Mayday è il suo nuovo singolo sul tema dell’ossessione in ogni essere umano
Si intitola Mayday il nuovo singolo della cantautrice Ellynora, un brano pop elettronico che affronta il tema dell’ossessione esistente in ogni essere umano. Procede con successo il percorso artistico della cantautrice urban cosmopolita, dopo aver vinto, con il singolo Zingara, il Festival Show, ad aver trionfato nel 2020 al Primo Maggio Next e preso parte al Concerto del Primo Maggio.
Il singolo “Mayday” è un brano che affronta il fenomeno dell’ossessione presente in ogni essere umano. Ma come ci si libera da un’ossessione?
«Non credo ci sia un modo specifico di liberarsi da un’ossessione perché per ognuno di noi è diverso ma sicuramente c’è bisogno di scavare a fondo dentro noi stessi e capire cos’è che ci lega così tanto a quel qualcosa. Molto spesso tutto ciò che è raggiungibile diventa più affascinante e lo idolatriamo, altre volte ne va della nostra autostima e diventa una prova costante per provare a se stessi il proprio valore. Credo che la cosa più importante sia riuscire a lasciar andare perdonarsi. Ma è più facile a dirsi che a farsi perché prima di poter lasciare andare bisogna capire cosa lasciare andare».
È un brano dalle sonorità elettroniche che risentono delle influenze d’oltreoceano. Da quali artisti hai attinto?
«Non ho preso ispirazione da un artista nello specifico, ma il genere pop elettronico mi sembrava quello più adatto per raccontare di un qualcosa di urgente, misterioso, pericoloso ed affascinante allo stesso tempo».
Stai preparando un album? Puoi darci qualche anticipazione sulle sonorità dei brani inediti?
«A breve usciranno nuovi singoli per l’album ancora non ci sono date. Per quanto riguarda le sonorità continuo sulla mia linea quella di rimanere fedele alla mia essenza, le mie esperienze oltreoceano più internazionali e le mie radici partenopee colme di sonorità spagnole ed arabe».
A 19 anni lasci l’Italia per trasferirti a New York e in seguito a Los Angeles. Durante la permanenza in queste due grandi metropoli hai iniziato a scrivere i primi brani. Con quali musicisti hai collaborato in America?
«In America ho lavorato con molte persone più o meno conosciute. Una collaborazione che ricordo sempre con estremo piacere è quella con il rapper LL Cool J. Non è stata precisamente una collaborazione su un brano ma quell’esperienza è stata motivo di orgoglio».
Nel 2019 vinci il Festival Show con il singolo “Zingara” e nel 2020 il Primo Maggio Next. Quanto ha influito nel tuo percorso artistico la partecipazione a questi due eventi musicali?
«Sicuramente è stata una grande soddisfazione, ma soprattutto una conferma in quel momento, perché quando sei un artista indipendente e lotti per te stesso e per la tua musica sei da solo, in un mondo artistico vastissimo e quindi hai la necessità di ricevere conferme oltre ai migliaia di “No” che ti danno la carica per ripartire più forte di prima».
Il testo di Zingara recita “nell’oceano viro controvento”. Esprime il tuo bisogno di libertà?
«L’oceano ovviamente rappresenta il mondo, e le sue correnti le persone. Ci vuole coraggio ad andare contro tutto pur di essere se stessi, io sono disposta a farlo. Essere liberi non è solo un aspetto fisico, ma specialmente mentale di poter essere se stessi anche se diversi».
Il singolo “Zingara” fonde la musica elettronica, la musica popolare e quella etnica. È un brano coinvolgente!
«Grazie mille sono felice che questo brano vi piaccia perchè mi rappresenta completamente, lo abbiamo scritto senza referenze completamente perché avevo il bisogno di tirar fuori me stessa. La cosa che me lo conferma è il fatto che nonostante passi il tempo quel brano per me è sempre recente».
Hai un legame indissolubile con Napoli, la tua città di origine e sei affascinata dagli strumenti popolari napoletani.
«Napoli ce l’ho nel cuore. La mia famiglia è interamente napoletana nonostante io sia cresciuta e nata a Roma. Sin da piccola passavo tutte le feste con la mia grande famiglia a Napoli e ho sempre questo ricordo di non vedere l’ora di scendere a Napoli. Mi ricordo che con papà mettevamo sempre CD in macchina di musica napoletana e cantavamo insieme a squarciagola, perché anche lui ama cantare come il resto della famiglia. Mio padre che da buon napoletano si chiama Ciro incarna Napoli e mi ha trasmesso tutto l’amore per le persone e la città stessa che fonde tradizioni ad esoterismo ad ospitalità e calore. Non esiste posto al mondo come Napoli».
Con l’hashtag #GirlsCanDoAnything ti fai portavoce di messaggi inerenti all’empowerment femminile. Quanto conta per te quest’iniziativa?
«La società sta cambiando, ma siamo ancora anni luce dal liberarci di certi stereotipi e dall’idea dell’uomo macho. È un discorso molto complesso e delicato ma credo che il sessismo sia fortemente radicato all’interno delle menti sia uomini che donne. Molti non se ne rendono neanche conto. Io stessa ho fatto un enorme lavoro di introspezione che continuo ogni giorno a fare, perché è facile cadere all’interno di pensieri dettati da “un’educazione” radicata piena di ruoli e stereotipi. Il mio consiglio è quello di farsi tante, tantissime domande perché è facile puntare il dito verso il prossimo, ma la realtà è che possiamo migliorare noi stessi ed avere sempre più le idee chiare. Credo che solo così possiamo veramente aiutare anche gli altri a “diseducarsi” da certi schemi. Nel pratico il mio team è quasi interamente femminile. Credo che noi donne dobbiamo scalciare per farci spazio in un’industria prevalentemente maschile, aiutando altre donne a trovare posto. La verità è che nella nostra società le donne con una personalità forte sono ingestibili e sono un fastidio. Questo deve finire una volta e per tutte».