Il film racconta un’inedita storia d’amore tra due donne mature interpretate da Barbara Sukowa e Martine Chevallier
«Quanto influisce sulle nostre azioni il giudizio degli altri’ Quale conflitto interiore si accende nel confronto con questo tipo di censura? Gli ostacoli che incontrano sul loro cammino spingono spesso Nina e Madelaine a comportamenti estremi ma non dobbiamo dispiacerci per loro: sono eroine che combattono per il loro Amore» Filippo Meneghetti
Due è il film di esordio di Filippo Meneghetti, candidato ai Golden Globe 2021 come miglior film straniero, racconta tra suspense, dramma e ironia, un’inedita storia d’amore tra due donne mature interpretate magistralmente da Barbara Sukowa (Nina) e Martine Chevallier (Madeleine).
Ecco cosa ha detto il regista circa la scelta di questo tema, intervistato da Elisa Alessandro: «L’idea di fare un film con una storia di questo genere nasce perché negli anni della mia formazione sono stato testimone di situazioni molto dure accadute a persone che hanno contato molto per me, visto che sono quelle che mi hanno passato la passione per il cinema. Volevo i qualche modo rendere loro omaggio, anche se la storia del film è completamente inventata. Un’altra questione che mi ha spinto a lavorare al progetto è l’idea di produrre delle immagini che mancano, delle storie che non trovano posto nella sfera della rappresentazione. Dare una visione reale dell’invecchiamento, mostrare dei corpi che, senza essere perfetti, sono pieni di vita, di emozione…una responsabilità che sento in quanto cineasta».
Il film ha ricevuto un’accoglienza trionfale in decine di festival tra cui quello di Roma, ha vinto il Cèsar come Migliore Opera Prima ed è stato scelto per rappresentare la Francia ai prossimi premi Oscar.
Due appartamenti, in mezzo a dividerli solo un pianerottolo. Uno è arredato, pieno di vita e di ricordi, l’altro è spoglio perché le due amiche settantenni, Nina e Madelaine ne abitano uno solo e non riescono a rendere ufficiale, alle rispettive famiglie il loro amore che dura da decenni. Finalmente pensionate sognano di trasferirsi a Roma dalla Francia.
Nina, che rappresenta l’ideale di donna libera ed emancipata, è stata una guida turistica ed ha viaggiato tanto per il mondo mentre Madelaine si è dedicata al marito ormai defunto e ai due figli: Anne (Lea Drucker) e Frèdèric (Muriel Benazeraf). Ma ecco che succede l’imprevedibile. Madelaine viene colta da un ictus e si ritrova semi incosciente in un letto d’ospedale. Per Nina e Madelaine diventa impossibile stare vicine e l’amore tra le due donne viene messo a dura prova.
Il film ben scritto con la collaborazione di Malysone Bovorasmy, affronta in effetti due temi ritenuti tabù: l’omosessualità tra due donne ed il sesso durante la terza età. Non a caso, le inquadrature di corpi ormai non più tonici e coperti da rughe e il sostare della cinepresa su porte e cancelli, rendono visibile la storia di un’esistenza intrappolata nel tempo che fugge e l’impossibilità di comunicare agli altri i propri sentimenti.
Le due interpreti in stato di grazia, Barbara Sukowa e Martine Chevallier, non a caso attrice della prestigiosa Comèdie Francaise, non hanno bisogno di nessun accorgimento per rendere tangibile questa sensazione di oppressione e di smarrimento che pervade tutto il film. Sulle protagoniste incombe la minaccia di essere l’oggetto costante del giudizio altrui.
I dialoghi tra le due donne sono potenti e si nota che il regista ha fatto propri modelli stilistici dei migliori film thriller- psicologici.