Il cattivo poeta è un film diretto e scritto da Gianluca Jodice ed è incentrato sugli ultimi anni di vita del grande poeta abruzzese Gabriele D’Annunzio esiliato nella sua splendida residenza Il Vittoriale sulle sponde bresciane del lago di Garda.
Siamo nel 1936 ed un giovane federale appena ventottenne, Giovanni Comini (Francesco Patanè) , riceve dal segretario del partito fascista Achille Starace(Fausto Russo Alesi) il delicato compito di sorvegliare Gabriele D’Annunzio (Sergio Castellitto), preoccupato che il Vate possa interferire e compromettere i rapporti con la Germania nazista che stanno molto a cuore al Duce.
Arrivato al Vittoriale Comini scopre un D’Annunzio stanco, malato, dipendente dalla cocaina , assistito dalle fedeli Luisa Baccara (Elena Bucci) e Amèlie Mazoyer (Clotilde Courau). Lentamente inizia a subire la fascinazione del poeta e a mettere in discussione la sua stessa fede al partito fascista anche perché ha una storia d’amore con una donna che si ucciderà in seguito all’arresto del fratellastro antifascista.
Il film ben scritto e diretto mostra un’evidente documentazione storica a cui sottende un uso della macchina da presa preciso e puntuale nel descrivere gli ambienti esterni del Vittoriale ed i suoi interni preziosi e decadenti. Le atmosfere crepuscolari ,presenti anche sui volti dei tanti protagonisti delle vicende narrate ,sono rese impareggiabili dalla fotografia di Daniele Ciprì e ben sottolineate dalle musiche di Michele Braga.
Tutti gli interpreti , con evidenti esperienze teatrali, sono stati scelti per una somiglianza fisica ai protagonisti a iniziare da Sergio Castellitto che si immerge totalmente nel personaggio con una bravura attoriale alla quale ci ha abituati da tempo. Accanto a lui non sfigura il giovane ed ingenuo Francesco Patanè che rende appieno le paure, i dubbi e le incertezze di un giovane fascista indottrinato e plagiato da un’ideologia perversa e brutale. La scelta registica molto indovinata, di far comparire il Duce sempre come una sagoma senza volto non fa che sottolineare la grandezza di D’Annunzio e le sue capacità di preveggenza circa lo scellerato Asse Roma-Berlino.
Le figure femminili che gravitano intorno ai due protagonisti, D’Annunzio e Comini, sono credibilissime nella loro dedizione verso il grande poeta. Ma perché egli viene definito cattivo? Tale aggettivo qualificativo deve intendersi nell’accezione di critico, scomodo e il Vate lo fu in quell’epoca buia dominata da regimi autoritari e dittatoriali.
Oggi più che mai si avverte la necessità di un cinema di spessore e che sappia avvicinare tutti alla Storia definita maestra di vita da Cicerone. Lodevole quindi il tentativo riuscito di Gianluca Jodice che ci fa riflettere sui rapporti tra essa e la grande letteratura.
Un’ultima curiosità: le parole pronunciate da D’Annunzio nel film sono solo le sue parole scritte o pronunciate nei suoi discorsi in pubblico. E non è poco!