«E gli occhi dei poveri riflettono, con la tristezza della sconfitta, un crescente furore. Nei cuori degli umili maturano grappoli di furore e si avvicina l’epoca della vendemmia». John Steinbeck
Il Teatro Bellini di Napoli ospita fino al 14 novembre lo spettacolo Furore, adattato da Emanuele Trevi con Massimo Popolizio che dà voce al capolavoro del Premio Nobel per la letteratura 1962: John Steinbeck.
Il libro omonimo venne pubblicato nel 1939 con il titolo The Grapes of Wrath , letteralmente Grappoli d’ira e nacque da una raccolta di articoli che l’autore fece per conto del San Francisco News che gli chiese di documentare le condizioni di vita dei contadini, costretti dalla siccità e della carestia ad abbandonare le loro terre per spostarsi ad Ovest. Ben presto questo fenomeno prese le dimensioni di un esodo biblico e la California la nuova Terra Promessa.

Ph Federico Massimiliano Mozzano
Il romanzo è diventato anche una pietra miliare della cinematografia mondiale grazie al film di John Ford del 1940 con uno strepitoso Henry Fonda affiancato da Jane Darwell (Premio Oscar Migliore attrice non protagonista), che racconta le peregrinazioni della famiglia Joad sulla Route 66 che si snoda attraverso il Texas, l’Arizona e il New Messico.
Ecco come Emanuele Trevi si esprime sulla genesi dello spettacolo: «Più che a una riduzione riteniamo che un progetto drammaturgico su Furore debba tendere ed esaltare le infinite risorse poetiche del metodo narrativo di Steinbeck, rendendole ancora più efficaci che durante la lettura. Raccontando la più devastante migrazione di contadini della storia moderna, Massimo Popolizio dà vita ad un one man show epico e lirico, realista e visionario, sempre sorprendente per la sua dolorosa ed urgente attualità. Il controcanto è affidato al caleidoscopio di suoni realizzati dal vivo dal percussionista Giovanni Lo Cascio».
Le parole di John Steinbeck risuonano attraverso la voce potente e modulata di Massimo Popolizio come un monito alle generazioni presenti e future sulla questione migranti e sui disastri ambientali.
Ogni parola detta evoca un sentimento ed un dolore. La miseria della Grande Depressione cancella il sogno americano in nuvole di polvere. I trattori spazzano via le piccole case di legno e le banche, sempre sanguisughe, non rinnovano i crediti. Si parte quindi con la morte nel cuore , insieme a donne angosciate e bambini macilenti. Si giunge finalmente con sangue e sudore nella Terra Promessa con la certezza ormai che le regole del capitalismo hanno alimentato l’ingiustizia sociale. In California la frutta marcisce sugli alberi e le patate vengono gettate in acqua mentre i bambini muoiono per denutrizione.
Le immagini proiettate alle spalle di Massimo Popolizio mostrano volti scavati, bambini pallidi e vestiti di stracci, terre desolate ed oppresse prima dalla siccità e poi dalle alluvioni. Un esercito di disperati come nel dipinto Il quarto stato, un’umanità dolente ma fiera , capace di gesti generosi. Lo sa bene Rose che, disperata per aver perso il suo bambino appena nato, dona il suo latte ad un vecchio che sta per morire di fame come nel celebre dipinto caravaggesco Le sette opere della Misericordia.
Massimo Popolizio riesce con le sue rare capacità attoriali a dare corpo e voce adeguati alla grandezza letteraria di John Steinbeck. Con improvvise e repentine modulazioni di voce ci accompagna in questo viaggio verso l’Ovest , verso la Terra Promessa. Ci vengono in mente i muri e il filo spinato, le parole intrise di odio e di rancore che anche oggi vengono pronunciate contro i migranti, i morti seppelliti in mare, la mancanza di rispetto per il pianeta Terra.
Alla pubblicazione del libro un ampio dibattito coinvolse la veridicità della testimonianza di Steinbeck. La cosa non ci sorprende pensando che ancora oggi si negano gli orrori della Shoah.
Ben vengano quindi spettacoli che con rigore storico e grande qualità ci fanno riflettere sul passato e sul presente, con il loro carico di veridicità e compassione. Un grande attore come Massimo Popolizio lo sa.
Meritatissimi gli applausi e la standing ovation al termine della rappresentazione.