Di recente lo abbiamo visto nel cast di due grandi serie televisive, “Un’altra vita” e “La strada dritta”, entrambe con ottimi record di ascolti, in cui Carmine Recano ha saputo interpretare in maniera eccellente i due ruoli, se pur diversi l’uno dall’altro. Nella fiction “Un’altra vita” ha vestito il ruolo di Silverio Feola, giovane medico del presidio ospedaliero di Ponza, un personaggio che vive un rapporto molto conflittuale, poiché non riesce a dichiarare la sua omosessualità. Nella miniserie “La strada dritta”, per la regia di Carmine Elia, tratta dal romanzo omonimo di Francesco Pinto – che racconta la storia simbolo della rinascita italiana a cinquant’anni dall’inaugurazione dell’Autostrada del Sole – Recano interpreta Gaetano, un giovane operaio napoletano che decide di trasferirsi al nord in cerca di fortuna per assicurare un futuro alla sua famiglia.
Oltre alle due fiction, Carmine Recano ha preso parte anche ai “I Milionari” di Alessandro Piva, presentato al Festival del Cinema di Roma, un film la cui uscita è prevista per la prossima primavera.
Reduce dal successo di due grandi serie televisive quali “Un’altra vita” e “La strada dritta” che entrambe hanno raggiunto record di ascolti straordinari. Ti aspettavi questo successo?
«Credo che un attore affronti il proprio lavoro con passione e sopratutto con tanto rispetto verso i personaggi proposti e le rispettive storie, senza mai pensare a cosa accadrà, vive semplicemente il momento. Però, ero consapevole della qualità dei progetti e ovviamente siamo felici del supporto del pubblico.»
In “Un’altra vita” interpreti il ruolo di un medico che custodisce fino alla fine il segreto di essere omosessuale, per paura dei pregiudizi e di quello che potrebbero pensare le persone dell’isola. Solo nell’ultima puntata viene fuori il coraggio del personaggio. Come vedi il riconoscimento delle unioni gay in Italia?
«Le persone devono essere libere di amarsi e di avere gli stessi diritti degli altri, quindi favorevole.»
“La strada dritta” arriva a cinquant’anni dall’inaugurazione dell’Autostrada del Sole, la storia di un’opera simbolo della rinascita italiana. Quello che si evince dal film è la forza di volontà, il coraggio di questi uomini di non mollare nonostante i mille ostacoli e di portare avanti il proprio obiettivo senza perdersi in chiacchiere. Oggi tutto questo manca e quasi nessuno è disposto a sacrificare la propria vita per la realizzazione di un bene comune. Tu cosa ne pensi?
«Basta guardare dietro e capire la grande creatività di noi italiani, persone capaci di realizzare grandi imprese, uomini con grande umanità e forza di volontà, erano considerati gli uomini del fare che avevano voglia di cambiare e di correre verso un futuro migliore. Noi giovani dobbiamo prendere di esempio quelle persone per riappropriarci di quel senso di responsabilità e di quella speranza che oggi sembra non esserci più. Spesso mi capita di incontrare, durante i miei viaggi lavorativi, persone come Gaetano, il mio personaggio nella strada dritta, che emigrano al nord o addirittura all’estero con la speranza di avere una vita più dignitosa per sé e per la propria famiglia.»
Ti definisci un sognatore, una persona che non si arrende facilmente o altro?
«Sicuramente un sognatore perché essere attori significa aprire la mente alle gioie della vita, ai sogni e alla conoscenza. Allo stesso tempo, poiché il mio lavoro mi porta ad essere sempre sotto esame, mi definisco una persona determinata che non si arrende facilmente.»
Sempre ne “La strada dritta” si affronta anche il tema delle morti bianche, ancora molto attuale in Italia, che vede tantissimi operai perdere la propria vita sul lavoro. Anche il tuo personaggio, Gaetano, si ritrova a vivere questa esperienza in cui perde degli amici, rischiando la sua vita in prima persona…
«Perdere la vita lavorando credo che sia qualcosa di inaccettabile di non umano e penso che rispetto a questa realtà bisogna fermarsi a riflettere, per trovare le giuste soluzioni, per garantire a tutti il diritto alla vita.»
Presentato di recente al Festival del cinema di Roma il film “I Milionari” di Alessandro Piva, che prossimamente sarà nelle sale. Parlaci del tuo personaggio all’interno di questo nuovo progetto cinematografico.
«Interpreto Gennaro Cavani, un personaggio che a soli 12 anni alla morte del padre assume il ruolo di capofamiglia, quindi cerca in qualsiasi modo di affrontare quelle che sono le necessità della famiglia stessa e lo fa attraverso la via più semplice, quella di arruolarsi in un clan. È un uomo che reagisce rispetto ad una condizione di vita. Tutto quello che fa non è mai frutto delle proprie scelte, ma di quello che gli è stato imposto da bambino. Il suo è un atteggiamento culturalmente indotto, quindi per sopravvivere si va a rubare e per lui rubare equivale a lavorare.»
In che modo ti avvicini ad un personaggio?
«Io credo di applicare un metodo molto semplice quando lavoro: bisogna accettare se stessi come punto di partenza per dare quella verità e credibilità ai personaggi che interpreto, perché esistono elementi caratteriali dell’attore sui quali il personaggio si appoggia. Quindi li avvicino al mio modo di essere per poi viverli ed interpretarli, c’è sempre uno scambio continuo tra il personaggio e l’attore.»
Altri progetti?
«Ci sono altri progetti che mi hanno proposto e che sto valutando, ma non dico ancora nulla».