Diretto da Andrea Renzi, con Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase Chiara Baffi, Luciano SaltarelliFa e brizio La Marca
Dopo essere state annullate nello scorso mese di dicembre le date al teatro San Ferdinando a causa del Covid, mercoledì 2 febbraio è andato in scena lo spettacolo teatrale “A che servono questi quattrini”.
Lo spettacolo è stato prodotto dal Teatro di Napoli – Teatro Nazionale e dalla Pirandelliana. La storia: Il professor Parascandolo svela una sua teoria alquanto bizzarra per dimostrare che è possibile vivere senza denaro. Questo è il filo conduttore dello spettacolo scritto dal commediografo Armando Curcio. Sarà l’attualità del testo che ha indotto a mettere in scena lo spettacolo, sarà per la bravura dell’attore Giovanni Esposito, con Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, Chiara Baffi, Luciano Saltarelli, Fabrizio La Marca, ma senza dubbio abbiamo assistito a un momento piacevole grazie anche a una comicità equilibrata, centellinata nelle battute, e la volontà di rispettare il sottotesto che disegna un gruppo di persone pronte ad auto convincersi che è possibile vivere senza quattrini. Sarebbe una manna dal cielo pur sapendo l’impossibilità dell’attualizzazione teorica del Marchese Parascandolo.
La regia è stata affidata ad Andrea Renzi, che ha saputo costruire lo spettacolo con ritmi di sicuro coinvolgimento. La marcata chiave comica che detta il tempo della vicenda (ci troviamo nel periodo pre-conflittuale della seconda guerra mondiale) riesce chiaramente a far emergere il danno del mondo post-capitalistico. Qui c’è il segreto del successo dello spettacolo.
Giovanni Esposito con la sua espressività e il giusto dosaggio interpretativo, ha accompagnato i protagonisti verso il complicato incastro delle teorie “socratiche”, cercando di convincerli dell’iniquità che il denaro determina. La filosofia del professore nasce proprio dalle complicanze della vita, essere vittima del denaro è una follia; ancora più follia è il liet motiv dell’intera rappresentazione, una teoria che stabilisce la possibilità del vivere senza denaro. Il tutto in un piacevole gioco di squadra che tra luci e ombre, è posta una fiducia a Parascandolo determinandola in un momento festoso che in certi versi tende a esorcizzare un potere, seppur nella consapevolezza che la teoria “socratica” è soltanto un momento, un sogno che prima o poi sfumerà. Bravi tutti, ottima rappresentazione nei tempi e nelle giuste determinazioni sceniche e interpretative.