Teatro d’ira-Vol .1 è il nuovo album dei Måneskin, in uscita il prossimo 19 marzo. La band vincitrice della 71esima Edizione del Festival di Sanremo rappresenterà l’Italia all’Eurovision Song Contest, prevista per maggio a Rotterdam, con il brano Zitti e buoni già certificato Disco d’oro .
A distanza di due anni dal loro debutto con l’album Il ballo della vita, doppio disco di platino, il gruppo più irriverente della musica italiana presenta in Teatro d’ira Vol. 1, un progetto ambizioso ed in continuo divenire, partito dal singolo Vent’anni (disco di platino) e dall’inedito Zitti e buoni, brano vincitore della nota manifestazione canora sanremese.
Scritto interamente dai quattro ragazzi che compongono il gruppo: Damiano, Victoria, Thomas ed Ethan, è stato registrato tutto in presa diretta al Mulino Recording Studio di Acquapendente, in provincia di Viterbo, luogo da cui hanno presentato l’album con un minilive con l’idea e la voglia di ricreare appunto la dimensione live vissuta dal gruppo nel loro primo lungo tour di 70 date fra l’Italia e l’Europa.
Ecco la tracklist: Zitti e buoni, Coraline, Lividi sui gomiti, I Wanna Be Your Slave, In nome del padre, For Your Love, La paura del buio, Vent’anni.
Noi di Mydreams abbiamo seguito la conferenza stampa di presentazione in streaming.
Dopo l’esecuzione di alcuni brani dal vivo ha preso la parola il leader del gruppo ovvero Damiano che ha illustrato la genesi del disco: «La nostra non è una rabbia nei confronti di qualcuno ma un’ira che smuove, che crea rivoluzione, un’ira catartica rivolta agli oppressi e agli oppressori, che porta a sfogarsi e a ribellarsi verso tutto quello che ti fa sentire sbagliato e che, come risultato, porta ad un cambiamento. Abbiamo voluto collocare questa forza molto potente in un teatro che è una metafora per rappresentare l’arte». Vittoria aggiunge: «Il disco è il frutto di una nostra maturazione che in un certo senso si è a poco a poco rivelata già durante i concerti che abbiamo fatto in giro per l’Europa. Abbiamo capito meglio il nostro modo di fare musica e questo album è analogico per far gustare appieno il suono degli strumenti che suoniamo». Thomas dice:«Abbiamo registrato il disco ad Acquapendente facendo un grande percorso e portando il live nel disco e penso che ci siamo riusciti». Ethan precisa: «Noi nasciamo live e moriremo live. Noi non dimentichiamo i nostri inizi. Suonavamo per strada ed era necessario conquistarsi il pubblico senza tradire noi stessi». E ancora Vittoria: «Non ci siamo posti nessun limite sulla durata dei brani cercando una varietà ed una verità. È venuta fuori l’ anima cruda del disco , soprattutto nei brani in lingua inglese». Damiano incalza: «Forse mi beccherò anche delle denunce con il brano I Wanna Be Your Slave ma bisogna parlare di tutte le sfaccettature della sessualità delle persone. Attraverso la sessualità si può esprimere di più». Vittoria aggiunge: «È stato uno dei primi brani che abbiamo composto quando eravamo a Londra. Sono state di ispirazione le esperienze che abbiamo fatto». Thomas: «In nome del padre è invece l’ultimo brano che abbiamo scritto. Ci sono delle sonorità forti e così anche il testo». Damiano aggiunge: « Noi non siamo blasfemi. Per noi la musica riveste una sacralità ed è importante. In Lividi sui gomiti abbiamo voluto parlare del nostro lavoro, dei nostri sacrifici, del nostro impegno. Non è stato facile arrivare a certi traguardi. Vogliamo descrivere il conflitto che c’è tra l’artista e la sua musica che può generare ansia. Coraline invece è una favola finita male, il principe azzurro non salva nessuno ed anche lui può solo guardare, è un semplice spettatore». Thomas precisa: «È un brano con una struttura molto complessa dal punto di vista musicale. La paura del buio è stato scritto a Roma ed è un brano arpeggiato, si sente un carillon e termina a cappella». Vittoria conclude: «Ci siamo molto divertiti a realizzare l’album e non vediamo l’ora di suonare dal vivo. Il pubblico ci manca tantissimo e lo ringraziamo perché sappiamo che molte date sono sold out».
I Måneskin rispondono poi alle numerose domande dei giornalisti.
Perché avete epurato il testo di Zitti e buoni per presentarlo all’Eurovision? Vi siete autocensurati?
Damiano: «Abbiamo rispettato il regolamento dell’Eurovision togliendo le parolacce dal testo. La cosa certamente non ci ha fatto piacere ma partecipare a questa manifestazione era ed è un’occasione troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire. Siamo ribelli ma non scemi. Abbiamo dovuto anche ridurla a soli 3 minuti ma tutti i partecipanti lo fanno. Non sono cose imposte soltanto a noi. Siamo tutto sommato felici ed orgogliosi di rappresentare l’Italia e farci conoscere anche all’estero».
Vi definireste una banda rock?
Vittoria: «Non è un nostro interesse incasellarci in uno stile musicale. Siamo consapevoli di non essere i Led Zeppelin e neppure vogliamo diventarlo con il tempo. Noi facciamo la nostra musica. Non ci importa se voi la volete definire rock o altro».
Thomas: «Noi giochiamo attraverso la musica, questo è l’importante. Siamo noi stessi».
Damiano: «Penso che abbiamo un’identità come musicisti tanto da portare a Sanremo un brano come Zitti e buoni».
Thomas: «Siamo contenti del risultato ottenuto, di quello che siamo riusciti a fare».
In che modo componete i vostri brani?
Damiano: «Lavoriamo insieme. La realizzazione dei pezzi è eterogenea. A uno di noi viene in mente un accordo, ad un altro una frase, non c’è un modus operandi. Il risultato è quello che conta».
Ci parlate della copertina?
Damiano: «Una foto che ci piaceva. Non c’è nessuna dietrologia».
Quanto è stato importante scrivere in inglese?
Vittoria: «Qualcuno ha detto che le nostre canzoni rassomigliano ad altre celebri, di altri gruppi. Posso solo dire che è stato un caso che gioca un ruolo importante, come sempre, quando si compongono delle canzoni. Certo l’ascolto di pezzi diversi dai nostri è importante».
Damiano: «Presuntuosamente pensiamo di essere pronti anche per l’estero e lo abbiamo già in parte dimostrato».
Quale ruolo ha avuto Manuel Agnelli in questo disco, vi siete confrontati con lui?
Damiano: «No, non abbiamo parlato con Manuel. Noi facciamo tutto istintivamente».
Cosa pensano i giovani di voi? Vi sentiti dei divulgatori del rock?
Damiano: «Sono contenti ed incuriositi, ai nostri concerti».
Thomas: «Vediamo che ci seguono».
Vittoria: «Se un brano è figo, è figo. Non si pongono il problema del genere musicale. Io non mi sento una bandiera del rock. Ognuno ama la musica che vuole».
Thomas: «La cosa certa è che non vogliamo imitare nessuno. Siamo noi e basta».
Come immaginate il vostro concerto all’Arena di Verona?
Damiano: «Sarà una data speciale,memorabile ed abbiamo subito accettato questa possibilità. Non sappiamo quello che succederà».
Manuel Agnelli oltre a sottolineare la vostra bravura ha detto che avete ridato voce alle band? Siete d’accordo con lui?
Vittoria: «Siamo grati a Manuel ed è gratificante stare con lui. Noi facciamo la nostra musica e non ci sono altri scopi. Non ci sentiamo investiti da questa responsabilità. Non è il nostro compito. Siamo contenti se si formeranno altre band di ragazzi».
Come vivete il vostro anticonformismo? Cosa vi aspettate dalla società?
Damiano: «Noi vediamo che i ragazzi oggi si informano e cercano di liberarsi dai pregiudizi,dai preconcetti. Se oggi si parla di certe cose è un bene. Più se me parla e meglio è. E’ finito il tempo del: tu sei un maschio e puoi giocare solo a pallone…».
Cosa vi fa arrabbiare? Qualcosa che può essere legato alla vostra vita individuale o alla società?
Vittoria: «Noi mettiamo nella nostra musica quello che ci succede ,la vita che facciamo. Certo sappiamo che ci sono prepotenze ed ingiustizie e noi le veicoliamo nella musica».
Damiano: «Io sono incazzoso per natura. Mi fa arrabbiare la domanda: sei rock, non sei rock?».
Il brano Coraline si riferisce ad una ragazza che avete conosciuto?
Damiano: «Si, è una storia reale della quale non parlerò».
Avete già registrato il brano Zitti e buoni per l’Eurovision?
Damiano: «È tutto secretato ..ma non ancora… La vera rivoluzione è essere se stessi!».