Lo spettacolo di Zecca riesce a coinvolgere lo spettatore, donando un’ora e mezza di piacevole intrattenimento
In scena, al Teatro Mercadante di Napoli, Blumunn scritto da Marina Confalone che ne è anche interprete insieme a Lello Giulivo e Giovanni Scotti per la regia di Francesco Zecca; una co-produzione Teatro di Napoli-Teatro Nazionale, C.A.S.A. Centro delle Arti della Scena e dell’Audiovisivo (repliche fino a dom. 7 novembre).
Il Blumunn, un ex piano bar in stato di completo abbandono, è il luogo in cui s’incontrano il giovane Malachia, che sta per trasformarlo in un market di surgelati, e Susy, l’anziana cantante storica del locale, che non vi ritornava da anni. Nel rapporto che li coinvolgerà, metteranno in atto l’energia di due poli in opposizione per carattere ed intendimenti, avendo l’occasione d’indagare in fondo ai loro cuori: la rinuncia di Malachia ad inseguire i propri sogni dovrà fare i conti con l’ardore prepotente, quasi adolescenziale, di Susy, teso a turbare i piani del ragazzo.
«Un ex piano bar destinato a diventare un market di surgelati – afferma Francesco Zecca – è la metafora di un’epoca in crisi di valori, di quell’impoverimento culturale che al potere educativo ed aggregante della musica e dell’arte in generale preferisce una redditizia “tomba di ghiaccio”. È anche il romanzo di emancipazione di un giovane dal giogo paterno, attraverso il rapporto dapprima conflittuale e via via sempre più complice con la misteriosa figura femminile».
Malgrado la semplicità del testo, che a tratti dà l’impressione di un déjà-vu, lo spettacolo di Zecca riesce a coinvolgere lo spettatore, donando un’ora e mezza di piacevole intrattenimento, con momenti comici che si alternano a canzoni di un tempo (ma la scelta dei brani non è affatto scontata), su uno sfondo di piacevole malinconia. Le scene essenziali e funzionali di Gianluca Amodio rendono appieno questa sensazione di abbandono e decadenza di un locale che ha visto ben altri fasti. Sembra quasi di avvertirne l’odore di muffa e umidità. A questo ambiente corrisponde la figura di Susy, che ne incarna l’anima, sapientemente interpretata da Marina Confalone, che con la sua elegante esuberanza, mai volgare, mai sopra le righe, fa innamorare di sé grazie alla sua tenera simpatia e genuinità.
Ma la Confalone si rivela anche un’ottima cantante, capace di spaziare nell’ambito di un repertorio molto eterogeneo, accompagnata al piano dal bravo Giovanni Scotti, che interpreta un Malachia dapprima cinico e puerile, poi sempre più attratto dallo spirito dell’arte. Completa il cast l’ottimo Lello Giulivo che fa da contrappunto realistico e pragmatico al personaggio poetico di Susy. Nel complesso, un sano divertimento che fa riflettere.