In scena, al Teatro San Ferdinando di Napoli, A Che Servono Questi Quattrini di Armando Curcio, con Giovanni Esposito, Valerio Santoro, Gennaro Di Biase, per la regia di Andrea Renzi; una produzione Teatro Nazionale di Napoli con La Pirandelliana (repliche fino a giovedì 6 gennaio).
A Che Servono Questi Quattrini è il classico del commediografo-umorista-editore napoletano Armando Curcio che lo Stabile di Napoli ha scelto di offrire al suo pubblico per le festività natalizie 2021/22. La commedia risale al 1940 e fu portata alla ribalta dal trio De Filippo, che già aveva collaborato con Curcio per la stesura de La Fortuna con l’Effe Maiuscola ed altri titoli. Il successo fu tale che due anni dopo lo stesso trio fu coinvolto nella riduzione cinematografica di Esodo Pratelli con – tra gli altri – Paolo Stoppa. La vicenda ruota intorno al Marchese Parascandolo detto il Professore che per dimostrare le sue teorie socratiche, bizzarre e controcorrente, ordisce un piano comicamente paradossale che svela l’inutilità del possesso del denaro. A metà strada tra un filosofo stoico e un astuto truffatore, egli offre il suo sostegno speculativo all’ingenuo Vincenzino, aiutandolo a capovolgere il suo destino di ultimo, convincendolo dell’inutilità del denaro e della dannosità del lavoro, aprendo così la strada ad una serie di equivoci e situazioni comiche paradossali che coinvolgeranno la zia, la fidanzata, il cognato ed altri personaggi intriganti… «Bolle finanziarie, truffe internazionali, fallimenti di colossi bancari, tassi di interesse sproporzionati, spread e fiducia nei mercati sono – annota Andrea Renzi – “slogan” e ridondanti informazioni ampliamente invasive cui ci siamo abituati e che, per la maggior parte di noi, indicano situazioni fumose e di oscura interpretazione. E forse, proprio spingendo sul parossismo del gioco teatrale, mostrato a vista, si può relativizzare il potere dei “quattrini”, valore-totem indiscusso che tutto muove, oggi come allora».
Andrea Renzi aggrega i tre atti della commedia in un unico atto di un’ora e quaranta, senza così interrompere il continuum narrativo, con dei gustosi siparietti per i cambi scena operati dagli stessi attori. Scene, quelle di Luigi Ferrigno, che con pochi semplici elementi dànno il segno delle diverse ambientazioni. Giovanni Esposito e Valerio Santoro sono assolutamente a loro agio nei ruoli – rispettivamente – del Professore e di Vincenzino, mentre Gennaro Di Biase si riproduce nel doppio ruolo dello strozzino Palmieri e della straripante, vulcanica Donna Carmela, zia di Vincenzino. I tre si divertono e divertono, non rinunciando a momenti di pura improvvisazione, tipica del Teatro Classico napoletano. A questo proposito, un buon rodaggio dello spettacolo può evitare qualche incertezza e qualche tempo di troppo della prima. Bravissima Chiara Baffi nel ruolo della vanesia Rachelina, fidanzata di Vincenzino. Completano il cast Luciano Saltarelli e Fabrizio La Marca, altrettanto bravi nel caratterizzare e differenziare gli altri sei personaggi. Spettacolo divertente, intelligente, ideale per le famiglie in questi giorni di festa.