L’architetto e musicista milanese Lorenzo Palmeri ha pubblicato il suo nuovo album dal titolo 4 (Crediti Cosmici Dance Floor), anticipato dai singoli Ghost in Translation, Tutte le strade del mondo e Nuvola, quest’ ultimo accompagnato da un video ambientato sui colli di Castellania Coppi e che parla della speranza e della volontà di ogni individuo di cercare se stesso, di riconoscersi, di lottare, di sbagliare e ricominciare.
Il fil rouge che lega i brani dell’album è il parlare della vita di tutti i giorni con uno sguardo disincantato e profondo. L’album spazia tra differenti generi musicali proprio per sottolineare l’eclettismo dell’autore che riesce a conciliare la carriera di musicista con quella di architetto e designer. Ecco la tracklist: Ghost in Translation, Collanine, La rosa rossa(Post Punk), Crediti cosmici, Labirinti, Semafori, Non dimenticar, Nuvola, Tutte le strade del mondo e Nuvola(Lele Battista Slow Dance Version).
Noi di Mydreams abbiamo avuto la fortuna di intervistarlo.
Come e quando nasce il progetto di realizzare questo nuovo album dal titolo intrigante 4(Crediti Cosmici Dance Floor)?
«Si tratta del mio quarto album ed è arrivato un po’ per scelta e un po’ per urgenza. Non volevo far passare tempo tra il disco precedente e questo. In effetti sono passati due anni lockdown incluso. Il 4 è in molte tradizioni ancestrali il simbolo del nostro passaggio sul pianeta Terra. I crediti cosmici fanno riferimento a quelle sensazioni che a volte proviamo quando abbiamo un appuntamento con una persona, un luogo o eventi specifici. L’aggiunta di dance floor a sottolineare che questo è il piano su cui balla questo disco. Non ultimo sono un appassionato di titoli. Cerco sempre un suono giusto che muova qualcosa di curioso e di sorprendente».
Quali generi musicali sono presenti e qual è il fil rouge che lega i brani tra loro?
«Mi piace vagare tra i generi musicali assorbiti e restituirne una mia versione non purista. Credo che i brani siano paradossalmente accomunati dalla differenza che c’è tra uno e l’altro. Mi piace pensare alla musica come un nutrimento e in questo senso ogni brano è come fosse un piatto con specifiche proprietà».
A chi si rivolge la tua musica e quali caratteristiche dovrebbe avere il tuo ascoltatore ideale?
«Non saprei dire a chi si rivolga. Penso che in fondo tutti immaginiamo un pubblico simile a se stessi. Il mio ascoltatore ideale potrebbe essere curioso, aperto».
Oltre che musicista sei un apprezzato architetto e designer. Come riesci a conciliare le due cose e quali delle tue passioni è nata per prima?
«Mi occupo in realtà di una terza cosa che credo sia quella che unisce e travalica le discipline: il progetto. Ogni disciplina richiede ovviamente lavoro, dedizione, tempo, esperienza ma è l’attitudine progettuale che produce un risultato interessante, quasi mai la tecnica di per sé. Direi che prima è arrivata la musica, per istinto. L’architettura è più una scelta culturale che arriva crescendo e incontrandola».
Come pensi di promuovere l’album?
«Stiamo facendo dei video e organizzando delle date live. Quello della promozione è un tema molto complesso, bisognerebbe aprire un capitolo a sé».
Potremo ascoltarti dal vivo?
«Spero proprio di si. A breve comunicheremo le date».