Da venerdì 23 aprile è disponibile su tutte le piattaforme digitali il nuovo singolo Fantasmi feat. Marracash & Geolier che anticipa il nuovo album Djungle, in uscita in fisico e in digitale venerdì 7 maggio di TY1, conosciuto come il migliore Dj nonché uno dei maggiori producer della scena rap italiana.
Dopo aver annunciato i 24 artisti che saranno presenti nel suo nuovo album, nomi ormai consolidati del genere urban e hip-hop (Paky, Guè Pequeno, Massimo Pericolo, Pretty Solero, Miss Keta, Noyz Narcos, VillaBancks, Ernia, Capo Plaza, Jake La Furia, Speranza, Taxi B, Rkomi, Ketama 126, Samurai Jay), incursioni nel mondo del pop (Neffa, Tiromancino), nonché dall’estero ( Pablo Chill E, Mc Buzzz, Dosseh) e nuove leve (Touchè. Vettosi), TY1 ha finalmente svelato la presenza di Marracash & Geolier in Fantasmi.
Noi di Mydreams abbiamo seguito con interesse e curiosità la conferenza stampa di presentazione dell’album.
TY1 ha detto: «Lavorare con Marracash e con Geolier a questo brano è stato per me un motivo di grande soddisfazione. Marra è un mostro sacro del rap italiano e non ha bisogno di presentazioni mentre Geolier è una delle voci più rappresentative della nuova scuola. La forza di Fantasmi è da ricercare nella sua spontaneità». E ha proseguito: «Sono stato uno dei primi a fare rap al su, nella mia città di origine Salerno e sono stato un dj nella jungla urbana. Per il titolo dell’album mi sono ispirato al film di Quentin Tarantino dal titolo Django Unchained del 2012. La copertina del disco ritrae un ragazzino che sogna di giocare a pallone, come tutti i ragazzini del mondo, soprattutto quelli che vivono nelle periferie delle grandi città. Ha il mio logo nei capelli e vive in una jungla fantasy, accanto ad animali disegnati e coloratissimi. Anche io sono stato come quel bambino e la musica mi ha offerto la possibilità di crescere e di trovare una mia collocazione nel mondo e di vivere i miei sogni. Per quanto riguarda le numerose collaborazioni devo dire che tutti hanno dato il massimo e, soprattutto tra i cantanti meno noti, ho scelto in qualità di producer, musicisti di periferia, dalle favelas brasiliane alle banlieue francesi. Molti di questi musicisti non li ho mai incontrati dal vivo. Li ho conosciuti tramite Instagram. Mi sono sentito come un sarto, realizzando per ciascuno di loro un vestito che hanno poi indossato alla perfezione. I suoni prevalenti dell’album sono quelli della strada. Ringrazio davvero il mio team di lavoro. Questo disco è il frutto di due anni di intenso lavoro. Sono stato impegnatissimo, anche durante i periodi di lockdown».
È stata poi la volta delle domande da parte dei giornalisti accreditati.
Come lavori da producer?
«Non mi sono mai legato ad un solo genere musicale. Mi piace variare, cambiare continuamente. Ma più che producer mi piace definirmi direttore artistico. Ho lavorato benissimo con tanti artisti, da Clementino a Neffa, da Marracash a Capo Plaza e li ho seguiti per tutta la realizzazione dei loro dischi. Ho puntato su collaborazioni inedite come può essere quella tra Ernia e Zampaglione dei Tiromancino. Ovviamente i social mi hanno aiutato moltissimo in questa fase di pandemia. Ho anche un team a Londra ma non li ho potuti raggiungere».
Come è cambiata nel tempo la figura del producer?
«Dobbiamo renderci conto che il producer non è una figura professionale che sta dietro all’artista di turno. Il producer deve precedere l’artista e collaborare con lui durante ogni fase della realizzazione di un disco. In Italia il producer è stata sempre una figura isolata ma ora non più. Ci stiamo prendendo quello che ci è dovuto. Anche il nome del producer deve comparire sul disco, come già si fa da molto tempo in America».
L’album vanta ben 24 collaborazioni tra artisti noti e meno noti. Quali ti hanno dato più soddisfazione?
«Non posso rispondere a questa domanda anzi sì, in modo paraculo. Ringrazio tutti ed ognuno di loro ha dato il massimo. Tutti sono stati super e lo sentirete ascoltando l’album».
L’album è molto bello, ha una notevole veste grafica. Come è nata la collaborazione con gli artisti?
«In effetti è un cofanetto nella versione de luxe con all’interno 24 tavole che corrispondono agli artisti che hanno collaborato raffigurati tra le loro periferie di appartenenza. Io ho sempre amato l’arte». (N.d.r. Durante la c. s. è stata mostrata una grafica di Marco Locati)
L’album è ricco, pieno anche di pezzi eseguiti in dialetto. La loro esecuzione è stata più facile?
«No, perché io quasi sempre penso in dialetto. In effetti si tratta di un disco multietnico pur avendo delle venatura neomelodiche in Fantasmi e ricordi degli Almamagretta come anche sonorità delle periferie di città straniere».
Pensi che nel genere rap ci sia poco rock?
«Non credo. Ci sono state delle contaminazioni tra i due generi soprattutto in America. Magari Vasco Rossi in Italia?».
Cosa pensi delle donne rapper, ce ne sono poche?
«Nel mio album c’è Miss Keta. Io sono per le donne. Mi piacciono soprattutto Madame e l’argentina Nathy Peluso».
C’è nell’album un brano al quale sei legato in modo particolare?
«Non c’è un pezzo al quale mi sento particolarmente legato, forse quello di Neffa per le nuove sonorità. Tutti i pezzi si legano tra loro».
Come scegli l’artista da produrre tra i giovani?
«Io ascolto da sempre tanta musica e produco i giovani che, come si dice, spaccano. Noto che ci sia un livello altissimo e poi ci rispettiamo a vicenda».
Quali album stranieri ti hanno ispirato?
«Penso a Kahled, la crema della crema. In Italia non è facile coordinare tanti artisti. Ringrazio davvero il mio team».
La musica è la tua vita. Cosa ti manca o ti è mancato in questo periodo di pandemia?
«La musica mi ha dato tanto, mi ha dato motivi per crescere e credere in qualcosa. Mi dispiace per coloro che non hanno lavorato in questo periodo Io non mi sono mai fermato».