Precisi nelle strutture musicali, i Blooming Iris sono attenti ai particolari con una decisa vocazione alla musica internazionale. Suoni e strutture di classe e ben costruite fanno da sfondo a linee vocali molto pulite e mai ridondanti. Una giovane realtà capitolina quella che vi presentiamo oggi all’indomani dell’uscita del loro disco d’esordio dal titolo quanto meno accattivante Amondawa, loro sono i Blooming Iris e noi siamo pronti a consacrarli come stelle insieme a voi
Partiamo con il descrivere a parole il vostro lavoro d’esordio, come ne parleresti a chi non lo ha ancora mai ascoltato?
«Lo descriverei innanzi tutto onesto, nel quale non abbiamo avuto paura di metterci in mostra e di esprimere tutto quello che avevamo in testa. E poi è un lavoro che noi crediamo originale e innovativo per quello che c’è attualmente in Italia, abbiamo cercato di fondere i nostri vecchi ascolti e i nuovi e di creare una dimensione, una realtà che possa essere il più coinvolgente possibile sia per noi che per chi ci ascolta.»
Il suono del vostro disco mi sembra molto vicino a sonorità inglesi e britanniche e poco nostrane, ci sono dei riferimenti musicali che vi appartengono nel panorama musicale italiano?
«Onestamente no, ci sono molti gruppi italiani che ci piacciono, siamo grandi fan del Teatro degli orrori o della carriera solista di Verdini, ma non abbiamo riferimenti che ci hanno ispirato.»
Ascoltando i vostri pezzi le assonanze musicali che mi pare di aver colto è qualcosa a cavallo tra Jeff Buckley e a tratti i Coldplay ti ritrovi in questa mia sensazione?
«Vocalmente non è la prima volta che mi paragonano a Buckley sopratutto quando salgo, per i Coldplay forse nella metrica delle linee vocali, ascoltando l’ultimo disco che hanno fatto ho sentito delle similitudini. In linea di massima comunque sì.»
Ci racconti la storia del nome della band e del disco?
«In entrambi i casi sono frutto di ricerche che ha fatto Daniele nostro chitarrista oltre che amico e compagno di scrittura, circa 2 anni fa stavamo finendo di provare e lui se ne è uscito guardando il national geografic parlavano di questa nebulosa la Blooming iris, noi stavamo cercando un nome e ci è sembrato adatto visto che era un po’ quello che noi volevamo essere, qualcosa in perenne evoluzione e trasformazione; allo stesso modo sempre Daniele un annetto fa Daniele ci ha fatto scoprire questa tribù che viveva senza tempo e questa cosa ci ha colpito molto e ci sembrava anche una nostra sensazione, anche noi quando suoniamo non ci rendiamo conto del tempo che passa.»
Ogni musica ha in qualche modo un target a cui si rivolge, voi a chi parlate con i vostri pezzi, che tipo di persona è colui o colei che può immedesimarsi nella vostra musica e sentirsene parte?
«Credo che la nostra musica colpisca delle persone particolarmente sensibili e che abbiano voglia di mettere alla prova i propri ascolti e le proprie idee. Credo che la nostra musica si rivolga a chi ha voglia di cambiare, persone sensibili nel senso più completo del termine.»
Avete presentato il vostro disco a Roma qual è stata secondo voi la reazione di chi vi ha ascoltato?
«Io ho visto molto coinvolgimento, c’è stata una grande risposta da parte della gente, c’era tanta gente, si è creata una bellissima atmosfera di scambio reciproco fra tutti.»
Prima del disco immagino abbiate avuto un bel po’ di gavetta da fare, che tipo di rapporto avete con chi già vi seguiva prima del disco?
«Beh, abbiamo un bellissimo rapporto, molti sono anche amici di vecchia data e chi ci conosce da prima ha anche apprezzato questo cambiamento e c’è sempre molta curiosità. È un rapporto molto bello perché c’è sempre uno scambio fra le parti.»
Presentazione del disco e poi?quali sono i vostri prossimi passi?
«Adesso arriverà la promozione fuori Roma, che toccherà diverse parti d’Italia e ne siamo molto contenti ed emozionati.»