Domenico Cuomo, classe 2004, dopo aver interpretato Gianni detto Cardiotrap nella serie “Mare fuori”, questa sera sarà tra i protagonisti del terzo episodio de “Il commissario Ricciardi”, in onda in prima serata su Raiuno. Il giovane attore di Gragnano, tra i talenti della scuola Laborart Centro Artistico – che gli ha permesso di costruire le basi per la sua formazione artistica – dal 2015 ad oggi si è fatto sempre più strada nel mondo del cinema e delle serie tv. Prima di approdare sul set de “Il commissario Ricciardi”, Cuomo ha fatto il suo esordio in “Gomorra La serie 3”, per poi passare in altre tre serie di successo come “L’amica geniale”, “Catch 22” di George Clooney e “Mare fuori” diretta da Carmine Elia, di cui la seconda stagione è in fase di scrittura. Per il cinema ha preso parte al film “Alessandra” di Pasquale Falcone, la cui uscita nelle sale è stata rinviata a causa dell’emergenza sanitaria. Per Domenico Cuomo si prospetta un anno ricco di nuovi progetti, che al momento restano top secret. Ma sicuramente di lui ne sentiremo ancora parlare e presto.
Cosa ti affascina in particolar modo del mondo del cinema?
«Per interpretare un ruolo nel migliore dei modi, bisogna scoprirsi sempre di più e toccare dei punti che magari chi non fa l’attore tende a dimenticare a reprimere. La recitazione per prima cosa mi ha fatto maturare, mi ha fatto conoscere tante persone, tanti artisti, mi ha fatto conoscere me stesso e mi ha dato la possibilità di avere una visione diversa, più ampia su tutto. La cosa che più mi affascina sicuramente è quella di riuscire ad emozionarmi per poi emozionare il pubblico».
Come ti prepari per interpretare un personaggio?
«Cerco innanzitutto di conoscere il personaggio. Lo studio attentamente per dargli forma, attraverso il modo di camminare, di come si rapporta alle persone, di come vive e di come pensa. Dopodiché cerco le intenzioni, attraverso le quali cerco di capire, in base alle scene che il personaggio vive, come farlo muovere all’interno dello spazio scenico. Quello che mi diverte di più è dargli forma, dargli uno sguardo, il respiro, le pause. Ed è proprio nella costruzione che vado a scoprire chi è davvero il personaggio che devo interpretare».
C’è un personaggio, tra quelli che hai interpretato, che ti ha colpito particolarmente?
«Amo tutti i personaggi che ho interpretato, anche se il più complesso ed articolato è stato Cardiotrap nella serie “Mare Fuori”, poiché è stato il lavoro più importante. Aveva una sua linea narrativa ed ho potuto cimentarmi dalle scene più comiche a quelle più drammatiche, quindi mi ha dato anche la possibilità di divertirmi di più».
“Mare Fuori” è stata una serie che ha riscosso un grande successo. Come hai vissuto questa esperienza?
«Sia artistica, sia umanamente, lavorare in questa serie è stata un’esperienza a tutto tondo, illuminante, gratificante sotto ogni punto di vista, anche perché ho conosciuto molti attori giovani, promettenti e bravissimi e poi ho avuto la fortuna di lavorare con Carmine Elia che a mio parere è un grandissimo regista. Sul set si è creata una bella armonia. Eravamo una grande famiglia. Io ero l’attore più piccolo, quindi sono stato molto coccolato e trattato come un fratellino, e questo è stato molto bello per me. Siamo ancora tutti in buoni rapporti e in contatto».
Ci sarà la seconda stagione?
«La notizia non è stata ancora ufficializzata. Si dice che ci sarà ed io lo spero, soprattutto per vedere l’evoluzione del mio personaggio».
C’è un attore o un ‘attrice con cui ti piacerebbe lavorare?
«Ci sono due attori che mi hanno sempre affascinato ovvero Meryl Streep e Johnny Depp. Quest’ultimo ammiro particolarmente poiché ha saputo dare veramente sfogo alla sua creatività in tutti i film in cui lo abbiamo visto, infatti, uno dei miei registi preferiti a parte Stanley Kubrick è Tim Burtonۚ.
Come attori italiani chi ami?
«Sicuramente Massimo Troisi che appartiene alla storia della comicità italiana, come Totò e Alberto Sordi, poi Sophia Loren, che per me è l’attrice italiana per eccellenza».
Quali sono i generi che ami di più?
«Amo molto i thriller, i film horror, e quelli d’azione e i film dei supereroi».
Nel 2019 ti abbiamo visto nella serie televisiva “Catch 22” di George Clooney. Cosa ricordi di questo lavoro?
«Fui scelto nel 2018 per “Catch 22”. Interpretavo Lorenzo, un ragazzino italiano che lavorava nella base militare americana in Sardegna e che aveva svariate mansioni, dal cucinare a portare gli aerei, pulire, fare il meccanico, l’elettricista. Vestire i panni di Lorenzo, mi ha dato la possibilità di conoscere tanti attori importanti ed internazionali, come George Clooney, ma anche Kyle Chandler, Hugh Laurie. Quest’esperienza mi ha fatto innamorare ancora di più del cinema, soprattutto per il loro modo di lavorare che è un po’ diverso da quello dell’Italia, perché gli attori hanno un approccio diverso alla serie e al copione».
Sono diversi i registi con cui hai lavorato. Cosa significa per te?
«Sicuramente aver lavorato con diversi registi è servito ad arricchirmi sempre di più a livello artistico».
Cosa pupi raccontarci della tua esperienza sul set de “Il commissario Ricciardi”?
«Un’esperienza bellissima essere diretto da Alessandro D’Alatri, poi mi piacciono tanto i film in costume. D’Alatri dà piena libertà agli attori, ti spiega passo per passo il tuo personaggio, lo stato d’animo e il risultato che deve venir fuori da ogni singola interpretazione. assurda. Mi sono trovato bene anche con Lino Guanciale e Antonio Milo, mi hanno trasmesso molto. Ho potuto rubare tanto e spero di averlo fatto al meglio. Il mio personaggio è Andrea Capece, un ragazzo che mostra molto più della sua età, poiché maturo, responsabile e coraggioso, che si fa carico della sua famiglia proteggendola e sostenendola».