«Questo album vi porterà nella vostra casa preferita, quella dei sentimenti, dei ricordi, dell’amore e della speranza»
Si intitola A Ticket Home il nuovo album dell’arpista, compositrice, arrangiatrice e cantante Giuseppina Ciarla, disponibile sulle principali piattaforme digitali e in copia fisica. Il disco contiene undici brani, di cui nove successi mondiali riarrangiati da Ciarla: Oblivion (Astor Piazzolla – solo strumentale), Que Sera, Sera (Ray Evans–Jay Livingston), In Cerca di Te (Gian Carlo Testoni–Eros Sciorilli), Maria Marì (Eduardo Di Capua–Vincenzo Russo), Nature Boy (Eden Ahbez), Bella Ciao (canzone popolare), The Ballad of Sacco and Vanzetti (Joan Baez–Ennio Morricone), Billie Jean (Michael Jackson) e Libertango (Astor Piazzolla – solo strumentale).
I due brani inediti Preghiera e L’invasione di Farfalle sono nati dall’impulso creativo, dall’esperienza artistica e dai sentimenti di Giuseppina Ciarla, che ha concepito un disco ineguagliabile, raffinato, ricercato, dalle tinte jazz, in cui l’arpa si intreccia con la voce sinuosa e soave. L’artista, così, descrive l’album: «A Ticket Home è la casa, la dimora ideale, il rifugio perfetto, il luogo in cui ci si sente liberi, a proprio agio. Per alcuni di noi una ricerca costante, per altri una comoda certezza. Questo album vi porterà nella vostra casa preferita, quella dei sentimenti, dei ricordi, dell’amore e della speranza».
È uscito A Ticket Home, il suo nuovo album frutto di passione, impegno, professionalità ed estro creativo. Come arpista, compositrice e cantante jazz quali emozioni ha provato?
«La ringrazio per questa bellissima domanda e per aver sottolineato il mio impegno, professionalità ed estro creativo, la sintesi di quello che desidererei trasparisse dal mio lavoro che, partendo dal mio cuore, mi auguro possa toccare il cuore degli ascoltatori. L’emozione è stata dirompente, frastagliata, agognata, appagante, liberatoria, inebriante. È come se avessi partorito me stessa, la sintesi della mia creatività e il coraggio di abbracciare e condividere la mia natura più intima e autentica. Un vero e proprio sogno per me. Una creatura nella creatura.
Il disco contiene due brani strumentali, Oblivion e Libertango di Astor Piazzolla, ri-arrangiati in chiave jazz, due composizioni uniche ed avvolgenti che le hanno permesso di classificarsi tra i finalisti del concorso “Piazzolla Music Competition” nel 2021. Cosa rappresenta Astor Piazzolla per lei?
«Uno dei miei grandi amori musicali, un compositore che va dritto al cuore, che tocca le corde più sanguigne e appassionate. Un perfetto connubio tra l’istinto primordiale e la raffinatezza più sofisticata. Il ritmo graffiante e la lentezza straziante. Se il tango è davvero un pensiero triste che si balla, Piazzolla l’ha trasformato in un’ossessione di bellezza e sensualità che abbraccia in una tanda mistica il jazz, la musica classica e le radici popolari. Un innovatore, un visionario. Un musicista di rigorosa formazione classica che ha trovato la sua fortuna seguendo la sua vena più autentica, originale e creativa come Nadia Boulanger gli consigliò di fare. Un genio, un’ispirazione».
Tra i brani editi rivisitati con arpa e voce eccelle In Cerca di Te (Gian Carlo Testoni-Eros Sciorilli). È un brano inebriante!
«Grazie, è un brano della mia infanzia. Credo di averlo cantato da sempre insieme ai miei genitori. Un testo bellissimo e toccante, il dolore della guerra distillato in una canzone. Ho voluto sottolineare la parola amore, l’antitesi della guerra, con una cadenza dell’arpa e uno slancio della voce per sottolineare la potenza di questa parola e la sofferenza causata dalla sua assenza per via delle atrocità della guerra. Credo che sia uno dei miei arrangiamenti più riusciti, un brano che richiede una grande coordinazione tra le mani, i pedali e la voce».
A Ticket Home contiene due inediti Preghiera e L’Invasione di Farfalle, il primo nel finale si contraddistingue per le dolci sonorità della bossa nova. Da quali ispirazioni artistiche prendono vita entrambi?
«Ma che belle domande! Grazie! La musica brasiliana, dallo choro alla bossa nova passando per la tradizione classica di Villa Lobos, è una delle mie grandi passioni musicali. Il chitarrista e compositore Guinga e la meravigliosa Monica Salmaso sono le stelle polari del mio firmamento musicale. Il mio brano preghiera è una preghiera laica all’amore ideale che contempla il tema della paura della solitudine che viene esorcizzata quando due anime si riconoscono e si spiegano l’un l’altra. Il finale inaspettato con l’omaggio alla bossa nova dona un’apertura di speranza, che come nella vita, ci sorprende inaspettatamente».
Nel 2017 ha ricevuto il prestigioso “Gunther & Ilse Kern Grant for Outstanding Opera Artist”. Quanto è stato gratificante per la sua carriera?
«Questo premio, conferito di solito ai cantanti mi ha particolarmente fatto piacere in quanto sono stata riconosciuta come membro dell’orchestra dell’Opera di Sarasota che si è distinto per il suo contributo artistico alla compagnia».
Le sue collaborazioni con illustri musicisti e direttori d’orchestra hanno lasciato impronte indelebili nel suo percorso professionale ed artistico. Quanto hanno influenzato il suo stile come musicista e compositrice?
«Tutto quello che ci tocca nella vita lascia un segno anche quando avviene in modo inconsapevole. I miei colleghi non arpisti mi hanno spesso insegnato più dei miei maestri in quanto, ignari della tecnica del mio strumento, hanno comunicato e condiviso ad un livello esclusivamente interpretativo e consentendomi di trascendere spesso i limiti tecnici e di trovare soluzioni prettamente musicali. Un percorso che consiglio a tutti i musicisti. Direi che il mio stile come musicista sia stato forgiato più dai miei ascolti da bambina che dalle mie collaborazioni. Ma tra le collaborazioni quella col maestro Lorin Maazel è stata per me tra le più significative e toccanti. Un’altra collaborazione che terrei a ricordare è quella col Maestro Victor DeRenzi, un sodalizio musicale che dura da quasi 20 anni».
Lei ha calcato il Lincoln Center di New York e ha suonato presso l’Ambasciata Italiana a Washington DC. Quali ricordi conserva di quei due concerti?
«Quello dell’ambasciata di Washington è stato uno dei concerti che ho avuto la fortuna di suonare sotto la direzione del maestro Maazel. Avendo la doppia cittadinanza italiana e statunitense è stato un momento ricco di emozioni. Bellissimo anche il concerto al Lincoln center, un palcoscenico illustre e ricco di storia».
Come docente di arpa quali consigli suggerisce ai suoi allievi?
«La musica è canto e vive nel corpo, non nei calcoli matematici. Pur potendola spiegare in modo matematico la definirei come la matematica dell’anima e del sentire. Bisogna cantarla e ballarla anche quando si suona ed è bene avere un’intenzione prima di suonare, un significato da attribuire ad ogni nota. Se c’è un testo sottostante il compito è più facile ma bisogna prestare attenzione, non ignorare le parole come fanno tanti musicisti che suonano l’opera per esempio. Inoltre le dinamiche, importantissime per conferire vita ed espressione, vanno collocate nel contesto del brano. Un fortissimo in una sinfonia di Mahler non è lo stesso di un passaggio di un’aria di Puccini. Il contesto ci suggerisce l’affetto come si direbbe nella musica barocca. Altro consiglio, diventate musicisti solo se da questa scelta dipende la vostra vita. È un percorso arduo e non privo di rinunce ma al tempo stesso un grande privilegio, più vicino al concetto di vocazione o missione. Siate buoni con voi stessi, la pratica dell’autoflagellazione che la maggior parte dei musici adotta come sotterraneo stile di vita è logorante e contraria alla gioia e amore di cui la musica ha bisogno per fiorire e sgorgare libera».