Il Campania Teatro Festival si avvia alla conclusione proponendo una sua produzione Le storie del mondo da Le metamorfosi di Publio Ovidio Nasone(43 a. C- 17 d. C) di e con Roberto Nobile.
La Grecia e la Magna Grecia, un tempo lontano, abbondavano di dei e semidei, centauri, satiri, ninfe che parlavano agli uomini attraverso gli oracoli o le forze della natura. Gli dei non disdegnavano di scendere dall’Olimpo e mescolarsi con le umane vicende e accanto ad ogni individuo si avvertiva l’ombra del soprannaturale. Chi ascoltava queste storie tramandate oralmente dagli aedi rimaneva affascinato e riusciva a dare una spiegazione alla sua esistenza. Le metamorfosi hanno reso celebri e trasmesso ai posteri numerosissime storie e racconti mitologici della classicità, quasi 250 e rappresentano un capolavoro letterario che ha influenzato la cultura occidentale fino ai nostri giorni. Ovidio ne era consapevole: «Ed ormai ho compiuto un’opera che né l’ira di Giove, né il fuoco, né il ferro, né il tempo, che tutto rode potranno mai cancellare. E ovunque si estende, sulle terre domate, la potenza romana, le labbra del popolo mi leggeranno e per tutti i secolo, grazie alla fama, se qualcosa di vero c’è nelle predizioni dei poeti, vivrò». La frase ore legar populi cioè le labbra del popolo mi leggeranno rimanda alla trasmissione orale del vecchio aedo, spesso cieco come Omero, perché il suo sguardo era rivolto all’interno, in quel rapporto unico tra la saggezza dei vecchi e la profondità del mito.
Roberto Nobile, su una scena quasi buia e con l’unico supporto di una sedia, riveste il ruolo di un antico cantore e con grande maestria attoriale ci racconta qualcuna delle metamorfosi facendo entrare lo spettatore in un mondo magico e ricco di vivide emozioni.
Si parte dal racconto di Filemone e Bauci, poi a quello di Cecie e Alcione ed ancora a quello di Fetonte e dei suoi genitori Climene e il Sole ed altri ancora di rara bellezza.
Sicuramente la scelta non sarà stata facile ma per ciascuno dei racconti Roberto Nobile ha aggiunto sentimento e pensiero, partecipazione emotiva e capacità affabulativa. Miti e leggende, spesso dimenticati, attraverso una rievocazione scarna ma efficace, ritornano a prendere vita e ad insegnare agli uomini contemporanei l’importanza della scintilla del divino.
A Roberto Nobile va il merito di aver riscoperto un grande classico e la sua bellezza che i monaci amanuensi salvarono dall’oblio.
Italo Calvino scrive: «Le metamorfosi vogliono rappresentare l’insieme del raccontabile tramandato dalle letterature con tutta la forza di immagini e di significati che esso convoglia, senza decidere, secondo l’ambiguità propriamente mitica, tra le chiavi di lettura possibili….Il fiabesco, l’irreale, l’immaginario fantastico sono di per sé metamorfosi del vero, come dunque il molteplice, il cangiante, l’instabile siano una rappresentazione assai verosimile della realtà».