto che a ragione, come l’equivalente del carnevale e in effetti nelle comunità ebraiche anche italiane, soprattutto in passato, era una festa molto amata dai bambini. In realtà Purim ha un profondo significato religioso, come anche ieri gli ospiti presenti, accorsi peraltro in gran numero, hanno potuto constatare, visto che prima del concerto per la festa c’è stata una lunga liturgia, officiata con intensità dal rabbino di Napoli, Ariel Finzi: infatti scaturisce dagli eventi narrati nel biblico Libro di Ester, la ragazza orfana, cugina di Mordekhai, che diventò moglie del re persiano Assuero/Serse e che alla fine salvò il popolo ebraico dai complotti di Haman, il perfido consigliere che tramava per liberarsi degli ebrei e che infine, quale giusto capovolgimento delle sorti, da che voleva uccidere fu infine lui l’ucciso.
Dunque, soprattutto per chi non avesse mai prima presenziato ad una liturgia in lingua ebraica, anche soltanto l’incessante lettura cantillata dal rabbino ed il battere dei piedi dell’assemblea che scandiva la lettura, devono esser stati una notevole esperienza conoscitiva e spirituale. Comunque, fulcro della serata è stato il concerto, intitolato “In Vino VeryTanz. Il vino nella musica e nella tradizione ebraica”, e affidato all’Ensemble Progetto Davka, capitanato da Maurizio Di Veroli. Quest’ultimo, musicista romano, ebreo praticante e studioso della Bibbia e del Talmud, è infatti da molti anni il carismatico leader di questo ensemble che ha la caratteristica di adoperare la musica come veicolo dell’antico e sempre vivacissimo patrimonio culturale ebraico e di presentare, attraverso i concerti, delle narrazioni coinvolgenti del popolo errante per eccellenza: si tratta appunto di autentici “viaggi” nelle varie geografie del popolo d’Israele.
Ieri il filo conduttore della serata era appunto il vino, elemento che caratterizza in maniera preponderante la vita ebraica sia nei riti che nelle feste, e perciò sono stati eseguiti dieci pezzi in ebraico, inglese, aramaico e nei dialetti giudaico-italiani, i cui testi erano imperniati su tale tema, corredati dai ritmi trascinanti della tradizione “kletzmer” e dalle più belle melodie della tradizione chassidica e sefardita. La scaletta proposta è stata la seguente: “A Glazele Yash”, “Tzur Mishelo”, “El ginat egoz”, “La Crava”, “Zol Shoyn”, “Kumen di geule”, “A glazele vayn”, “Sukkot medley”, “Ki eshmera Shabbat”, “Italian Purim Medley”, “Le chaim – To Life”. E si è trattato, davvero, di un pezzo più bello dell’altro, tutti magnificamente interpretati da Di Veroli, con la sua voce chiara, melodiosa e duttile, e dall’ottima strumentazione eseguita dalla fisarmonica di Eleonora Graziosi e dal clarinetto di Desiree Infascelli.
Al termine del concerto, molto partecipato dal pubblico, è stata fatta l’estrazione a sorte del libro che l’Adei-Wizo, l’Associazione Donne Ebree d’Italia presieduta per Napoli da Miriam Rebhun, aveva messo in palio (“Storia mondiale degli ebrei” di Pierre Savy) e infine sono seguite le simpatiche “mitzvà” rituali di questa festa: lo scambio di doni, l’offerta degli squisiti dolci di pasta frolla con marmellata, e l’ottimo vino rosso Kasher.