Dopo la pausa forzata del 2020, il Teatro Mercadante di Napoli inaugura la stagione 2021/22 con Piazza Degli Eroi di Thomas Bernhard, interpretato da Renato Carpentieri, Imma Villa, Betti Pedrazzi, con Silvia Ajelli, Paolo Cresta, Francesca Cutolo, Stefano Jotti, Valeria Luchetti, Vincenzo Pasquariello (al piano), Enzo Salomone, per la regia di Roberto Andò; una co-produzione Teatro di Napoli, Teatro Rossetti di Trieste e Teatro della Toscana (in scena fino a dom. 31 Ott.).
Andato in onda su Rai 5 lo scorso gennaio (lo spettacolo doveva debuttare per la Stagione 2020/21), Piazza Degli Eroi è l’ultimo desolato capolavoro del grande drammaturgo austriaco Thomas Bernhard risalente al 1988, un anno prima della sua morte, e inspiegabilmente mai andato in scena in Italia. Il testo parla del suicidio di un professore di matematica ebreo, Josef Schuster, emigrato ai tempi dell’annessione dell’Austria al Reich tedesco ad Oxford col fratello Robert, professore di filosofia, e recentemente tornato a vivere in Austria. La decisione di prendere un appartamento che affaccia su quella Heldenplatz (Piazza degli Eroi, appunto), da dove Hitler proclamò trionfante l’Anschluss (l’annessione dell’Austria) e i preoccupanti rigurgiti neo-nazisti e antisemiti che da quella fine anni ’80 avrebbero portato all’ascesa della destra estrema haideriana, saranno per lui fatali… «Il clamore suscitato a Vienna al debutto di Piazza degli Eroi – scrive Roberto Andò – confermò l’immagine di uno scrittore furiosamente critico nei confronti del permanere in Austria di strutture autoritarie e fasciste, e il giudizio feroce per la classe politica che vi si era impiantata dal dopoguerra, colpevole di non aver mai veramente tagliato col passato nazista». Ciò fa di Piazza Degli Eroi il testo più “politico” della produzione bernhardiana, che scava a fondo le dinamiche psicologiche, filosofiche e sociali dell’intolleranza e del “Male assoluto”, rendendolo – ahinoi! – tristemente e pericolosamente attuale.
A dare voce a questo disperato grido d’allarme sono innanzitutto i tre protagonisti. Renato Carpentieri (Robert Schuster), Imma Villa (la Governante) e Betti Pedrazzi (vedova Schuster). Il loro talento e la verità scenica che trasmettono rendono indimenticabili i loro personaggi, con tutto il carico di emotività, genuinità e umano egoismo cheli contraddistingue. Essendo il testo strutturato in maniera tale che le prime due parti risultino quasi due monologhi, prima della Governante e poi del fratello del suicida, resta la terza parte, più agita, a rendere merito al resto del cast bene assortito. Il dramma – infatti – si svolge dopo l’evento tragico del suicidio e si incentra più che altro sulle impressioni e le sensazioni varie e contrastanti di chi resta. La regia di Roberto Andò riesce a rendere efficacemente questo quadro composito, rendendo appieno sia i momenti disperati che l’amara ironia che sottende il testo, offrendo uno spettacolo profondo e appassionato, uno spettacolo importante, che si avvale delle ottime scene di Gianni Carluccio (che firma anche il disegno luci) e dei bei costumi di Daniela Cernigliaro. Da vedere.