Tatty. Un'infanzia dublinese il nuovo libro di Christine Dwyer Hickey
“E’ un romanzo autobiografico” così Christine Dwyer Hickey nella postfazione al suo quarto romanzo Tatty. Un’infanzia dublinese edito da Paginauno con la traduzione di Sabrina Capolongo.
Tatty. Un’infanzia dublinese è un racconto in terza persona del micromondo di una famiglia irlandese tra gli anni Sessanta e Settanta; non è una lettura semplice, non certo per la scrittura che è scorrevole, ricercata ed accurata, ma per quello che racconta.
Tatty è una bambina di 5 anni che parla del suo mondo, della sua famiglia, dei suoi genitori alcolizzati, dei suoi fratelli, di cui una ‘speciale’ e dei tanti zii e cugini.
L’alcolismo è un problema che ti avvolge nelle sue spire prima coccolandoti, poi distruggendoti e in questo racconto, come spesso accade, i problemi con l’alcool di due genitori, distruggono anche il loro matrimonio.
Accade in maniera lenta, prima qualche incomprensione, qualche litigio, poi piano piano la pausa tra una sfuriata e un’altra si annulla ed il rapporto tra i due si distrugge.
Una bimba di 5 anni come può vivere tutto questo? Nel modo più normale possibile: dapprima non capisce e tutto le sembra ‘normale. Il rapporto con il padre è splendido anche se fanno cose non troppo adatte ad una bambina. Ma piano, piano il suo maturare la porta a capire cosa accade.
La mamma, stressata dal dover accudire cinque bambini piccoli, di cui una con problemi di epilessia, all’inizio si presenta molto combattiva, pronta anche ad andare contro la direttrice di una scuola che non vuole accogliere la sua bimba speciale, poi, però, cede totalmente e diventa dipendente dalla bottiglia.
Tatty non riesce a creare legami con i suoi compagni di scuola, anche se vorrebbe tanto degli amici. Una volta ruba i soldi che la madre le ha dato per comprare la carne per fare una piccola festa con la figlia del macellaio credendo così di ottenere la sua amicizia.
La bimba osserva tutto quello che accade nella sua casa come se fosse la normalità, il suo mondo, un posto che lei conosce ed accetta così come è. A seguito di un terribile litigio con sua madre, Tatty viene messa in collegio perché suo padre, che le vuole davvero bene, pensa così di salvarla.
Tatty si adatta molto bene alla vita del collegio ma a casa sua le cose degenerano a tal punto che sua madre tenta il suicidio.
Lo leggi in un fiato Tatty. Un’infanzia dublinese solo per capire cosa altro può succedere nel mondo di questa bambina; ti senti straziato dal suo racconto che però conserva delle parti dove regna l’umorismo che danno una tregua alla lettura. Non è bello pensare all’inferno che attraversano cinque bambini lasciati in balia delle onde.
Entri anche nella testa dei due adulti devastati dall’alcol che di base non sono né cattivi in assoluto, né cattivi genitori, ma decisamente deboli.
Un racconto straziante ed incredibilmente vero quello di Tatty. Un’infanzia dublinese.
Ha coraggio l’autrice, spinta a scrivere questo libro proprio dalla necessità di dare voce alla bambina che è stata un tempo.
La ricerca costante di un mondo parallelo nel quale rifugiarsi, le continue bugie, sono solo uno degli espedienti di Tatty che decide di asciugare le lacrime tante volte nella vita e vedere a cosa la conduce il domani.
Tatty. Un’infanzia dublinese è un bel libro, intenso, passionale, da leggere.