«L’impossibile verosimile è da preferire al possibile non credibile». Aristotele
L’ombrello dell’imperatore è il romanzo d’esordio del giovane scrittore Tommaso Scotti, nato a Roma nel 1984 . Laureato in matematica e seguendo una passione per le arti marziali si è trasferito in Giappone nel 2010 conseguendo un dottorato di ricerca a Tokyo dove vive e lavora in ambito tecnologico-finanziario. Il romanzo, edito da Longanesi per la Collana La gaja scienza ,pag.311, riporta sulla copertina un’illustrazione di Marcello Ghilardi che, nei caratteri giapponesi vuole significare la parola ombrello.
Il libro appartiene al genere crime fiction e fornisce ai lettori interessanti notizie circa il Paese del Sol Levante riguardo la cultura, il sistema carcerario , la pena di morte, la vita quotidiana, il fenomeno inquietante dell’ hikikomori (adolescenti che vivono reclusi nella loro stanza senza alcun contatto con l’esterno, né con familiari o amici), il profondo senso dell’onore e del disonore dei giapponesi, la fatica per avere una buona educazione scolastica, l’omologazione, la difficoltà di essere in bilico tra modernità e tradizione.
Le intricate vicende si svolgono sotto l’occhio benevolo della Torre di Tokyo, «la grande diva arancione della capitale nipponica che splendeva anche nei momenti più bui» (pag.200), «scatenando l’invidia per la tempra impassibile che quella regina di ferro era riuscita a mantenere durante tutta la vicenda»(pag.300).
L’ispettore Taheshi Nishida della squadra Omicidi della polizia di Tokyo è un hafu, ovvero un mezzo sangue, nato da padre giapponese e madre americana. Ha un carattere impulsivo, sanguigno, cosa che gli ha alienato le simpatie dei superiori che gli hanno messo sempre dei bastoni tra le ruote per impedirgli di fare carriera. Tuttavia ha un fiuto eccezionale nel risolvere casi difficili. Ora gli si presenta il caso di un uomo Yuki Funagawa ritrovato morto nel suo minuscolo appartamento. L’arma del delitto è un comunissimo ombrello di plastica di pochi yen, di quelli che tutti usano e che tutti smarriscono nei posti più impensati. Tuttavia questo ombrello presenta due particolarità che lo differenziano dagli altri: un piccolo cerchio rosso dipinto sul manico ed un’impronta che appartiene all’imperatore del Giappone!
Il romanzo ricostruisce con una precisione maniacale i luoghi e le persone che , anche per poche ore, possiedono l’ombrello fino ad arrivare alla soluzione del caso e a soddisfare la curiosità del lettore sulla circostanza singolare dell’ impronta regale. Ed ecco i personaggi che compaiono in ordine cronologico nel libro: il morto Yuki Funagawa, la sua ex ragazza Kaori Kawai, l’acquirente originario dell’ombrello Makoto Ogawa, l’impiegato delle ferrovie Ryosuke Sato, la ragazza del kyabakura (tipo night club dove gli uomini trovano compagnia femminile)Nanami Amano e sua madre Yuko Takahaschi, il collezionatore di avventure Mike Hart, Keije Nakase e la sua ragazza Haruka Sudo, lo studente secchione Toma Sakamoto e suo nonno,il giardiniere imperiale Hisao Mishima, l’imperatore del Giappone.
Il romanzo ben scritto e ben costruito riserva al lettore numerose sorprese ad ogni capitolo.
Le vite dei personaggi si intersecano mirabilmente come tessere di un mosaico che rivela solo alla fine il suo brillante e sorprendente disegno. È superfluo dire che il personaggio dell’ispettore è quello più intrigante e funzionale alla storia non solo per raccontare al meglio le contraddizione del Giappone ma anche perché così è stato più facile per lo scrittore identificarsi.
Il romanzo prelude a un seguito come si evince alla pag.301.( L’ispettore ha una figlia Mia che con «un’insolente vibrazione del cellulare» gli comunica che la sua ex moglie “non si muove”!
Come di consueto, riportiamo un breve brano dell’inizio del romanzo , per invogliarvi alla lettura: «Era buio nel cuore del lupo: La tempesta di adrenalina aveva lasciato il posto ad una quiete oscura. Il respiro era calmo, il battito regolare. Nella piccola stanza , il costante ronzio del condizionatore vibrava coperto soltanto dal rumore della pioggia….Mancava solo un dettaglio. Il dettaglio». (pag.9)